Gli Indignados tornano in piazza e snobbano i partiti

Gli Indignados tornano in piazza e snobbano i partiti

MADRID – Dopo la decisione un mese fa di sgomberare gli accampamenti delle più grandi città spagnole, “Puerta del Sol” a Madrid, punto nevralgico da cui era partita la lotta degli Indignados, torna protagonista del Movimento per accogliere le persone che da tutta la Spagna, in marcia dal 20 giugno, confluiscono stasera nel punto Zero della capitale per una due giorni di assemblee, oggi e domani. L’obiettivo è tirare le file della lotta e stabilire il calendario dell’autunno.

Non molto lontano da qui, dove dalla fine di giugno è rimasto un presidio d’informazione, nonché un punto di incontro per le assemblee settimanali, i giovani del partito socialista celebrano il consueto incontro dedicato in quest’occasione alla strage di Oslo. Ad aprire i lavori è il candidato alle prossime elezioni, Alfredo Perez Rubalcaba, l’unico fra i politici spagnoli ad aver tentato di strizzare l’occhio al 15-M con la sua promessa elettorale fatta durante il discorso d’investitura di ripulire la politica e allo stesso tempo mettere in atto un’azione di governo per risolvere il più grave problema della Spagna socialista: i 5 milioni di disoccupati

Ma nonostante questo e l’offerta del governo Zapatero al Movimento perché prendesse parte con dei rappresentanti alle sessioni del congresso dei deputati, gli Indignados e la politica spagnola restano molto lontani. Il Movimento ha abbandonato la Piazza ma non ha smesso di lottare: riuniti in assemblee permanenti in tutti i quartieri delle città spagnole, e attraversando il Paese per “svegliare le coscienze”, gli Indignados si dedicano da un mese a questa parte anche a fronteggiare la polizia per evitare gli sfratti, la piaga della bolla immobiliare spagnola, e a proteste e flash mob durante le sessioni d’investitura di sindaci, presidenti regionali e provinciali insediatisi dopo le votazioni di maggio.

Lontani ma quasi mai in aperto scontro, fatta eccezione per i due momenti di tensione nella Piazza Catalunya di Barcellona occupata, in cui la polizia con manganelli e violenza ferì diversi accampati nel tentativo di sgomberare la concentrazione e pulire il suolo pubblico.

L’ordine del governo, anche quando gli Indignados impedirono l’accesso ai consiglieri regionali, che dovettero piombare in elicottero sul palazzo della giunta, è sempre stato quello di non arrivare allo scontro. Anche di fronte alle manifestazioni di stanchezza dei commercianti di “Puerta del Sol” a Madrid che rivendicavano perdite ingenti dovute alla difficoltà di convivere con l’accampamento del 15-M, il governo, così come il sindaco del Partito Popolare di Madrid, Gallardon, non sono mai voluti arrivare allo scontro.

Il messaggio però è stato chiaro: “La crisi non è colpa della democrazia”, aveva dichiarato dopo un mese di proteste il presidente del governo Jose Luis Rodriguez Zapatero durante l’ultimo discorso sullo stato della Nazione al congresso dei deputati, chiarendo una volta e per tutte la sua posizione rispetto al 15-M il cui slogan è appunto: “Democrazia reale, subito”.

Da parte loro gli Indignados continuano a gridare: “Non ci rappresentate”, e anche avendo accordato lo sgombero delle piazze, si sono riorganizzati nei quartieri in assemblee permanenti e in flash mob ottenendo dei risultati. Non soltanto tra tutti i tentativi di sfratti la polizia è riuscita a metterne in atto soltanto uno nell’ultimo mese, ma giovedì ha dato le dimissioni da presidente della comunità Valenciana Francisco Camps, accusato ed imputato per corruzione.

Forse non è tutta farina del loro sacco, ma ciò non toglie che in una Spagna stravolta dalla crisi economica, dai recenti casi di corruzione, e con un partito socialista sempre più allo sbando dopo la sonora sconfitta alle elezioni di maggio, gli Indignados resistono, e dopo un mese di cammino per svegliare le coscienze dell’intero paese, domani stileranno il calendario d’autunno. Stessa cosa per ora non si può dire né del partito al governo, stretto tra un partito “vecchio” e le richieste di rinnovamento della società, né del partito d’opposizione (Partito Popolare) e del suo candidato Mariano Rajoy, che non riesce a proporre altro che le elezioni anticipate.

Intanto gli Indignados stasera alle 21 si riprendono il punto Zero da dove sono partiti e da cui partono simbolicamente tutte le strade di Spagna, per raccontarsi cosa hanno visto lungo il cammino e cosa chiede la Spagna profonda. Domani la grande manifestazione per gridarlo nelle strade della capitale a chi ancora non l’avesse sentito.