Post Silvio“Guerra civile” e “dittatura”: Grillo, ma come parli?

“Guerra civile” e “dittatura”: Grillo, ma come parli?

La maggioranza degli italiani, probabilmente, non sa nemmeno cosa sia la Val di Susa. Nemmeno mai l’avevamo sentita nominare, prima che il progetto della Tav e i suoi oppositori la buttassero sulle prime pagine di tutti i giornali. Prima che i media e i movimenti di questo Paese di campanili e valli, di fazioni e identità, la elevassero a simbolo di qualcosa che va ben più in là dell’interesse (sacrosanto) allo sviluppo infrastrutturale di questo Paese e alle resistenze (comprensibili e legittime, se esercitate in maniera democratica) di chi vedrà il suo territorio attraversato e cambiato da una grande opera.

Ma in Val di Susa, oggi come una settimana fa, c’è stato naturalmente di più. C’è stata la concentrazione simbolica dell’antagonismo per partito preso, che si schiera ovunque ce ne sia l’occasione. Mischiato alla legittima voglia di dire la propria – a decisione ormai presa, avallata e finanziata dalle autorità nazionali e continentali – da parte delle popolazioni locali. C’è stata un po’ di nostalgia mitologica fuori tempo massimo per gli scontri e i movimenti di dieci anni fa: quando a Genova si fece un G8. 

C’è stato tutto questo, e quel che c’è stato non è di meno di quel che è mancato e manca, troppo spesso, nel nostro Paese. Vale a dire un dibattito serio, aperto, competente, pacato, politico ed economico, su cosa sia questa Tav. Sul perchè serva. Su quanto costi e quanto restituirà, a certe condizioni, in prospettiva. È mancato un confronto serio con le posizioni critiche serie (ce ne sono, in ambito accademico) e con quelle favorevoli. Sia detto per inciso: chi qui scrive ritiene che la Tav serva, eccome, e poco importa se oggi e domani è un investimento in perdita, perché non si tratta di ragioneria e contabilità, ma di reti integrate di sviluppo che serviranno nei prossimi decenni.

Una discussione seria naturalmente su questi temi la faremo, e sarebbe stata ben accetta anche prima. In Italia, sulle infrastrutture e non solo, manca invece purtroppo la serietà dei Paesi seri, nei quali si sa da prima cosa pensano i politici delle questioni importanti: e come tenere l’Italia in Europa, dal punto di vista infrastrutturale, è una questione seria. E invece ci si trova in una giornata come quella di oggi, con una quarantina di agenti feriti e molti manifestanti malconci, a inseguirsi e rincorrersi lungo i lanci di agenzie. 

E a menare le danze, incredibilmente, è uno come Beppe Grillo. L’analisi politica con cui ha aperto la giornata merita di essere brevemente riletta: perché rende assai bene l’idea di quanto sfasate siano le categorie che usa e i contesti cui le applica. «Oggi ci possono essere le prove generali della dittatura, ultima ancora di salvezza dei politici per salvare le penne di fronte al cataclisma economico prossimo venturo, o la nascita della democrazia in Italia. I referendum e le elezioni amministrative hanno dimostrato due cose. La prima è che tra società e partiti non esiste più alcun collegamento, i partiti del nucleare e della gestione privata dell’acqua sono stati spazzati via», scriveva Grillo sul suo blog. Dove sia successo che i partiti siano stati spazzati via dalle elezioni amministrative, che hanno dato risultati chiari, che hanno visto indebolirsi alcuni blocchi e rafforzarsene altri, non è dato francamente sapere. Sicuramente ha perso, alle elezioni, il suo movimento, ma di questo Grillo, naturalmente, non fa cenno. Dove fossero le prove di dittatura oggi, pure non è dato capire.

Non pago di un inizio poco brillante, Grillo va avanti. «La seconda è che i media non rappresentano più lo scudo degli inciuci e delle decisioni prese dall’alto. L’informazione in Rete è libera. I partiti, a iniziare dall’osceno duopolio Pdl-Pdmenoelle sono stati superati (fanculati?) dai cittadini, ma fanno finta di nulla. Continuano imperterriti nello scontro frontale. I media sono un ferrovecchio assistito dai finanziamenti pubblici. Non servono più a nulla, ormai sono allineati tra loro e senza alcuna credibilità. Le posizioni del Gruppo l’Espresso e di Mediaset sulla Tav in Val di Susa sono identiche. De Beneduttoni. Al Potere rimane l’ultima difesa: lo Stato di Polizia. La strategia infame di mettere gli italiani gli uni contro gli altri. Carne da macello. Le campane in Val di Susa, delle sue chiese, questa domenica suonano per tutti gli italiani. Ascoltatele, sono anche la vostra voce. È la voce della democrazia».

Noi da queste parti non abbiamo mai mancato di essere critici nei confronti del Pd e della sua nebulosa programmatica. E continueremo ad esserlo. Ma perchè il Pd dovrebbe sentirsi superato dal voto alle recenti amministrative, proprio non lo capiamo. Nonostante tutto  – nonostante se stesso, a voler essere maligni – il Pd quelle elezioni le ha vinte, e il Pdl (e Grillo) le hanno perse.

Questo Grillo di fine impero ci sembra un po’ come alcuni soggetti che sono stati di gran moda, e non si rassegnano alle mode che cambiano. Non si rassegnano al fatto che si sono giocate le loro chances e le loro battaglie, e hanno perduto. E allora ritraggono una realtà che non c’è, in cui si sarebbero trovati a loro agio. Tanto è diversa, quella vera, che molte testimonianze in loco raccontano che Grillo, in Val di Susa, si è preso un bel po’ di fischi. E a fischiarlo non son stati i tutori dello Stato di Polizia di cui vaneggia lui, ma i manifestanti, i cittadini del luogo che erano in marcia. Meglio di tutti sapevano che Grillo lì fa i suoi interessi di politico in difficoltà: interessi assai diversi dai loro. 

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