Tutto come previsto, anzi, forse peggio di 12 mesi fa. L’Eba, la neonata autority di supervisione del sistema bancario europeo, guidata dall’italiano Andrea Enria, ha pubblicato pochi istanti fa i risultati degli stress test. Il risultato è disarmante, oltre che già ampiamente scontato dai mercati: 8 istituti di credito non hanno passato l’esame, di cui 5 spagnoli (CAM, CatalunyaCaixa, Unnim, Caja3 e Banco Pastor), due greci (EFG Eurobank Ergasias S.A. e la Atebank) e uno austriaco (Osterreische Volksbank AG).
Per quanto riguarda le cinque banche italiane finite sotto la lente dell’Eba, cioè UniCredit, Intesa Sanpalo, Ubi Banca, Banco Popolare e Monte dei Paschi (ovvero il 62% del totale attivo del sistema bancario nazionale per Bankitalia) tutti promossi, o quasi. È la banca guidata da Pierfrancesco Saviotti, infatti, ad avvicinarsi di più alla fatidica soglia del coefficiente di capitalizzazione del 5% sotto il quale scatta l’obbligo di ricapitalizzare. In una nota, l’istituto veronese ha sottolineato che: «Per effetto dello shock ipotizzato, nello scenario avverso il Core Tier 1 ratio stimato su base consolidata del Banco Popolare passerebbe dal 5,8% di fine 2010 al 5,7% alla fine del 2012», sebbene a fine marzo 2011 «il Core Tier 1 ratio è salito al 6,5% a seguito dell’aumento di capitale da 2 miliardi, la restituzione dei “Tremonti Bond” emessi per 1,45 miliardi di euro e la cessione di asset minori non strategici».
In base a quanto disposto dall’autority, le banche con un coefficiente di patrimonializzazione Tier 1 inferiore al 5% dovranno adottare un piano di ricapitalizzazioni per un totale di 2,5 miliardi di euro – per la cronaca, la metà dell’aumento di capitale di Intesa Sanpaolo – mentre gli altri istituti vicini a tale soglia, ovvero tra il 5 e il 6%, saranno ugualmente tenuti ad approntare misure di rafforzamento.
Nel corso della conferenza stampa, Andrea Enria ha sottolineato che c’è stata estrema collaborazione da parte degli istituti comunitari alle richieste dell’Eba, tranne da parte di alcune banche tedesche. Il riferimento è alla Helaba, una banca regionale teutonica che si è rifiutata di partecipare agli stress test, affermando la volontà di condurne in proprio. Ora la palla ritorna al regolatore, che dovrà monitorare l’esito dei vari aumenti di capitale da condurre entro il 2012.
Certo è che agli stress test, sul mercato, non ha creduto davvero nessuno. Come dimostra la nettissima presa di posizione di Moody’s. In una nota diffusa a inizio settimana, l’agenzia di rating ha dichiarato di non ritenere validi i test condotti dall’Eba, ma i propri.
In attesa della pubblicazione dei risultati, avvenuta ovviamente a mercati chiusi, i listini europei hanno concluso un’ottava altamente volatile con il segno rosso praticamente senza eccezioni: Piazza Affari ha ceduto l’1,02%, a Madrid l’Ibex (-1,1%) è risultato maglia nera in Europa, sui timori che tra le 21 banche che non avrebbero passato gli stress test vi sarebbero stati alcuni istituti spagnoli. A Parigi il Cac 40 è sceso a -0,42%, mentre a Francoforte il Dax ha superato di misura la parità (+0,11%) e a Londra il Ftse 100 ha concluso la settimana invariato. L’Eurostoxx 50, paniere che raggruppa le 50 società a più alta capitalizzazione in Europa, ha perso lo 0,56 per cento. Alti e bassi, dunque. Per i titoli bancari è stata una settimana di passione, iniziata con le pesantissime vendite in Piazza Affari, che ha trascinato al ribasso tutte le piazze comunitarie, ed è continuata sull’ottovolante. Qualche esempio: Bnp Paribas ha lasciato sul terreno il 15,65%, Rbs l‘8,17%, UniCredit l’1,79 per cento.
L’Italia è in un momento particolare. Poche ore fa la Camera ha dato il via libera alla manovra finanziaria, dopo l’approvazione di ieri in Senato. Una misura che, sebbene al netto delle correzioni sia salita a quasi 80 miliardi di euro dai precedenti 47, non sembra aver placato l’incertezza degli operatori. A dimostrarlo i Cds (Credit default swap), derivati che funzionano come assicurazione contro il rischio di fallimento di un’emittente. Intorno alle 18.30, sugli schermi di Markit, i Cds sui titoli di Stato quinquennali italiani hanno toccato un nuovo record storico a 305 punti base. Significa che occorre pagare 305mila euro l’anno per assicurare bond per 10 milioni di euro. La situazione sui mercati, insomma, rimane tesa. I banchieri italiani, incassata la promozione, possono iniziare un weekend relativamente tranquillo. Almeno fino a lunedì, quando la parola definitiva sulla credibilità degli stress test passerà ai mercati.