Sono passati 150 anni dall’unità d’Italia, ma anche dal primo censimento. Ora che è al via il quindicesimo, si può anche ripensare alla notte fra il 31 dicembre 1861 e il 1 gennaio 1862, il momento in cui vennero – per la prima volta – registrati i cittadini italiani. A parte 1891 e 1941, quello con il censimento è stato un appuntamento decennale (eccetto quello del 1936, a soli cinque anni dal precedente).
I primi quattro censimenti, scrive l’Istat «furono eseguiti con il metodo della rilevazione istantanea delle condizioni di fatto della popolazione» dell’allora Regno d’Italia, ovvero «contando simultaneamente gli individui nel luogo dove ciascuno di essi era presente alla mezzanotte della data di riferimento». Dal 1881 però il criterio è diventato quello della popolazione legale, cioè la popolazione residente e non quella semplicemente presente in un determinato luogo. E già il sedici gennaio 1882, La Gazzetta Piemontese registrava i risultati del censimento della città di Milano diffusi dal quotidiano milanese La Perseveranza: «Case abitate nel 1871 n°6024, nel 1881 n°6644, aumento di 620 case». Scorrendo le cronache di anni più recenti, sempre su La Stampa, si trova la fotografia fedele del paese di nuovo alle prese con le domande del censimento: le pagine della cronaca locale dell’ottobre 1971 raccontavano di «cittadini dubbiosi, preoccupati, incapaci di districarsi fra quesiti e caselle».
Ad ogni modo, sempre dall’Istat, informano che «per quanto riguarda l’organizzazione della rilevazione sul territorio, il censimento del 1861 costituisce il modello di riferimento cui si rifanno tutti i censimenti successivi, con cambiamenti modesti nel tempo». La differenza, oltre agli ovvi miglioramenti nell’organizzazione, è che da quest’anno sarà possibile “restituire” il questionario via internet. In questo modo sarà anche più rapida l’elaborazione dei dati. Fra le nuove domande, le fonti di energia utilizzate, se si hanno pannelli solari o aria condizionata in casa e domande sulla tecnologia: telefoni cellulari e connessione a internet.
Se non ci saranno più i rilevatori a portare a casa e ritirare i questionari, questi dovranno essere restituiti nei centri di raccolta o, in alternativa, compilando tutto sul web. L’Istat ha diffuso anche i costi del censimento: 590 milioni di euro di cui 330 per i contributi agli organi di censimento (Ministero, Comuni), 220 milioni per beni e servizi, 8,6 destinati a «strumenti tecnologici e informatici» e 30,8 milioni per gli stipendi di chi è stato assunto a tempo determinato dall’Istat in vista del censimento.
Per i primi risultati però ci vorrà comunque non meno di un anno: le operazioni finiranno al più tardi ad inizio marzo 2012, e a fine mese saranno resi noti i primi risultati provvisori. Fra questi potrebbero esserci dei dati sui «conviventi in coppia con l’intestatario», cioè per le coppie conviventi dello stesso sesso, cosa che è da tempo al centro delle richieste delle associazioni del movimento glbt. Anche se non completamente quindi, si apre una finestra per registrare per la prima volta le convivenze fra persone dello stesso sesso, con l’Arcigay che rimarca la distinzione «in modo chiaro e netto tra coppie conviventi e coabitazioni». Per i risultati comunque, ci sarà tempo.