“Il pensiero dell’11 settembre non mi ha mai abbandonata”

“Il pensiero dell’11 settembre non mi ha mai abbandonata”

L’aria di estate finita aleggiava nell’aria. Sentivo crescere dentro di me l’ansia del ritorno a scuola, dei compiti delle vacanze da ultimare e di un autunno che bussava alle porte e che stava per portarmi via i lunghi pomeriggi al mare per regalarmene altrettanti di studio. Un diverbio con mia madre per la tavola da sparecchiare e i piatti da lavare e poi ognuno nella sua stanza: lei verso il riposino pomeridiano, io verso un pomeriggio di relax all’insegna di un buon film. Ma non è bastato arrivare al piano di sopra ed accendere il televisore per vedere l’immagine del primo aereo che si schianta contro le Torri Gemelle.

Luci commemorative a Ground Zero
Avevo sedici anni, ma probabilmente già la maturità giusta per capire che il mondo di lì a poco sarebbe cambiato e che quell’edizione straordinaria non sarebbe stata come tutte le altre, bensì sarebbe diventata “l’edizione straordinaria” della mia, della nostra vita, talmente forte e importante che mi smosse dentro il bisogno di condividerla. Non avevo la forza di restare lì inerme di fronte al mio piccolo televisore mentre il mondo si apprestava a cambiare, corsi a svegliare mia madre che nel frattempo si era appisolata dopo una lunga mattinata di lavoro e in quel caldo pomeriggio di settembre ci sedemmo l’una a fianco all’altra, ignare del diverbio avuto, a vedere il mondo cambiare, mentre la violenza di quegli aerei abbatteva due dei simboli del potere mondiale che sotto il loro peso portavano via migliaia di vite.

Sapevo che quell’evento sarebbe rimasto dentro di noi per molto tempo ed ero consapevole del fatto che ci avrebbe cambiati nel profondo, anche se dentro tentava di farsi spazio una piccola speranza, ovvero che alla brutalità di un tale attacco non si rispondesse nel modo più ovvio e scontato, bensì con la ragione che fa dell’uomo un essere pensante ben diverso dagli animali che difficilmente riescono a frenare i propri istinti. Così ovviamente non è stato, si è parlato di guerra giusta, di liberazione del mondo dal terrorismo, quando invece sarebbe stato più corretto parlare di vendetta atta a controbilanciare i conti e probabilmente anche la quantità di morti. Difficile dimenticare quel giorno, ma difficile anche dimenticare tutte le volte che quell’11 settembre è ritornato prepotentemente nella mia vita, soprattutto quando decidi di studiare comunicazione e fai dello studio dei mezzi di informazione di massa il tuo più grande interesse.

Aule universitarie, esami, libri, professori, film, quell’11 settembre non mi ha mai abbandonata e ancora oggi, a distanza di dieci anni, ad un passo dalla laurea specialistica con una Tesi in linguaggio giornalistico, mi accorgo che è inevitabile allontanare quel momento da queste pagine che quasi autonomamente richiedono uno spazio per quel pezzo di Storia che è entrato nelle nostre vite attraverso le immagini, i racconti, e le riprese amatoriali e non, di chi ne ha dato testimonianza. Quel giorno l’informazione contribuì a scrivere la Storia e iniziò a ricoprire un ruolo delicatissimo in questo senso. Difficile dire che il mondo da allora non sia cambiato. Difficile dire che da quell’11 settembre noi non siamo cambiati.

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