“La manovra è un salasso, solo l’Expo ci salverà (forse)”

“La manovra è un salasso, solo l’Expo ci salverà (forse)”

Nel cortile di Palazzo Marino, l’ultima battuta di Bruno Tabacci è questa: «Ho parlato per tabulas», cioè citando gli atti. Il suo intervento è tutto costruito sulla manovra che il governo ha approvato ieri in via definitiva alla Camera. E su che cosa vorrà dire per Milano.

Tabacci, in un consiglio comunale dedicato ad esaminare gli «Effetti della Manovra Finanziaria sul Bilancio dei Comuni», ha delineato cosa significheranno per Milano «le manovre, non la manovra» come ha ripetuto più volte. I saldi sono pesanti: «Il contributo richiesto al comune di Milano è di 1,3 miliardi di euro, nel triennio 2011-2014, a fronte di un totale di 25 miliardi di euro» di tagli agli enti locali. I tagli a Milano varranno pari al 5,39% dell’ultima manovra. Limitandosi a quest’utlima, ci saranno 4,2 miliardi in meno per gli enti locali. La cifra potrà salire fino a 6 miliardi, a seconda di quanti soldi frutterà la Robin Tax, la tassa che aumenta la tassazione sulle società operanti nel settore energetico. «C’è grande preoccupazione su quanto in realtà arriverà», ha sottolineato l’assessore al Bilancio del comune di Milano. Per far tornare i conti del bilancio saranno necessarie «minori spese e maggiori entrate», nell’ordine in cui le ha messe Bruno Tabacci.

Rispetto alle maggiori entrate necessarie per far quadrare i conti, degli introiti, incerti, verranno dai soldi recuperati dalla lotta all’evasione, che rimarranno al 100% alle amministrazioni locali. «Questo è un fatto su cui dovremo attrezzarci, e spero che sia un elemento unificante», ha detto Tabacci, «sarà necessario un uso intelligente delle banche dati che sono in grado di svelare con precisione dove la ricchezza si manifesta». Senza intenti punitivi, «ma di equità»: non si tratta, secondo Tabacci «di far dispiacere i ricchi, come qualcuno ha detto sbagliando». La ricchezza, ha ribadito l’assessore «non può esserci solo quando fa comodo». Dell’addizionale Irpef, strumento che viene lasciato dalla manovra all’arbitrio del comuni «è una delle cose più odiose perché palesemente ingiusta» ha detto Tabacci, «perché è lineare e non progressiva».

Finita la parte relativa ai maggiori introiti, si è passati a quella della riduzione delle spese. Il metodo sarà quello della “spending review”, cioè dell’esame di tutte le voci di spesa e di taglio delle inefficienze e sprechi. «Serve un’operazione complessiva da 450 milioni di euro per il solo bilancio 2012. «Anche ammesso che riuscissimo a far quadrare le cose con Serravalle e Sea» riferendosi alla vendita delle quote della prima (la cui prima asta è andata deserta) e alla quotazione in Borsa della seconda «l’anno prossimo non ci saranno più i 170 milioni di euro di Serravalle e i 160 di Sea, a cui si aggiungono i 100 milioni di taglio ai trasferimenti per effetto delle manovre». Al di là del bilancio 2012, la spending review immaginata da Tabacci non sarà costituita dal solo esame di quanto e come si spende, ma significherà «ricostruire da zero i capitoli del bilancio». Tutto a partire da domani, quando in Giunta si varerà questo provvedimento.

Contenere le spese avrà un duplice scopo. La manovra infatti distingue fra comuni virtuosi e amministrazioni che non lo sono, dando a chi ha i bilanci in ordine la possibilità di avere più risorse. Milano, che non rientra fra i comuni virtuosi, è alle prese con Expo e per questo è stata chiesta «una deroga» al ministero delle Finanze. Per Tabacci, «ci deve essere un provvedimento del governo per inserire Milano nell’elenco dei Comuni che devono affrontare eventi eccezionali. Ci hanno detto che si può fare, ma con un piano di rientro, in conto capitale e corrente, incontrovertibile. Un piano di risanamento serio è la precondizione per accedere a questa possibilità». Da qui la necessità di fare una “spending review”, strada già in parte delineata con i tagli ai costi della macchina comunale che la giunta di Giuliano Pisapia aveva deciso dopo il suo insediamento.

Proprio il sindaco, a fianco del quale era seduto il vicepresidente dell’Anci (l’Associazione dei comuni italiani) e sindaco di Padova Zanonato, ha ascoltato tutto l’intervento del suo assessore al Bilancio. Pisapia oggi ha scritto una lettera ai cittadini milanesi, distribuita all’Anagrafe di Via Larga, per spiegare perché il Comune abbia tenuto aperto gli uffici, nonostante lo sciopero indetto dall’Anci. «Non vogliamo peggiorare la qualità della vostra vita ma cercare di migliorare i servizi e le prestazioni in tutti i settori e di difendere i vostri diritti», ha scritto il sindaco di Milano. Domani parte la “spending review” e si vedrà quanto e come si riuscirà a risparmiare, e se, con questa carta, Milano potrà giocare la carta dell’Expo per il suo rilancio. Intanto, per Tabacci, saranno «27-28 milioni di euro» i costi della partecipazione in Arexpo del Comune di Milano. Arexpo è la società creata ad hoc per l’acquisto dei terreni dove sorgerà il sito di Expo 2015. Quale che sarà il futuro, «i tagli ai trasferimenti spostano la responsabilità di mettere le mani nelle tasche dei cittadini dal governo agli enti locali».

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