Nucleare, incidente in Francia ma le centrali aumenteranno

Nucleare, incidente in Francia ma le centrali aumenteranno

L’incidente nell’impianto per il trattamento delle scorie di Marcoule, nel sud della Francia, è terminato. L’esplosione ha causato un morto e quattro feriti, di cui uno grave. Il portavoce del ministero dell’Energia ha confermato che l’esplosione, avvenuta in una fornace per il riciclo di scorie scarsamente radioattive, «non ha causato fughe radioattive». Dopo l’allarme iniziale con la notizia rimbalzata in tutta Europa si scopre che non è un incidente nucleare, ma un incidente di tipo convenzionale, perchè nel grande sito nucleare di Marcoule, sottolineano gli esperti, non c’è nessun reattore nucleare attivo e quelli costruiti fra il 1955 e il 1960 sono dismessi da tempo.

Centrali chiuse da tempo e notizia quindi declassata. Anche se la futura politica energetica dell’Europa avrà un quadro più certo dopo gli stress test ai 143 impianti del vecchio continente e la relazione finale della Commissione Ue il prossimo 9 dicembre. Perché secondo l’Aiea, l’agenzia atomica delle Nazioni Unite, l’utilizzo dell’energia nucleare crescerà ancora «significativamente» a livello mondiale nei prossimi due decenni, nonostante lo shock causato dall’incidente di Fukushima. E il numero di reattori attivi a livello globale salirà entro il 2030 di una cifra compresa tra le 90 e le 350 unità.

C’è però da chiedersi, strettamente legato al nucleare, come vengono trattate le scorie come rifiuto finora prodotte e accantonate da tutti i Paesi. «Il tema è di particolare attenzione – spiega Giuseppe Sgorbati, fisico nucleare dell’Agenzia lombarda per la protezione dell’ambiente (Arpa) – e l’ultima direttiva Ue (di luglio 2011) prevede che i paesi istituiscano un quadro comunitario per la gestione responsabile e sicura di rifiuti radioattivi e del combustibile nucleare esaurito obbligando le nazioni ad adottare un programma nazionale per i rifiuti radioattvi con azioni concrete entro il luglio 2013».

Perchè in Italia il referendum sul nucleare dello scorso giugno non ha cancellato il problema delle scorie che ora vengono mandate, su treni ad hoc, oltre confine. Ad esempio il combustile della centrale dismessa di Caorso (Piacenza) viene da tempo ritrattato e mandato in Francia o Gran Bretagna. E una volta concluso il ciclo, quando l’Italia dovrà riprenderselo, cosa farà?

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