Domani sarà il grande giorno. La fama di scienziati retrogradi che caratterizza l’Unione Europea da sempre (in confronto ai colossi americani e russi) è pronta o a scomparire o ad attaccarsi, come etichetta indelebile, a quest’istituzione che raggruppa i principali Paesi del Vecchio Continente. E’ previsto per questa data il lancio dei primi due satelliti Galileo Iov (In Orbit Validation) che formeranno le basi del sistema che da qui al 2019 comporrà il regime completo di 30 satelliti destinato a migliorare le performance di navigazione rispetto a quelle del Gps americano. L’evento è di importanza epocale, potrebbe infatti sancire l’ingresso dell’Ue nella Storia. Galileo rappresenta il primo sistema di navigazione interamente civile, non soggetto dunque alle forze militari come di fatto è il Gps e garantirà – una volta a regime – l’indipendenza dell’Europa nella navigazione satellitare, settore che si preannuncia in crescita sia sul fronte economico che su quello occupazionale.
Ma l’incubo del fallimento è in agguato: il razzo che porterà in orbita i satelliti è della stessa tipologia (Soyuz) di quello incaricato di portare viveri e parti di ricambio alla Stazione Spaziale Internazionale lo scorso agosto e scoppiato dopo appena 320 secondi di volo. Ad aumentare lo stress anche l’utilizzo di una nuova base di lancio, quella di di Kourou, in Guyana Francese.
Ma quella del flop è un’ipotesi che tra i corridoi dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) nessuno vuole prendere in considerazione. Anche perché in ballo ruotano, secondo una prima stima, quasi tre miliardi e mezzo di euro: a tanto ammonta l’investimento per questo progetto che vedrà in meno di una decade lanciare 27 satelliti operativi e tre di riserva orbitanti su tre piani inclinati di 56 gradi sull’equatore a una quota di 23.222 chilometri.
Ma a cosa servono nella pratica questi soldi? Popolarmente il Gps viene concepito solo per fini personali, ovvero per spostarsi con semplicità da un punto all’altro, tuttavia l’utilità della navigazione satellitare è ben più profonda. Oltre a un servizio accessibile a tutti gli utenti e più preciso, Galileo garantirà maggiori prestazioni in diversi settori, dall’aviazione civile al soccorso alpino, dal traffico marittimo all’agricoltura. Per esempio i satelliti di Galileo saranno in grado di ricevere segnali di emergenza emessi da navi, aerei e individui e li indirizzeranno ai centri di soccorso nazionali, consentendo loro di avere una più precisa localizzazione degli incidenti e garantendo così un soccorso in tempo reale.
Ai vantaggi sociali si aggiungono poi quelli economici, secondo quanto annunciato dal vicepresidente dell’esecutivo europeo Antonio Tajani lo scorso maggio: l’incremento dell’economia europea stimata dal progetto di Galileo è di 60 miliardi di euro in 20 anni, sia in termini di ricavi aggiuntivi per l’industria che di utilità pubblica e sociale. E a regime consentirà risparmi per circa 90 miliardi di euro.
Nel progetto l’Italia ha avuto un ruolo attivo: le sedi di Roma e Milano di Thales Alenia Space hanno contribuito alla sua realizzazione, sotto la supervisione dell’Esa e in particolare della sua sede olandese, Estec. Il lancio avverrà alle 12,30 ora italiana: se tutto andrà come deve andare nel corso del 2012 ci sarà un secondo lancio per un totale di quattro satelliti in orbita, il numero minimo per verificare le funzionalità di Galileo e per far sì che la fantascienza diventi finalmente scienza.