«Non è un’iniziativa dei giovani del Pd, ma è un’iniziativa che si rivolge a tutto il partito democratico. La prima cosa da dire è che la piazza di Bologna è una piazza vicina, non soltanto ai movimenti e alla società civile, ma che cerca di costruire una relazione politica con loro». A parlare con Linkiesta è Giuseppe Civati, ex rottamatore e consigliere della Regione Lombardia, che insieme a Debora Serrachiani il 22 e il 23 ottobre presenterà «Il nostro tempo», un’iniziativa che sarà «una cosa diversa di quella dei TQ che c’è stata ieri all’Aquila», e del «Big Bang renziano» che si terrà a fine mese alla Leopolda.
I quarantenni del Pd marciano davvero divisi. In tre weekend tre iniziative differenti, non crede faccia male al Pd?
Intanto la nostra non è un’iniziativa dei giovani del Pd, ma è un’iniziativa che si rivolge a tutto il partito democratico, al centrosinistra, ma anche fuori dalla politica istituzionale, perché noi non abbiamo un’idea della politica ridotta ai partiti e alle burocrazia. Mi pare molto diversa dall’iniziativa che c’è stata ieri all’Aquila, anche dal punto di vista tecnico.
Diciamo che l’iniziativa dei TQ (Trenta-Quarantenni) che si è tenuta l’altroieri a l’Aquila, è la più partitica delle tre.
Beh, direi. Sono cose molto diverse tra di loro. Poi, è ovvio che in questa fase politica tutti cercano di presentare la loro idea, la loro opzione sia per la conduzione del Pd, sia per la vita del Paese. Per cui non deve sorprendere se c’è un tentativo di rappresentare queste cose. Non mi pare sia un male, sono molto peggio le riunioni segrete e le correnti.
Da questa vostra due giorni uscirà fuori anche una piattaforma economica? D’altronde nel Pd si è aperto un dibattito sulla famosa lettera della Bce a firma Trichet-Draghi.
Ma no, noi non ci spacchiamo sulla lettera della Bce. Rispondiamo con una serie di proposte politiche sia alla Bce che ai cittadini italiani.
Ci saranno interventi autorevoli da parte di economisti?
Sì, ci saranno anche interventi autorevoli, interventi di politici. Ci sarà il lavoro di un anno e più, iniziato la primavera del 2010 che è proseguito alla Leopolda ed è andato avanti per tutta la stagione politica precedente. Per cui è una tappa di un percorso molto denso in cui ci sono tante proposte, tante idee, tanta voglia di condivederle e di farle diventare delle campagne di opinione di iniziativa politica.
Come mai proprio adesso che Renzi sta passando dalla mera comunicazione alle idee vi siete divisi?
Bisognerebbe chiederlo a Renzi perché fa le cose da solo.
Ma come, non vi ha interpellato?
Questo è su tutti i giornali: lui ha dichiarato che fa la Leopolda II, ma non c’è polemica. D’altronde tempo fa ha fatto una scelta diversa sia nella scelta degli argomenti che nell’uso della parola pubblica, nelle modalità che abbiamo visto quando è intervenuto su alcuni temi di grande delicatezza. Oggi ha spiegato che risponde alla sinistra radicale spiazzandola. Non so, mi sembra che faccia un lavoro un po’ diverso dal nostro.
Voi guardate più al modello Vasto (Vendola + Bersani + Di Pietro) o alla famosa convergenza fra moderati e progressisti sulla quale continua a battere Massimo D’Alemai?
Mah. Secondo noi c’è una terza via. Ovvero fare un centrosinistra un po’ più moderno sia del modello Vasto che del modello 1996. Tra l’altro l’Udc sarebbe stata un po’ di destra, nel 1996. Per cui il modello è Bologna e cercheremo di spiegarlo durante la due giorni.
Perché avete scelto Bologna?
Perché Bologna è una città simbolo del centrosinistra. A Bologna è nato l’Ulivo quindici anni fa. E perché è il posto dei cambiamenti della storia della sinistra italiana. Infine, perché Bologna è una piazza molto bella per cui tanti si sono ritrovati nel corso degli anni. E noi saremo proprio in Piazza Maggiore.
In sostanza il vostro è più un approccio di “sinistra” rispetto alle altre due iniziative.
Rispetto a Renzi non è molto difficile (ride). Il nostro non è un approccio più di sinistra. Stefano Fassina, attuale responsabile economico del Pd, dice delle cose molto radicali. Noi facciamo una riflessione seria su quello che deve fare il centrosinistra al governo, un centrosinistra che abbia dei protagonisti che non siano solo quelli di Vasto. Non solo perché siamo più giovani ma perché ci sono tanti soggetti che si sono manifestati in questi mesi che non si possono ridurre ad una somma di partiti.
Ad esempio, uno dei soggetti ai quali fate riferimento è quello degli indignados?
Beh, ci saranno tanti voci che sono state a Roma sabato. La manifestazione di Bologna è anche un modo per far parlare quelli che non hanno potuto parlare sabato.
Come sarà strutturata la due giorni?
Cerchiamo di non dare nessuna informazioni dettagliata sul programma per lasciare un po’ di suspence. Comunque apriremo la giornata Debora Seracchiani ed io. Gli interventi saranno in coppia. Per dare l’idea del dialogare ci saranno soggetti diversi, parleranno, staranno insieme sul palco, interloquendo e rivolgendosi l’uno con l’altro.
Alcune curiosità?
Ci sarà una festa in piazza con Max Casacci (uno dei Subosonica n.d.r.) che metterà musica: un bel messaggio per dire che la politica deve tornare a coinvolgere le persone con fini e modalità meno pallose di quelle a cui siamo abituati. Sarà una manifestazione a tutto tondo in cui ci saranno personaggi della politica, della cultura.
Ad esempio, alcuni nomi possiamo saperli in anticipo, o sono tutti top secret?
No, è top secret. Le posso dire che ci saranno alcuni sindaci del sud, come il sindaco di Bari, Michele Emiliano, e quello di Napoli, Luigi De Magistris, per dire che non ci riduciamo al solo Pd. Poi ci saranno Rosy Bindi e Dario Franceschini, due testimoni dell’attuale gruppo dirigente. Ci sarà Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma. Poi Enrico Rossi, governatore della Toscana, e un sacco di nomi meno noti che speriamo lo diventino a Bologna.
Da questa due giorni uscirà il vostro leader?
Noi non abbiamo nessun leader in questo momento da tirar fuori. Ci manca soltanto di aggiungerci all’elenco di quelli che già straparlano di elezioni e di candidature. Noi chiediamo innanzitutto che si scelgano i parlamentari in modo democratico, per cui di leader ne abbiamo un migliaio da presentare.
Quindi siete per la reintroduzione del Mattarellum?
Noi abbiamo fatto la campagna referendaria e abbiamo raccolto 50 mila firme. Se si torna al Mattarellum noi siamo per le primarie e per la scelta del candidato di collegio.
Giuseppe Civati, detto Pippo, di anni 36, brianzolo, consigliere regionale della Lombardia e ideatore della Leopolda I con Matteo Renzi, recentemente ha detto del suo ex compagno di avventure: «Il suo difetto principale è che non riesce a fare squadra, anche se ha stoffa del leader».