Renzi: «Basta con il Pd dei burocrati, ora nuove facce»

Renzi: «Basta con il Pd dei burocrati, ora nuove facce»

Firenze. «Se concludessimo questa tre giorni candidando qualcuno commetteremmo un errore tragico». Alla fine è andata come molti si aspettavano. Matteo Renzi chiude l’incontro del «Big Bang» senza annunciare la sua candidatura alle primarie. Onore al merito. Il sindaco rottamatore è stato coerente. Lo diceva dall’inizio, dalla conferenza stampa di presentazione dell’appuntamento. «Alle primarie si candiderà uno di noi. Noi io». «Qui si candidano le idee» ripeteva ieri ai giornalisti che lo inseguivano nelle sale della Leopolda sperando di strappare un annuncio. Oggi ha proseguito sulla stessa linea. «Se qualcuno di quelli che stanno fuori di qui pensava che la Leopolda fosse l’elenco di ambizioni di qualche giovanotto in cerca di poltrone questi tre giorni sono stati una risposta». Qui nessuno «scalcia o sgomita» insomma. Anche perché noi «stiamo bene dove stiamo», conferma il sindaco.

Alla Leopolda c’è attesa per il discorso di chiusura di Matteo Renzi. Alle 10 di mattina la platea è piena. Poco dopo gli organizzatori sono costretti a chiudere la sala principale. «Merito della domencia e del fuso orario» ironizza un componente dello staff. In realtà non è così. Il Big Bang ha colpito nel segno. Complice il battibecco tra Renzi e Bersani la kermesse fiorentina si è conquistata uno spazio importante su giornali e tv. Appassiona, o quantomeno incuriosisce. Ieri alla stessa ora la grande sala che ospita il dibattito non era piena neppure a metà. Ma oggi parla Renzi. «Diciamolo pure – racconta qualcuno in platea – va bene i tantissimi interventi, ma chi viene qui lo fa per vedere il sindaco. Il Big Bang è Renzi».

Il sindaco di Firenze non scende in campo. Per ora. Questo non vuol dire che non lo farà tra poco. Dentro o fuori il Partito democratico. Da solo o in tandem con Sergio Chiamparino, eletto all’unanimità padre nobile del Big Bang. Alla fine del suo atteso intervento Renzi lascia aperto uno spiraglio. «L’era della rottamazione è passata, dobbiamo essere capaci di proporre una speranza. Non so se alla fine ci candideremo anche a qualcosa». Perché quindi l’incontro della Leopolda? Per raccogliere suggerimenti e idee. L’obiettivo è quello di «invadere la sfera della politica» con contenuti e proposte. «Candidare qualcosa, non qualcuno». E il pubblico renziano sembra gradire. «Sono contenta che il sindaco abbia deciso di nn scendere in campo alle primarie – racconta una ragazza venuta apposta da Roma – io apprezzo le sue idee, e questo è il modo giusto di portarle avanti. Ma nessun personalismo. Per quanto mi riguarda questo evento poteva essere organizzato anche da Civati». Persino da Bersani? «Certo, da chiunque».

Oltre 100 interventi in tre giorni. Di rappresentanti del mondo della politica, dell’economia, dell’associazionismo, della società civile. «Siamo venuti alla Leopolda per ascoltare – continua Renzi – Per permettere agli altri di raccontarsi. E un partito che si definisce democratico dovrebbe ascoltare di più». Ieri durante un passaggio in sala stampa il sindaco rottamatore si era quasi infastidito. «Qui nessuno cerca di spaccare il Partito democratico. Sul palco si parla di tutto, ma non del Pd». Oggi non è così. Alla Leopolda il partito torna al centro del dibattito. Ed è proprio lui, il protagonista dell’evento, a tirare fuori l’argomento. In più passaggi punzecchia il segretario democrat. «Di fronte al fallimento del governo Berlusconi, la mia paura è che il centrosinistra non sappia rispondere» spiega Renzi. E ancora: «È evidente che c’è un problema di rapporto con le vecchie liturgie dei partiti, lo dico con rispetto per Bersani. È finita l’epoca dei dirigenti del partito che danno la linea agli eletti. Andava bene nel ‘900, ora no. Aver scelto le primarie vuol dire questo: che sono gli elettori ad avere peso e a concorrere alla linea del partito». Poi l’affondo: «Io non ci sto a prendere la linea da uno che non prende nemmeno i voti del condominio». Una critica nemmeno troppo velata al Pd «dei burocrati»: «Basta con un paese in cui cambiano i partiti ma le facce restano le stesse».

Ma la tre giorni di Firenze è anche, soprattuto, progetti. Renzi ragiona sul partito democratico che sogna. Giustizia sociale («ma non egualitarismo»), ambiente, innovazione. Un partito fuori dalla Rai, da Finmeccanica e dalle municipalizzate. Un partito tutt’altro che immobile. «Perché «riformare le pensioni è un concetto di centrosinistra». E «se l’età si allunga non è un massacro sociale chiedere di lavorare uno o due anni di più». Ancora la scuola, dove il concetto di merito deve rimanere centrale. E le università «che devono entrare in competizione».

Quale il futuro del «Big Bang»? Presto nascerà un’associazione, un think tank. E c’è da scommettere che tanti protagonisti della Leopolda saranno chiamati a contribuire alla piattaforma. Ma l’obiettivo primario per i prossimi tre mesi resta quello del Wiki-Pd. Il programma delle 100 proposte raccolte a Firenze che da questa sera sarà online. Quasi un programma di governo. 

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