Vent’anni di riforme delle pensioni (su cui Berlusconi è già caduto)

Vent’anni di riforme delle pensioni (su cui Berlusconi è già caduto)

Di pensione si può anche morire. O meglio, cadere. Il tema delle riforme del sistema previdenziale è sempre stato un nodo delicatissimo, soprattutto negli ultimi 20 anni. Per l’esecutivo di governo, soprattutto nella Seconda Repubblica, quando il tema è divenuto necessario e improcrastinabile. Ritoccare, o cambiare del tutto il sistema significa scatenare reazioni fortissime da parte delle forze avversarie, o anche solo alleate.

Lo sa bene Romano Prodi, costretto a estenuanti trattative con Rifondazione Comunista nel 1997 (promettendo in cambio di un accordo sulle pensioni, una legge sulle 35 ore), che minacciava la sfiducia e l’abbandono del governo. Per poi abbandonarlo, in un groviglio di interessi e complotti, l’anno dopo, di fronte a una finanziaria che piaceva poco.

Ancor meglio di Prodi lo sa Silvio Berlusconi: lui nel 1994 vide cadere, dopo soli sette mesi, il suo primo governo. A causa della strenua opposizione della Lega Nord, proprio sul tema delle pensioni: le proposte di tagli e di riforma del governo avevano anche mobilitato le piazze, con scioperi generali e manifestazioni oceaniche.

Ora, nel crepuscolo di questo governo, il fantasma della crisi spunta, ancora, quando si parla di pensioni. Anche stavolta, 17 anni dopo, il braccio di ferro è tra Berlusconi e la Lega Nord. Mentre i presagi si fanno foschi, vi proponiamo le riforme che, invece, sono andate in porto, modificando modificato il nostro sistema previdenziale. 

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