Addio Silvio e Mediaset annuncia utili in calo

Addio Silvio e Mediaset annuncia utili in calo

Sebbene si parli di finanza, è impossibile guardare i risultati di Mediaset al 30 settembre 2011 soltanto attraverso la lente d’ingrandimento dei mercati. Nella seduta odierna, in controtendenza rispetto al resto del listino, il titolo del Biscione ha aperto (-2%) e chiuso in negativo (-2,94%) dopo aver perso quasi il 4% a pochi istanti dal termine delle contrattazioni, allargando il rosso dopo il voto sul rendiconto dello Stato, quando la coalizione guidata da Berlusconi, nell’approvazione del voto sul rendiconto generale dello Stato, ha perso la maggioranza dei seggi. Come se non bastasse, stamani i Carabinieri hanno arrestato tre tecnici per spaccio di droga negli studi di Segrate e Cologno Monzese, una vicenda per la quale la società è parte lesa.

Generalmente, i tre mesi estivi non sono molto remunerativi in termini pubblicitari per i broadcaster. A parte le strenne del trimestre giugno-settembre, l’utile netto della società guidata da Piersilvio Berlusconi è sceso a 166,6 milioni di euro, rispetto ai 192,6 milioni di settembre 2010 (sui quali hanno pesato i 75,4 milioni di euro di svalutazioni su Endemol). Stabili i ricavi a 3,04 miliardi di euro, mentre il risultato ante imposte è sceso a 368,2 milioni di euro rispetto ai 534,7 milioni del settembre 2010. Si allargano i debiti, da 1,59 miliardi al 31 dicembre 2010 agli attuali 1,8, mentre la cassa si è contratta da 589,7 a 243,3 milioni. Il patrimonio netto, invece, passa da 3,43 miliardi al 31 dicembre scorso agli attuali 3,17 miliardi di euro. Le cifre hanno battuto il consensus degli analisti contattati da Reuters, concordi su un fatturato a quota 3 miliardi, utile ante imposte a quota 363 milioni di euro, e utile netto pari a 166 milioni di euro. 

In termini di aree geografiche, la Spagna e l’Italia vanno a due velocità: a Madrid i ricavi della controllata Mediaset Espana, che include Telecinco e Quatro, salgono a 731,6 milioni rispetto ai 622,4 milioni del settembre 2010, mentre i ricavi pubblicitari si assestano a 706,7 milioni di euro rispetto ai 572,9 milioni dello stesso periodo dell’anno scorso. Al contrario, in Italia i ricavi si contraggono a 2,309 miliardi (2,4 miliardi nel settembre 2010): meno pubblicità – la raccolta di Publitalia raggiunge i 1,8 miliardi (1,932 nel III trim. 2010) – e più pay tv, grazie alla pletora di offerte studiate per sottrarre pubblico pagante a Sky. Mediaset Premium guadagna il 16,5% anno su anno a 449,2 milioni di euro (385,5 milioni nel III trim. 2010). 

L’ipoteca per il futuro della società, date le ormai imminenti dimissioni di Berlusconi da presidente del Consiglio, posizione che da sola per le banche d’affari valeva un giudizio “buy” (comprare) sul titolo, potrebbe essere Elettronica Industriale Towers. L’operazione di fusione per incorporazione di Dmt, approvata a metà ottobre, è stata chiusa con una valutazione della società di gestione delle frequenze pari a 317 milioni di euro (175 di capitalizzazione), 14 volte il margine operativo lordo. Possedere un asset industriale e cederne le frequenze in pancia è infatti una delle possibilità per generare ricavi e fronteggiare la frammentazione dell’audience che ha portato il digitale terrestre.
In termini commerciali, infatti, per combattere il cosiddetto “Churn rate”, cioè il tasso di perdita dei clienti, la politica di allargamento delle offerte commerciali al ribasso ha avuto l’effetto collaterale di abbassarne l’Arpu, ovvero la redditività. Un problema comune tanto al Biscione quanto a Sky: i 5 milioni di clienti, grazie alla possibilità di riconfigurare l’offerta pay, rendono meno. 

Rimane poi la questione Endemol, società indebitata per 600 milioni di euro che potrebbe essere oggetto di un’offerta da 1 miliardo dalla Time Warner, il colosso americano della distribuzione cinematografica che ha già un contratto in esclusiva con Mediaset per l’Italia, così come Universal. Probabile quindi, secondo alcuni osservatori, che Piersilvio Berlusconi decida di accordarsi con Time Warner per la cessione di Endemol in cambio del diritto di prelazione sui format. 

Lasciare l’ideazione di nuovi programmi all’outsourcing e concentrarsi maggiormente sull’anomalia italiana di un “mercato” delle frequenze, che generalmente sono date in concessione dallo Stato ai privati, potrebbe riconfigurare l’aspetto di Mediaset una volta che il pater familias non potrà più contare su leggi ad personam – dalla Gasparri all’aumento Iva per Sky, al lungo contenzioso tra Rete4 ed Europa7 – per rimanere in una posizione prominente nel complicato settore della comunicazione italiana.  

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