Quando sabato mattina Rita Borsellino scioglieva le riserve – «Ho dato la mia piena disponibilità a un progetto che mette al centro le palermitane e i palermitani» – Pierluigi Bersani si trovava a Napoli alla convention dei giovani dem del Sud, e il Big Bang di Matteo Renzi entrava nel clou della tre giorni. Quel giorno il segretario fece un sospiro di sollievo perché “Rita” aveva accettato la “sua” proposta di scendere in campo per le amministrative di Palermo.
Era tutto risolto, al Nazareno si facevano i salti di gioia. Il primo a congratularsi con la Borsellino è stato il capogruppo del Pd al Parlamento europeo, David Sassoli: «È una notizia splendida, per la Sicilia e per l’Italia, in un paese pieno di megalomani, il suo spirito di servizio è un esempio di quella buona politica che serve per cambiare l’Italia». La capogruppo al senato dem Anna Finocchiaro definiva «la candidatura di Rita la migliore candidatura possibile per Palermo». Tutti felici, l’operazione firmata dal segretario Bersani di proporre la Borsellino come candidata di Palermo era riuscita, non restava che fissare le primarie.
Già le primarie, quelle che “sono nel Dna del Pd”, direbbero al Nazareno. Perché è vero che “Rita” sarebbe la candidata ufficiale del Pd, ma ci sarebbero anche il renziano Davide Faraone, «uno tosto, uno di quelli che è contro l’alleanza con Raffaele Lombardo», avrebbe detto Matteo Renzi prima di presentarlo alla Leopolda. E il dem Ninni Terminelli, che ha ufficializzato la candidatura il giorno stesso di “Rita”. Tutto qui? Macché. In primis c’è il nodo Leoluca Orlando da sciogliere: si candiderà o non si candiderà? “Leoluca” per fare il passo indietro voleva delle certezze, voleva che “Rita” dicesse a chiare lettere: «Mai e poi mai con il Terzo polo e con Raffaele Lombardo».
E la Borsellino non ha perso tempo: «Per essere chiari vincerò al primo turno e comunque non farò alleanze con il Terzo polo ma parlerò a tutti gli elettori ed elettrici palermitane, a cui di certo non chiederò la tessera del partito. Il mio è un patto con gli elettori. La mia storia è sempre stata libera da etichettature, all’interno di un progetto politico che mira all’unità del centrosinistra». Parole chiare che rintuzzano le lamentele di Orlando, d’altronde «la sintonia tra me e Leoluca c’è sempre stata e continuerà ad esserci», precisa la Borsellino. Ma destabilizzano la maggioranza del gruppo dem all’Ars, per l’esattezza 20 deputati su 26, guidati da Antonello Cracolici. Il quale è il regista insieme al senatore Beppe Lumia dell’operazione Lombardo-quater, quella che vede in Sicilia un governo “tecnico” sostenuto dal Terzo polo e dal Pd. Ergo, le parole della Borsellino, “mai e poi mai con il Terzo polo e con Lombardo”, fanno sobbalzare dalla sedia Cracolici perché così rischierebbe di saltare l’accordo alla Regione: «Se la Borsellino ha questa posizione, la sua non è la posizione del Pd. Oppure è cambiato qualcosa? Io sosterrò solo candidati delle alleanze larghe. C’è la corsa a chi si definisce più estraneo al sistema politico, io rivendico di fare il politico», tuona Cracolici.
Sulla stessa lunghezza d’onda il comunicato diffuso l’altro ieri in serata dall’Mpa di Raffale Lombardo: «Quella della Borsellino è una scelta unilaterale, lavoriamo per promuovere la convergenza di moderati, riformisti, autonomisti, di gruppi e movimenti della società civile che, in piena discontinuità con l’attuale governo della città, collaborino, al di là di pregiudizi e veti». Gli fa eco l’udiccino Giampiero D’Alia: «Una cosa è certa: il Pd ha fatto una scelta che non va nella direzione dell’accordo con il Terzo polo. E quella scelta è stata avallata dal segretario nazionale. Ciò non potrà avere ripercussioni sulle intese per le amministrative in tutti i comuni interessati dal voto».
E se il capogruppo dem Antonello Cracolici ieri ha riunito i suoi per cercare un altro nome, un candidato delle “alleanze larghe” che potrebbe sfidare Borsellino, Orlando se c’è, il renziano Faraone, Terminelli, e il dipietrista Ferrandelli, e così ricucire la frattura con il terzopolo; Beppe Lumia, intercettato telefonicamente da Linkiesta, crede ancora nell’accordo con la Borsellino: «Sono convinto che con la Borsellino dobbiamo aprire un confronto serio: la città di Palermo ha bisogno di un’innovazione così profonda e radicale che è necessario accompagnare la sua candidatura da un’ampia realtà sociale e politica. Una realtà composta dalle forze della società civile, dai partiti del centrosinistra e da quelli del Terzo polo, che sono schierati all’opposizione del governo Berlusconi. Innovazioni profonde e alleanze devono andare insieme, mancando l’una o l’altra si rischia di ridare la città nelle mani del centrodestra e far pagare a Palermo un prezzo insopportabile. Dobbiamo lavorare per allargare il fronte del cambiamento e non restringerlo. Su tutto questo è necessario confrontarsi».
Sempre a Linkiesta Alessandra Siragusa, autorevole deputata dem di Palermo, precisa: «La situazione di Palermo è grave per come la conosco, essendomene occupata direttamente per tanti anni fino alle ultime ore, io credo che una coalizione larga potrebbe essere una soluzione positiva. Palermo ha bisogno di un ampio consenso sociale. Detto questo le primarie sono il luogo che evita la rottura. Ma la prima cosa è Palermo, non possiamo proporre schemi. Da qui a breve potrebbero esserci delle sorprese».
E stamane stando all’edizione palermitana di Repubblica torna d’attualità la candidatura dell’assessore regionale alla Funzione Pubblica Caterina Chinnici. Nome che sarebbe uscito dalla bocca di Raffaele Lombardo durante un incontro a Roma con Carmelo Briguglio, coordinatore regionale di Fli, e il capogruppo al senato dell’Udc Giampiero D’Alia. Ma la cosa che appare più interessante è che il nome della Chinnici rappresenterebbe quella candidatura delle alleanze “larghe”, sulla quale potrebbero convergere l’asse Lumia-Cracolici e il drappello di deputati che hanno al seguito.
Così una volta per sempre si consumerebbe la rottura fra una fetta di pd siciliano, «rappresentiamo la maggioranza del partito», diceva proprio ieri Beppe Lumia, e il Nazareno. E il dossier Sicilia tornerà sulla scrivania di Pierluigi Bersani.