Bruxelles boccia la patrimoniale, sì all’Ici

Bruxelles boccia la patrimoniale, sì all'Ici

BRUXELLES – La patrimoniale? Da evitare, meglio reintrodurre l’Ici e aumentare il gettito Iva. Mentre a Roma si discute su come risanare il bilancio di fronte al dilagare degli spread, e la Commissione Europea avverte che l’Italia senza misure aggiuntive non centrerà il pareggio di bilancio nel 2013, si scopre che proprio una delle tasse più discusse al momento non piace a Bruxelles.

Non lo dicono apertamente, ovviamente, anche perché il ritornello è sempre lo stesso: la Commissione può indicare i principi generali, non entrare nel dettaglio delle misure. In realtà, invece, è chiaro a che a Bruxelles le idee le hanno piuttosto chiare su quello che occorre fare e quello che invece si deve evitare. E del resto l’azione della missione di tecnici Ue e Bce a Roma si sta rivelando già piuttosto “intrusiva”.

Ebbene, come si diceva, proprio la patrimoniale – intesa come tassazione di beni mobili, dai conti correnti ai pacchetti azionari – viene bocciata da Bruxelles. «Al massimo – dicono fonti comunitarie – sarebbe concepibile come una tantum se proprio non se ne può fare a meno. Ma anche questo sarebbe meglio evitarlo». Tra le ragioni avanzate in sede Ue è anzitutto il timore di una fuga di capitali dal paese interessato. «Se mi tassi, io sposto tutto in una banca svizzera», sarebbe insomma la logica. Un rischio, dicono a Bruxelles, esistente anche nel caso di una tantum: «Basterebbe il solo annuncio – avvertono le fonti – per portare a ingenti movimenti di capitali fuori dal paese».

Per star tranquilla, la Commissione ama appoggiarsi su studi di altri organismi, anzitutto l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo in Europa). Lo scorso febbraio cinque economisti dell’organismo, guidati da Christopher Heady dell’Università del Kent, Gran Bretagna, hanno esaminato l’impatto sulle modifiche fiscali in 21 economie avanzate negli ultimi 34 anni. La loro conclusione è netta: «Un’imposta patrimoniale in generale – scrivono – sarebbe decisamente più dannosa alla crescita che non le tasse sugli immobili», o, aggiungono, «sul consumo».

Parole che la Commissione fa proprie. «L’abolizione dell’Ici sulla prima casa è stata insensata – spiegano le fonti – in fondo, serve a finanziare dei servizi effettivamente erogati dai comuni. Non è il caso invece dei patrimoni depositati in conti in banca, spesso già tassati altrimenti e che non fruiscono di pubblici servizi». Bruxelles vorrebbe anche un incremento del gettito Iva, non necessariamente, si sottolinea, aumentando ulteriormente l’aliquota principale.

«Sarebbe già molto importante – dicono – un riordino che razionalizzi e possibilmente riduca le numerose, spesso caotiche e non di rado ingiustificate esenzioni o riduzioni». Se non basta ancora, naturalmente, si dovrà riflettere a un ulteriore ritocco dell’aliquota. Chi l’avrebbe mai detto, mentre da Confindustria fino a Warren Buffet e Bill Gates arrivano appelli a tassare le grandi fortune, a difendere queste ultime arriva la Commissione Ue. A scapito, al solito, del classico cittadino comune.  

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