Chi trova un lavoro, trova un tesoro

Chi trova un lavoro, trova un tesoro

Mediamente, solo un disoccupato su quattro riesce a trovare un nuovo lavoro entro un anno, così da reinserirsi nel circuito professionale. È questa la fotografia che emerge da un documento ufficiale rilasciato dalla Banca d’Italia, che nel suo rapporto L’economia delle regioni italiane presenta – tramite calcoli aggiornati al 2010 – le difficoltà che deve affrontare chi perde il lavoro in pieno periodo di crisi.

Nel triennio 2005-2008, prima che la crisi si fosse diffusa a livello mondiale, il livello di occupazione italiana viaggiava su binari modesti ma tutto sommato stabili e lineari, attorno all’1,1% positivo annuo. Persino l’occupazione giovanile (comprendente la categoria di lavoratori tra i 15 e i 34 anni), sebbene in leggero difetto, non destava preoccupazioni particolari, in quanto in linea con la media europea.

L’indagine svolta da Palazzo Koch evidenzia anche come la crisi abbia reso assai più ardue le condizioni che determinano il mercato del lavoro: nel biennio 2008/09, la ricerca di lavoro dava maggiore speranza, in quanto una persona su tre riusciva a portare a casa un regolare contratto entro un anno. Sempre secondo le elaborazioni di via Nazionale sui dati Istat, le probabilità di assunzione – sia per chi era alle ricerca di un nuovo lavoro e sia per chi affrontava la prima assunzione – erano ben più alte di quanto non lo siano oggi, precisamente pari al 33,5 per cento. Nel 2010, la probabilità si è abbassata notevolmente assestandosi al 26,7 %, in calo di quasi sette punti. Solo una persona su quattro riesce a trovare lavoro entro un anno.

A pagare le spese della crisi economica, però, sono senza dubbio i lavoratori giovani e under 35: per questa categoria, le difficoltà sono in continuo crescendo. Dal 35% di possibilità di firmare un contratto in periodo pre-crisi si è passati al 28% risicato dello scorso anno. E se l’occupazione giovanile nel periodo 2005/08 era sostenibile (-1,9%), è salita a cifre record: -6,8% nel 2009 e -5,6% durante il 2010.

L’effetto immediato della crisi è stata la chiusura progressiva delle piccole e medie imprese, uno dei pilastri su cui si regge l’economia italiana. Le porte del lavoro – peraltro – si sono chiuse ovunque, assottigliando così le differenze territoriali che contraddistinguono da sempre l’Italia, nonostante il gap tra Nord e Sud resti marcato. Nel 2010, le probabilità di firmare un contratto nel Nord-Ovest toccano il 33%; meglio ancora la situazione del Nord-Est, dove la percentuale sfiora il 37,2 per cento. Scendendo, le chance si riducono sensibilmente, fino al 25,9% del Centro Italia e al 21,3% del Mezzogiorno.

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