Così il Pdl siciliano sta tornando nel Pentapartito

Così il Pdl siciliano sta tornando nel Pentapartito

PALERMO – «Sono stata 11 anni fra Forza Italia e Pdl. Il Pdl non ha mai funzionato. Sono stati quattro anni terribili in cui non c’è stato di fatto un partito, in cui credevo. Mi aspettavo un cambiamento. Circa un mese e mezzo fa sono andata a Roma a parlare con il segretario politico Alfano, il quale mi ha chiesto di aspettare perché ci sarebbero stati i tesseramenti, parlava di un rinnovamento che sarebbe avvenuto. Ma la verità è che le cose non cambieranno mai». A parlare con Linkiesta è Stefania Munafò, consigliere comunale di Palermo, “fresca-fresca” di fuga dal Pdl targato Alfano. Munafò si è stancata, «non sono più in condizione di dire ai cittadini di votare Pdl», ha visto in Raffaele Lombardo «coraggio, leadership e cambiamento», e aderirà all’Mpa, il Movimento per le autonomie. Così la lista dei nomi di chi lascia il partito, ribattezzata “fuggi-fuggi dal Pdl-siciliano”, si allunga giorno dopo giorno.

Ieri bastava andare a pagina tre dell’edizione palermitana di Repubblica per trovare un’altra defezione. Il titolo dell’articolo recitava: «Alfano perde pezzi a casa il coordinatore va con l’Udc». Ad Agrigento, città natale di Alfano, il coordinatore cittadino, tal Giovanni Barbera, ha scritto una lettera aperta «ai consiglieri comunali della città di Agrigento: che delusione umana siete stati Voi!». Barbera, che fu tra quelli che fondarono Forza Italia ad Akragas nel 1994, aderirà al partito di Pierferdinando Casini.

Il 13 novembre, nel giorno più nero per Berlusconi, dalla base del Pdl arrivava una richiesta ai dirigenti siciliani dell’isola: «Alleanza subito con l’Udc di Pierferdinando Casini e Gianpiero D’Alia, perché in caso contrario nell’isola si rischia il big bang». Ma in realtà, come confida a Linkiesta una fonte bene informata, «nell’isola il big bang c’è già stato: se pensa che il gruppo all’Assemblea regionale del Pdl a inizio legislatura era composto da 35 deputati. E oggi ne conta solo 19. A Palermo il gruppo consiliare è passato da ventitré consiglieri del 2007, a sette di oggi: un disastro. A Caltanissetta idem, dai nove del 2009 ai cinque di oggi. E i numeri sono dimezzati in tutti comuni dell’isola».

All’Assemblea regionale siciliana è successo qualcosa di inverosimile: il capogruppo dell’Mpa Francesco Musotto e quello dell’Udc Giulia Adamo sono stati entrambi eletti, alle elezioni del 2008, fra le fila del Pdl. Musotto fu uno degli “azzurri” della prima ora. Memorabile la vittoria alla provinciali di Palermo del ‘94 quando ottenne 316 mila preferenze. È un attrattore di voti nel capoluogo dell’isola, ma all’indomani delle regionali del 2008 ha mollato la carovana berlusconiana «perché contestava la mancanza di leadership». Giulia Adamo nel ‘98 diventò per la prima volta presidente della Provincia di Trapani, con il sostegno di una «coalizione di centrodestra», ma «io non avevo la tessera». Adamo spiega a Linkiesta perché ha lasciato il Pdl nell’ottobre del 2010: « Forza Italia mi sembrò un progetto forte. Ricordo un Berlusconi che proponeva grandi cambiamenti, una riforma in senso liberale, una riforma del sistema delle tasse. Io ho aderito a questo progetto che poi si è trasformato da progetto liberale a progetto populista. Invece di realizzare gli impegni, individuava presunti nemici: la stampa, i comunisti, la magistratura. Voglio sapere se troviamo un’opera pubblica fatta in questi anni attribuibile a Berlusconi. Dal teatrino della politica siamo arrivati alla “farsa” della politica, un Parlamento che ha sostenuto che Ruby fosse la nipote di Mubarak».

E poi si arriva a due settimane fa quando uno fra i volti più noti della storia del berlusconismo in Sicilia «ha incontrato Alfano e Letta per notificare una decisione che covava dalla scorsa estate». Si tratta del senatore Carlo Vizzini, che ha lasciato il Pdl per approdare al Psi di Riccardo Nencini: «Il mio disagio è iniziato con il partito del predellino, con la fusione a freddo fra Forza Italia e An. Poi è arrivato Alfano con il grande progetto dei cattolici democratici in cui il testamento biologico diventa una dottrina. Io che c’entravo?».  

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