«L’esenzione dall’Ici delle abitazioni principali è una anomalia del nostro ordinamento». E ancora: «sarà necessario riesaminare il peso del prelievo sulla ricchezza immobiliare». Due frasi semplici semplici eppure rivoluzionarie. Pronunciate nel bel mezzo del discorso programmatico dal professor Mario Monti, nel Senato della Repubblica. Lode al nuovo presidente del consiglio. Lode a colui il quale intende porre fine alla dittatura tutta italiana dei proprietari di casa e intende riportare il nostro Paese nell’alveo della civiltà europea.
Come i più ricorderanno, il primo a parlare di esenzione Ici per la prima casa fu Silvio Berlusconi nel duello tv con Romano Prodi nel 2006. Il Cavaliere era in netto svantaggio rispetto all’avversario e proprio sul finire del confronto lanciò la sua bomba, come un pugno da ko rifilato dopo un match che lo aveva visto in difficoltà. Finì come finì, Prodi vinse sul filo di lana per 24mila voti ma la maggioranza risicata tenne appena un anno e mezzo. Una volta tornato a Palazzo Chigi, Berlusconi non dimenticò quella promessa e uno dei primi atti del suo ultimo governo fu il decreto legge numero 93 del 27 maggio 2008.
Ancora una volta il Cavaliere ci aveva visto lungo. Era andato a toccare – e salvaguardare – il principale interesse degli italiani: la casa. Per gli italiani la casa è tutto. Sentiteli quando conversano tra di loro, come pongono l’accento sui sacrifici fatti in nome dei figli. “Che cosa abbiamo fatto per il loro futuro? Almeno lasceremo loro una casa”. Le indispensabili quattro mura. Poco importa che per garantire l’esenzione a loro, anche gli altri dovranno pagare di più le altre imposte comunali. Resta un dettaglio marginale. In Italia chi è proprietario di casa ha più diritti di chi è un affittuario.
Questo siamo. Non più un popolo di santi, poeti e navigatori. Bensì di proprietari di case. In larga maggioranza cattolici, ovviamente. All’italiana, sia chiaro. Perché può capitare anche a nostro signore Gesù di sbagliarsi: quando invitava a non accumulare tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano. In fondo, anche lui avrà commesso qualche ingenuità, no? E poi, diciamocelo, non aveva figli.
L’opzione affitto, in Italia, è considerata eretica. Provate a dire a qualcuno che avete una casa in affitto. Vi guarderanno come si guarda un alieno. Con diffidenza, sospetto. Come se foste uno di quei pericolosi rivoluzionari. Del resto per anni i comunisti, oltre ai bambini, hanno mangiato anche le case altrui.
Ovviamente nel resto d’Europa, nell’Europa civile, non è così. La casa è un bene di lusso. E, come tale, come ha ricordato il professor Monti, chi riesce a consentirsela deve pagare un’imposta. Chi vive in affitto non può essere considerato un cittadino di serie b.
Il dibattito è aperto. Resta da vedere se il Pdl in Parlamento garantirà i voti per questo provvedimento. Ma, soprattutto, sarà divertente conversare con quei distinti signori, col Fatto quotidiano sotto il braccio, che sfoglieranno il giornale sperando di non essere stati traditi dall’odiato Cavaliere. Per il bene dei figli, sia chiaro.