Da una città rovinata dall’alluvione, le prime voci dopo il nubifragio e l’esondazione dei torrenti. La gente si muove per le strade, in mezzo all’acqua e a uno scenario di distruzione e disagio. E dopo aver raccontato le loro storie, si comincia a cercare il responsabile. Che esiste.
GENOVA – Il giorno dopo l’alluvione, il tempo non è migliorato. Ma la situazione sì. La pioggia ha continuato a cadere con regolarità anche nella giornata di sabato. Il peggio era accaduto chiaramente il giorno prima. A causa di due torrentelli imbrigliati invano negli anni precedenti.
Il primo a esondare, verso le undici e mezza del mattino è stato il Carrega, piccolo affluente del Bisagno con conseguente allagamento di piazza Adriatico, zona popolare situata al di sotto del livello del Bisagno, il torrente che attraversa la parte orientale di Genova quasi in parallelo con l’altro fiume ponentino, il Polcevera, per il momento rimasto tranquillo. Poi il turno del Ferregiano, nella zona di Quezzi, alle dodici circa, con la morte della prima vittima. Il resto, con il bilancio pesantissimo di sei vittime, lo abbiamo saputo già dai telegiornali.
Da Flickr, foto di Max Lucotti
Chi c’era però non se lo dimenticherà facilmente. Andrea Brunelli, avvocato, lavora nelle vicinanze di via XX settembre, zona centralissima e commerciale: «Verso le 12 e 30, in studio è mancata la corrente elettrica. Fatto insolito, ma lì per lì non ci è sembrato niente di grave. Andiamo a pranzo e a un certo punto sentiamo urla di molte persone e delle macchine che salgono contromano». Andrea corre a vedere cosa succede: «L’acqua era arrivata quasi a metà della via (Via XX settembre, come quasi tutte le vie di Genova, è in salita ndc) e la gente correva per mettersi in salvo più in alto possibile. C’era un camion fermo in mezzo alla via e qualcuno è salito sopra il cassone per evitare la furia dell’acqua». Andrea, pur essendo al di sotto dei trent’anni, dice che questa situazione non ha precedenti: «Un collega più anziano ci ricordava che nel 1970 l’acqua non era arrivata tanto in alto». Più sotto, tutta la zona della stazione Brignole era completamente allagata.
Da Flickr: foto di Max Lucotti
Francesco, archeologo, passava di lì in motorino: «Scendevo da via Serra e ho trovato le vie allagate, tanto che in certi punti arrivava l’acqua fino alle cosce. Sono riuscito a passare ai lati, dove c’era un po’ meno acqua». Anche in Val Bisagno, lato occidentale, ci sono stati allagamenti, ma tutto è andato bene. Giorgio, pensionato, dice come ha fatto ad evitare il peggio: «Verso l’una, quando ho visto che l’acqua arrivava dalle saracinesche dei garage, mi sono messo una cerata e degli stivali e sono sceso giù con un bastone uncinato per aprire i tombini. Non è stato difficile ma se non l’avessi fatto qualcuno avrebbe avuto perlomeno dei danni».
Dall’altra parte invece, in piazza Adriatico, le pompe continuano a funzionare. Ieri sembrava una versione distorta di Venezia, con le case immerse fino al primo piano in una laguna di fango e detriti. Il circolo Arci, dove il sottoscritto andò a votare a tutte le primarie del Pd avvenute in passato, anche quello sott’acqua, vicino a una scaletta oberata di rifiuti organici. Calma spettrale mentre rimane sui muri un’inquietante striscia nera al primo piano delle case, dove l’acqua arrivò nel momento clou, le 13 della giornata di ieri.
Da Flickr: foto di Fabrizio Ghini
Ma adesso si possono fare, passato il primo momento di apprensione, anche alcune analisi. Per Francesco Gastaldi, docente di urbanistica all’università IUAV di Venezia, genovese, l’alluvione ha cause molteplici: «La prima è senza dubbio la speculazione edilizia degli anni ’60, che portò a costruire in zone ad alto rischio, come la collina di Quezzi, in secondo luogo la mancata pulizia dei torrenti e infine la scarsa manutenzione urbana, con tombini tappati e cedimenti del terreno stradale. I cambiamenti climatici centrano relativamente e l’evento comunque è stato sicuramente eccezionale».
La questione del Ferregiano comunque è vecchia, già nel 1993 i lavori per lo scolmatore che avrebbe dovuto portarlo a sfociare a valle vennero interrotti dall’arresto di due ex assessori comunali socialisti coinvolti da Tangentopoli. Il 29 di quest’anno, il presidente della regione Liguria Claudio Burlando aveva dichiarato che i lavori per la messa in sicurezza del torrente erano «terminati« con tanto di piccola cerimonia .
A tutt’oggi la questione scuote il centrosinistra ligure. Il sindaco Marta Vincenzi è stato pesantemente contestato dagli abitanti della zona alluvionata, con tanto di calci alla sua macchina. Ma anche la sua principale avversaria alle primarie, Roberta Pinotti, non era molto presente: si trova a New York, per partecipare alla maratona.