Per gli Americani l΄autorevolezza è un fenomeno quantificabile. La si può quindi convertire in valore economico, politico, o commerciale: basta fissare un parametro di equivalenza. Si può non essere d΄accordo su tutti i criteri o i parametri di calcolo, ma sembra evidente a tutti che l΄autorevolezza sia diagnosticabile dalle sue conseguenze, come accade per le malattie. I sintomi sono rintracciati nella capacità del soggetto di imporre gli argomenti di suo interesse all΄attenzione di tutti, impegnando la rete sociale che lo circonda a privilegiarli rispetto a ogni altra questione. Se si paragona la cultura a un ecosistema vivente, si comprende come le idee siano obbligate a lottare per la loro sopravvivenza, nello stesso modo in cui lo devono fare gli organismi. L΄autoconservazione dei concetti dipende dalla quantità di testi che li trattano e di cervelli che li elaborano: la sfida che oppone i temi gli uni agli altri consiste quindi nell΄espellere i concorrenti dal focus dell΄attenzione.
L΄autorevolezza in questo gioco di sopravvivenza può essere misurata come una forza. Il calcolo insiste sulla quantità di messaggi del soggetto che raggiungono il pubblico, le reazioni che questo ha e la morfologia della rete sociale che lega i lettori tra loro. Prendiamo come esempio il servizio di Klout, che da aprile ha cominciato a riscuotere un grande successo di pubblico. A ottobre nel mondo più di un milione di utenti ha frequentato il sito, mentre fonti societarie (vedi: http://klout.com/corp/about) sostengono che le persone sottoposte alla valutazione di Klout sono oltre 100 milioni. In Italia il suo successo è più recente, dal momento che risale a questo autunno: i visitatori unici del sito a ottobre sono stati 27mila, quasi tutti uomini, per lo più con un΄età compresa tra 25 e 34 anni. La ricezione sembra abbastanza contrastata tra coloro che vi individuano uno strumento di marketing interessante per le aziende (come NinjaMarketing) o Marco Massarotto (vedi hagakure.it/klout-perks) e chi invece rifiuta di riconoscere (vedi blog.indigenidigitali.com/once-upon-a-trend-lesperimento-ktrain/) qualunque valore alle stime provviste dal servizio o ne rigetta l΄utilità pratica (vedi: comunitadigitali.blogosfere.it/2011/11/klout-cos-e-come-funziona-klout-score.html).
Klout ha l΄ambizione di includere nel suo algoritmo di calcolo tutti i parametri dell΄autorevolezza; per questa ragione appare del tutto giustificato il successo sui concorrenti che offrono il loro servizio (o una parte di esso) gratis sul web. Nella maggior parte dei casi la misurazione si ferma alla somma dei post pubblicati dal soggetto, alla registrazione della quantità di altri utenti che hanno sottoscritto un feed (i followers di Twitter, o gli amici e i fan di Facebook), alla verifica delle reazioni del pubblico, come le menzioni e le risposte.
Twittercounter, per esempio, controlla i tweet del soggetto e il numero dei suoi followers; Tweetstats analizza la quantità e la frequenza dei tweet, poi il numero dei retweet (cioè dei rilanci compiuti da altri utenti); Topsy rovescia la strategia descritta nei servizi precedenti, andando a cercare il numero di volte in cui il nome del soggetto viene citato nei tweet presenti in rete; la stessa soluzione viene perseguita da HowSociable e SocialMention, che però estendono l΄indagine ben oltre i confini di Twitter, investendo tutte le principali piattaforme di social media. La quantità di citazioni (“mention” nel linguaggio tecnico) permette di esporre una rappresentazione del grado di interesse che il pubblico concede al soggetto. SocialMention articola questa informazione in una serie di indicazioni più precise: individua con quale probabilità si può incontrare il nome del soggetto in un post pubblicato sui social network, valuta la disposizione positiva o negativa con cui se ne parla, individua la quantità di autori che sono stati catturati dall΄interesse per il soggetto e l΄intensità con cui tornano a parlarne.
Klout si propone un compito ancora più ambizioso. Il punteggio assegnato ad ogni soggetto corrisponde ad un determinato potere di influenza che emerge dalla combinazione di tre parametri.
- Il primo riguarda l΄estensione reale della rete sociale in cui è coinvolto il soggetto. Le relazioni reali non sono quelle che si stringono con gli individui che hanno sottoscritto il feed, ma con tutti coloro che sono in grado di entrare in contatto con i post. Non è scontato che tutti i follower o i fan interagiscano davvero con i contenuti pubblicati, né che siano gli unici ad attingere al loro contenuto. Tra i lettori abituali dei post potrebbero essere elencati individui che sono collegati al soggetto tramite i suoi contatti diretti, o meglio, quel sottoinsieme che ripubblica e condivide (retweetta, menziona, riblogga, riposta, lika, ecc.) i suoi messaggi. L΄individuazione della rete reale quindi impone un controllo sui percorsi di interazione e di rilancio che rendono un post una calamita di attenzione, non riducendo la questione semplicemente al conteggio dei followers.
- Il secondo misura la prontezza con cui gli interlocutori leggono e rispondono ai post del soggetto. L΄intensità di questa interazione permette di comprendere quanta forza di attrazione il soggetto sia in grado di esercitare sulla rete.
- Il terzo infine enumera i contatti stabiliti dal soggetto con individui che vantano un quoziente elevato di autorevolezza. La loro attivazione rispetto alle sue proposte funziona come un amplificatore dei temi suggeriti.
Klout compie uno sforzo di analisi della rete superiore a quello dei competitors e i suoi criteri di calcolo poggiano su basi del tutto ragionevoli. Le dichiarazioni ufficiali (vedi: http://klout.com/corp/kscore) non autorizzano a immaginare che nella struttura dell΄algoritmo siano implementati metodi di inferenza più sofisticati di social network analysis. La selezione degli amplificatori che interviene nel terzo parametro potrebbe in effetti essere stata sviluppata tramite i calcoli per l΄identificazione dei nodi centrali nella rete, mentre non sembra esserci stato ricorso a strumenti essenziali come l΄esame matematico della densità della rete e la sua clusterizzazione. Klout insomma non si limita a sommare il numero dei post o quello delle repliche, delle citazioni e dei followers, ma al contempo non sembra nemmeno approfondire le considerazioni che riguardano la morfologia della rete e la sua capacità di diffondere o di limitare la portata della comunicazione sociale del soggetto. Klout inoltre non esegue una ricognizione degli argomenti su cui si esercita l’influenza del soggetto. Io, per esempio, mi occupo di filosofia e di nuovi media: posso sperare di ottenere un ascolto attento dagli amici mentre parlo di Facebook o di Kant, ma creerei solo effetti di imbarazzo o di ilarità (quasi offensiva) se pretendessi di impormi in una conversazione sulla cucina o sul free climbing. Il mio quoziente di autorevolezza deve essere differenziato per questi diversi cluster.
Almeno dai tempi di Merton la sociologia americana è abituata a distinguere in “esperti” e in “autorevoli” i soggetti capaci di influenzare il pubblico. Il valore dei primi si alimenta con una competenza verticale su un certo dominio; i secondi invece non vantano cognizioni in qualche settore specifico, ma contano su un grande numero di relazioni personali che permettono loro di riscuotere un tributo collettivo di riconoscenza e di rispetto. Da un lato ci sono i tecnici, dall΄altro lato quelli che vengono salutati da tutti i passanti nella piazza del villaggio. Un servizio di calcolo come quello di Klout sembra più adatto a intercettare la seconda classe di personaggi rispetto alla prima.
L΄algoritmo Hilltop di Google è incaricato di classificare i siti in autorevoli ed esperti: Corriere.it ad esempio è autorevole, mentre Diritto&Giustizia è considerato esperto. EdgeRank (vedi: http://www.linkiesta.it/come-i-tuoi-amici-facebook-si-trasformano-tesoro) di Facebook riconduce ciascun utente registrato a cluster differenti, secondo la sua effettiva forza di attrazione su ognuno degli argomenti sui quali interviene. La visibilità stessa dei post degli utenti sulle bacheche degli amici dipende dal grado di successo che riscuotono in ciascun cluster tematico. Questa capacità di discriminazione è decisiva per la possibilità sia di profilare gli annunci pubblicitari, sia di generare spazi di advertising in forma di “storie sponsorizzate”. Il valore economico di Facebook non è connesso alle informazioni sulle caratteristiche e sui beni personali degli utenti, ma ai dati sulla loro influenza reale nelle relazioni sociali.
Può sembrare bizzarro che le relazioni di amicizia siano il valore monetizzabile di un individuo, mentre il fatto che sia possessore di case, macchine, televisori, che abbia una certa età e che svolga una professione, tenda a passare in secondo piano. Il gene si preoccupa degli atomi, il meme invece appartiene al mondo dei bit e il suo interesse primario è la circolazione dell΄informazione, l΄identificazione dei soggetti che sono più in grado di diffonderlo e di imporlo all΄attenzione del maggior numero di individui e di gruppi sociali, a discapito di altri argomenti concorrenti. Laddove la lotta per la sopravvivenza è quella dell΄informazione, non sono i dettagli dell΄anagrafica personale, il domicilio e la proprietà di beni fisici ad essere determinanti, bensì la quantità di altri individui che si è in grado di persuadere, la forza di imposizione di un΄agenda tematica per il dibattito di attualità, la tipologia di argomenti sui quali si è in grado di ingiungere il proprio punto di vista.Le caratteristiche esaminate sono “esterne” rispetto ai dati tutelati per tradizione dalla privacy, eppure non è difficile osservare che l΄intero dominio della politica, nel senso più ampio del termine, ricade nel quadro delle misurazioni elaborate da EdgeRank, Klout e soci.
Se la questione più rilevante è la rete della relazioni e la sua morfologia, non deve sorprendere che i dispositivi di misurazione assaltino chiunque sia in rapporto con i soggetti da cui parte l΄indagine, anche quando non hanno richiesto l΄esecuzione del calcolo. Il New York Times ha denunciato (vedi: http://www.nytimes.com/2011/11/14/technology/klouts-automatically-create…) pochi giorni fa il fatto che Klout sottoponga all΄analisi del suo software anche gli amici e i figli di coloro che hanno chiesto di essere valutati, senza alcuna autorizzazione esplicita: non potrebbe essere diversamente, data la natura della ricognizione sull΄autorevolezza. La guerra dei memi è appena cominciata.