CANNES – È stata una mattinata contraddistinta dal caos quella del G20 di Cannes. La notte scorsa è trascorsa tra la paura, sempre più concreta, di un’uscita dall’eurozona da parte della Grecia e il nervosismo dei leader europei nei confronti dell’Italia, incapace di mettere in atto le misure richieste dalla Banca centrale europea (Bce). A quanto si apprende, ma il condizionale è d’obbligo, il premier greco George Papandreou non rassegnerà le dimissioni e non indirà un referendum sulla permanenza nell’euro di Atene, ma tutto è ancora in discussione. Quello che è certo è che le attese sono elevate. Dagli Stati Uniti alla Cina, tutti i presenti hanno dato la propria disponibilità ad aiutare l’Europa, ma a patto che ci sia chiarezza. Intanto David Hawley, capo delle relazioni esterne del Fmi, sottolinea che non è arrivata alcuna richiesta di aiuto da parte dell’Italia.
Il G20 di Cannes sarà già ricordato come quello del caos. Fra una conferenza stampa posticipata, poi cancellata fino a data da definirsi, e le continue indiscrezioni sul futuro di Atene, l’incertezza ha colpito i presenti, costringendoli a cambiare in corsa i loro piani. In particolare, molto tempo è stato dedicato alla situazione greca. Verso l’ora di pranzo il governo ellenico si è riunito per chiarire la propria posizione sul referendum che ha tenuto banco per tutti gli ultimi due giorni. Il premier Papandreou, dopo una dura consultazione con i vertici dell’opposizione, avrebbe deciso di non rassegnare le dimissioni, proprio quando il neo presidente della Bce, Mario Draghi, sottolineava che «un’uscita dall’eurozona non è prevista dai trattati europei». Le stesse parole sono state pronunciate da diversi membri della Commissione europea presenti a Cannes. In effetti, l’articolo 51 del trattato di Lisbona non permette una estromissione dalla zona euro, se non è unita a un’uscita dall’Europa.
C’è poi l’Italia. L’accoglienza che ha avuto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi non è stata positiva. Nella prima mattinata ha partecipato a un meeting straordinario alla presenza del cancelliere tedesco Angela Merkel, i funzionari di Fondo monetario internazionale (Fmi), Commissione europea e Bce. Come ha spiegato un funzionario del Gruppo dei Venti, si è parlato soprattutto «di come mettere in sicurezza Roma e Madrid nel caso ci possa essere un contagio». I primi contatti fra l’istituzione di Washington e l’Italia sono iniziati verso metà luglio, anche perché il fondo europeo di stabilità finanziaria (Efsf) non potrà essere aumentato nel breve termine. A peggiorare la situazione ci ha pensato l’ultimo meeting del Consigli dei ministri, che ha portato a Cannes una documento zoppo e privo di solidità fattuale. «Non era quello che ci aspettavamo», dice un tecnico tedesco del G20, proprio mentre Berlusconi anticipa che si presenterà a nuovo voto di fiducia sulle misure approvate nella scorsa notte.
A Cannes tutti guardano verso Oriente. Sia ieri sera sia oggi i colloqui tra i funzionari del Fmi, Germania, Francia, Commissione Ue e Pechino sono continuati. Ma la posizione del presidente cinese Hu Jintao è stata chiara: non ci sarà un aiuto se non ci sarà chiarezza su cosa potrà fare l’Europa per arginare la crisi che sta dilaniando l’eurozona. Nel Palais Des Festivals tutti cercano i funzionari e i diplomatici cinesi, ma questi non si fanno vedere. Anche loro sono attendisti, mentre un alto funzionario brasiliano spiega a Linkiesta che «il Brasile è disposto da aiutare l’Europa, ma ci vogliono determinate garanzie». Il problema è che queste non stanno arrivando.
L’opinione comune, nel caos di questo angolo di Costa Azzurra, è che non ci saranno soluzioni capaci di fermare velocemente la crisi dell’eurodebito. «Molto probabilmente dovranno passare ancora diverse settimane prima di una stabilizzazione della situazione», confida a Linkiesta un diplomatico francese. Tuttavia, il rischio è che questo clima d’incertezza possa peggiorare la situazione delle società finanziarie esposte sul titoli di Stato dell’eurozona. Pochi giorni fa è arrivato il fallimento di MF Global, fortemente esposta sui bond del Vecchio continente, e oggi è stata sotto pressione Jefferies, altra grande società finanziaria statunitense, con in portafoglio circa 2,684 miliardi di dollari di titoli europei. La crisi nata dalla Grecia si sta trasformando in globale e il timore è che, senza un intervento concreto, possa esplodere nei prossimi mesi. E da Cannes, per ora, non arrivano risposte.