Con l’arrivo di Roberto Saviano a New York, il movimento di Occupy Wall Street (Ows) ha parlato italiano. Almeno per un giorno. Ma ad assistere al discorso dell’autore del best seller Gomorra – conosciuto e tradotto anche negli Stati Uniti – c’erano circa solo 300 persone, come ha scritto in un twit l’ottimo corrispondente della Stampa Maurizio Molinari. Anche persone che erano presenti al suo discorso, contattate da Linkiesta, confermano che la folla fosse poca e composta in gran parte da turisti italiani. Insomma era quasi vuoto lo Zuccotti Park, teatro degli scontri tra indignati e polizia nei giorni scorsi. Poco successo di pubblico, dunque, se si pensa che la metropoli conta oltre 8 milioni di abitanti. (È come se uno scrittore americano a Roma attirasse una platea di 150 persone o a Milano 75.) Eppure sono stati gli indignati americani ad averlo invitato. E Saviano aveva accettato con un sorriso.
Ha ringraziato più volte per l’accoglienza, fra il pubblico c’era anche l’economista Nouriel Roubini («forse faremo qualcosa insieme» ha detto lo scrittore), ed era visibilmente emozionato per l’occasione di prendere parte a un movimento di portata globale, nato da istanze legittime e spesso giuste, che però dopo diversi mesi di attività non è ancora riuscito a formulare una ricetta concreta per indebolire il potere della finanza. Come fa di solito nei teatri e con i suoi articoli, Saviano ha comunque provato in 20 minuti a scuotere le coscienze anche dall’altra parte dell’Oceano parlando del peso della mafia nell’economia («la mafia vince perché le banche hanno abbattuto le loro difese»), della crisi italiana e del rischio che anche gli Stati Uniti – senza un’azione forte – si ritrovino nella stessa condizione (qui il discorso integrale). Dato che i megafoni sono vietati, i presenti hanno ripetuto le sue frasi come un eco, gridando. E alla fine “Grazie Saviano!”.
Roberto Saviano parla a Zuccotti Park
Poi lo scrittore si è allontanato mentre i ragazzi hanno cominciato a ballare sulle battute di ritmi africani. Per fortuna a seguire il discorso trasmesso in diretta twitter e via streaming c’era il popolo della rete. Lo share da questo punto di vista era assicurato. Anche se probabilmente sono stati gli utenti italiani quelli più interessati. Nonostante i ringraziamenti finali, infatti, le premesse non erano delle migliori. Il suo arrivo ha scatenato molte polemiche tra gli indignati. Saviano, infatti, è famoso. E in Italia ha una risonanza mediatica notevole. Tanto che sul sito di Ows alcuni utenti ritengono faccia parte di quell’1 per cento di popolazione che ha il potere, quella porzione nociva che il movimento del “99 per cento” sta cercando di battere. Fino a sospettare che il suo intervento transoceanico fosse uno spot per se stesso. Una mera occasione pubblicitaria. «La presenza di Saviano sui media italiani è enorme – si legge tra i commenti -, lui è l’1 per cento! Un’auto-promozione che l’establishment italiano usa come bandiera per rappresentare il ‘cambiamento’. È un’autorità che dev’essere contestata!».
Forse, però, non è per questi commenti critici, e magari isolati, che il successo del Saviano newyorkese è stato così magro. Forse Saviano non era il personaggio ideale per l’occasione, anche se ha il merito di aver parlato di mafia anche ad un pubblico più ampio di quello solito. Probabilmente il movimento di Ows dovrebbe invitare pensatori che si occupino di economia e finanza. Personaggi competenti in materia, necessariamente slegati dal mondo delle banche e dal potere finanziario, e perciò in grado di spiegare ed esprimere un pensiero critico, e a New York ce ne sono tanti. Per fornire idee coerenti a una protesta tuttora priva degli strumenti intellettuali per contrastare l’establishment economico. Ma il tempo stringe. Il nemico si organizza.
Le lobby stanno preparando la controffensiva, con enormi quantità di denaro. Come rivelato dal giornalista Chris Hayes della Msnbc, un memo scritto per l’American Banker Association delinea le strategie di una campagna da 850.000 dollari per contrastare Ows e affossare i politici, in particolare i democrats, che simpatizzano per le proteste. Il documento è preparato dalla lobby Clark Lytle Geduldig & Cranford (Clgc) di Washington e inviato da due ex consiglieri dell’attuale speaker della Camera, il repubblicano John Boehner. La Clgc chiede denaro all’associazione bancaria per finanziare delle ricerche che supportino la costruzione di una “narrazione negativa” delle proteste da pubblicare in 60 giorni.
Due le preoccupazioni della lobby. La prima: se i democratici sposassero la causa degli indignati «questo significherebbe molto di più che un malcontento temporaneo nei confronti di Wall Street… ha il potenziale di sprigionare un impatto politico, di policy e finanziario sulle compagnie nell’occhio del ciclone». Il secondo timore, più allarmante per i banchieri addirittura di una vittoria democratica alle presidenziali 2012, è che i repubblicani «arrivino a non difendere più le compagnie di Wall Street». Il sospetto, commenta invece Hayes, è che il documento rivelato sia solo uno dei tanti che stanno circolando tra i potenti di Washington in questi giorni. Una macchina da guerra per soffocare le proteste a colpi di migliaia dollari.