Sette morti in 24 ore, tra cantieri, cave e fabbriche, appena pochi giorni fa. E nell’affollata agenda di Mario Monti conquista tristemente spazio la sfida lanciata dal mondo dell’edilizia. «Dopo tre anni di vuote promesse e apertura di tavoli di carta, di giochi di prestigio e ricette sbagliate che hanno portato il paese nel baratro e le costruzioni al disastro – dice il segretario generale dalla Fillea Cgil, Walter Schiavella – mi auguro che il nuovo esecutivo faccia subito la cosa giusta». Ovvero convocare il mondo delle costruzioni, «guardando in faccia la realtà di questo settore e ascoltando la voce di sindacati e imprese». Perché da tempo l’edilizia, «diventata in questi anni terra di conquista delle economie illegali e criminali», grida all’urgenza di interventi di sistema.
Un’urgenza alimentata dalla crisi e dagli incidenti. La percentuale dei lavoratori in nero, per l’Inail, tocca quota 12%, ma il dato reale è, per gli addetti al settore, certamente più alto. Ma chi sono, oggi, i lavoratori edili in Italia? “Precari da sempre”, dicono i sindacati. Quanto guadagnano? Il calcolo del salario si basa su un sistema composito e complesso. La risposta “semplice e semplicistica” è che il salario medio si aggira intorno ai 1.200 euro per 13 mensilità. Ma ci sono una serie di fattori – come quello delle ore lavorate, delle differenze tra tipologia di cantiere, di indennità specifiche, versamenti in cassa edile e molto altro – che rendono molto variabile l’importo. Il calcolo delle pensioni, poi, risulta ancora più composito. Qui l’analisi di Romano Baldo della Fillea Cgil.
Con la crisi cala l’occupazione, e calano anche i casi di malattie professionali, di infortuni sul luogo di lavoro e di morti. Ma l’allarme resta alto in tutti i settori. Gli infortuni sul lavoro avvenuti nel 2010 nell’edilizia e denunciati all’Inail per ripartizione geografica sono stati 71.421 in tutta Italia. Nel 2009 erano 81.487: il calo, quindi, è del 12,4%. È la diminuzione più alta tra tutti i settori di occupazione. In “testa” il Nord-Est, con il 30,3% dei casi. Segue il Nord-Ovest con il 28%, il Centro con il 21%, il Sud al 13,7% e le Isole con il 7%. Le morti l’anno scorso sono state 215: 54 nel Nord-Est (25,1%), 49 nel Nord-Ovest (22,8%), 52 nel Mezzogiorno (24,2%), 44 al Centro (20,5%). Nelle Isole sono stati registrati 16 vittime (pari al 7,4%). Qui la situazione nel Lazio.
Il settore dell’edilizia contribuisce per il 15% al numero totale delle malattie professionali che ogni anno vengono riconosciute dall’Inail. Nel 2009 sono state 1988 le malattie professionali denunciate dalle aziende delle costruzioni e riconosciute dall’Inail: 24 i casi di morte, 77 di inabilità temporanea e 1887 di inabilità permanente. È proprio per l’edilizia che si registra il tasso più alto di inabilità permanente: 4,7 ogni 1000 lavoratori. E dal 2005 al 2009 le malattie professionali denunciate dalle aziende delle costruzioni in Italia sono aumentate del 49,1%, passando da 3341 a 4981 casi.
Le malattie professionali più diffuse, secondo la Fillea Cgil nazionale, sono la silicosi (causata “dall’inalazione cronica e dalla penetrazione nei polmoni di polveri di silice o biossido di silicio”), la perdita di udito, i problemi legati alle ossa per il lavoro all’aperto (quindi reumatismi e dintorni) e allo scheletro (per i pesi). I rischi, per il lavoratore edile, vanno insomma dalla sordità da rumore alle broncopneumopatie croniche e asma professionale, dalle dermatiti da contatto (cemento, per esempio) a patologie da movimentazione manuale di carichi, da postura e da movimenti ripetuti. Ci sono patologie da strumenti vibranti e, purtroppo, patologie tumorali: mesoteliomi, neoplasie da amianto, epiteliomi.
I numeri. Tra le malattie riconosciute, le riduzioni – più o meno gravi – dell’udito rappresentano nell’edilizia più del 60% del totale. Significativo anche il dato delle malattie della pelle: sono il 20% delle malattie non-tabellate riconosciute. I disturbi cutanei sarebbero collegati, secondo la Fillea Cgil, al “gran numero di sostanze chimiche utilizzate nel settore edile e in grado di indurre sensibilizzazione ed effetti irritativi”. Tunnel carpale e patologie a carico del disco intervertebrale sono poi, negli ultimi anni, “in netto aumento”. Non solo: un dato che sembra purtroppo mantenersi costante è quello dei tumori legati “alle pregresse esposizioni ad amianto”. Si tratta di mesoteliomi, ovvero tumori maligno della membrana che avvolge i polmoni e la parete interna del torace, “a confermare la costante sottostima delle patologie neoplastiche in particolare del polmone legate all’esposizione all’amianto”.
Una buona notizia, comunque, c’è. I dati richiamati si rivelano in controtendenza rispetto al quadro europeo. E l’inserimento di ulteriori patologie nelle nuove tabelle delle malattie professionali (come quelle a carico del rachide e del sistema mano-braccia) consente man mano di avere dati più puntuali, utili alla prevenzione e alla comprensione dei fenomeni. E aumenta anche il numero di malattie professionali denunciate: i dati Inail del 2009 parlano di un aumento del 15,7% rispetto al 2008. “Le denunce sono state 34.646, il valore più alto degli ultimi 15 anni”, spiega la Fillea Cgil insieme al patronato Inca, “con un aumento di circa il 30% in 5 anni”. L’aumento delle malattie professionali denunciate all’Inail “è stato determinato dal netto aumento delle malattie dell’apparato muscolo-scheletrico”, ovvero le patologie che rappresentano la novità più significativa delle nuove tabelle. “Crediamo che i dati ufficiali non corrispondano ai dati reali”, dice la Fillea Cgil. Perché ci sono le malattie professionali nascoste, quelle da danni “non fisici”, conseguenti ai rischi psico-sociali, come lo stress-correlato al lavoro. E perché in Italia c’è il “grigio”: le malattie professionali e gli infortuni non sono, secondo la denuncia del sindacato, regolarmente denunciati e spesso vengono fatti passare come malattie a carico dell’Inps. E c’è il “nero”: e sono le malattie e gli infortuni che “non vengono denunciati né dalle aziende, né dai lavoratori”, specie se si tratta di stranieri e clandestini.