Annunciando a sorpresa un referendum sul salvataggio della Grecia, il primo ministro greco George Papandreou è riuscito a sconvolgere il mondo con le borse che sono colate a picco, i leader europei che si sono infuriati, e gli spread di Italia, Spagna e perfino Francia che hanno toccato i massimi.
Con un governo sempre più debole e isolato, ad Atene cresce la voglia di nuove elezioni, mentre l’economia peggiora di giorno in giorno. Intanto la Merkel fa sapere che il piano di aiuto europeo concordato per la Grecia il 26 ottobre deve andare avanti, e che ad Atene l’Europa (meglio: Berlino) chiede soprattutto chiarezza.
Dopo aver intervistato la parlamentare del Pasok Elena Panaritis, Linkiesta ha rivolto cinque domande a Evgenia Tsoumani-Spentza, parlamentare di Nuova Democrazia, il partito di centrodestra all’opposizione.
Avvocato ateniese che ha studiato anche in Italia (a Urbino), la Tsoumani riconosce la gravità della situazione, e dichiara che «la medicina che è stata data all’economia greca si è dimostrata del tutto inefficace». L’unica soluzione, sostiene la parlamentare, sono nuove elezioni e una nuova politica economica, molto diversa da quella implementata da Papandreou e dal Pasok.
Quali sono le condizioni generali dell’economia greca?
La situazione economica sembra rimanere disastrosa. Nonostante l’alleggerimento del debito concordato il 26 ottobre, ci sono importanti obbiettivi fiscali per l’anno 2011 nell’ambito del deficit, delle entrate pubbliche e della spesa che non stanno venendo raggiunti. La recessione è destinata a continuare oltre qualsiasi stima iniziale sia per il 2011 che per il 2012, aggravando così la spirale di crescita negativa.
Come giudica le misure prese dall’attuale governo socialista ? Il Pasok sta facendo il necessario ?
Finora i risultati hanno dimostrato che il programma economico non è riuscito a conseguire un rilevante consolidamento fiscale e a promuovere la crescita economica. Al contrario esso ha portato a una grave riduzione della domanda domestica, alla chiusura di imprese (specialmente piccole e medie), e a un forte aumento della disoccupazione. La politica economica intrapresa, basata su tagli “orizzontali” dei salari, diminuzioni delle pensioni e sfiancanti aumenti delle tasse, piuttosto che su riforme strutturali e iniziative di stimolo della crescita, ha dato risultati opposti a quelli attesi. Evidentemente la “medicina” data all’economia greca si è dimostrata del tutto inefficace !
E invece come valuta le misure prese dall’Unione europea per aiutare la Grecia ?
La decisione di alleggerire il debito pubblico greco è stato il risultato dell’infruttuosa prestazione del governo e delle deficienze del programma di consolidamento fiscale stesso. Una completa valutazione delle misure concordate nel recente vertice europeo è prematura, dal momento che non c’è un quadro chiaro dei termini e delle condizioni del bailout, e diverse “zone grigie” devono essere chiarite. Tuttavia bisogna notare che la sostenibilità del debito greco dipenderà anche dalla nostra capacità di conseguire un alto e protratto surplus così come una rapida crescita economica. Inoltre sarà importante far sì che gli organismi previdenziali vengano adeguatamente rifinanziati, perché corrono rischi considerevoli legati ai titoli pubblici nei loro portafogli.
Chi è, secondo lei, il responsabile della crisi del debito greco?
Si può dire che la crisi sia il risultato di tre cerchi concentrici. Nel cerchio esterno, il rapido invecchiamento della popolazione conduce a cattive prospettive fiscali poiché esso richiede una maggior spesa per pensioni e sanità. Nel cerchio intermedio, il processo elettorale (specialmente nel modo in cui è stato gestito dai governi del Pasok per quasi vent’anni) porta ad aumentare i salari e i posti di lavoro nel settore pubblico oltre i limiti consentiti dalla forza della nostra economia. Tali costi vengono coperti dai prestiti esterni piuttosto che dalla tassazione, a causa della diffusa evasione fiscale. Ciononostante (e qui siamo al cerchio interno) è stata l’insufficiente e tardiva reazione del governo del Pasok nell’affrontare le anomalie fiscali greche che ha trasformato una crisi del debito in una crisi di indebitamento. Questo genere di crisi ha portato il Paese a un programma economico irrealistico preparato dai nostri creditori in assenza del governo.
La Grecia eviterà il default ? Lei è ottimista?
È evidente che la Grecia ha urgente bisogno di politiche economiche diverse, che dovrebbero essere portate avanti da un governo forte, capace di riflettere l’odierno peso delle diverse entità politiche nella società; un governo che abbia la volontà politica di implementare le riforme necessarie a rimettere in moto l’economia, conseguire un surplus cospicuo e continuo, stimolare la crescita. Questo governo può nascere solo grazie a delle elezioni generali, che dovrebbero essere tenute il prima possibile.