Cronache in diretta degli incontri riservati a Palazzo Chigi, commenti, indiscrezioni. Tutto rigorosamente in 140 caratteri. Nella domenica in cui il governo Monti mette a punto la manovra economica, la politica monopolizza il cinguettio di Twitter. Ormai il giornalismo politico passa di lì. C’è il sindaco che racconta i risvolti segreti del faccia a faccia con l’Esecutivo, i leader di partito che continuano ad attribuirsi il merito per questo o quell’intervento appena annunciato. Alla fine spunta persino il falso account di un ministro. Che per qualche ora riesce a ingannare giornali e agenzie.
Protagonista assoluto della giornata è il sindaco di Bari Michele Emiliano, invitato all’incontro di Palazzo Chigi tra i rappresentanti degli Enti locali. Seguendo la sua diretta sul social network dell’uccellino azzurro decine di giornalisti riescono a ricostruire in tempo reale il contenuto del confronto. Le prime indiscrezioni sui dettagli della manovra, passano dall’account del sindaco.
Una diretta fin troppo attenta ai particolari, a dire il vero. Emiliano comincia a raccontare la sua trasferta romana dall’arrivo in aeroporto. Si parte con l’atterraggio a Ciampino, con Ryan Air, sotto la pioggia. “Inizio non incoraggiante”. I followers maniaci dei particolari sono presto accontentati. “ In aereo mi sono macchiato la camicia di caffè e ho dovuto comprarne altre tre per cambiarmi” rivela il sindaco. Inizia il vertice a Palazzo Chigi. Emiliano descrive la scena: “Quasi 50 persone, ma come si farà a discutere?”, “Vendola deve scaricare la tensione parlando con Burlando”. I lettori vengono informati del ritardo di Monti.
Poi iniziano le indiscrezioni sulla manovra. In un attimo la pagina twitter del primo cittadino di Bari diventa meglio di un’agenzia stampa. Mano a mano che Mario Monti presenta il decreto agli enti locali, Emiliano riporta i dettagli: dai tagli ai comuni all’anticipo dell’imposta sui patrimoni immobiliari. C’è anche materiale per i retroscenisti, con le frasi rubate del premier. “Nessuno deve essere soddisfatto dalle nostre azioni – avrebbe detto a un certo punto Monti – perché tutti devono partecipare allo sforzo del Paese”. E ancora: “La situazione è grave ed anche da Washington Pechino e Tokio si segue la situazione italiana”. Emiliano ovviamente non risparmia commenti, spesso velenosi. “Bisognerebbe alzarsi e andare via, non sanno cosa sia un comune, una provincia o una regione”.
Nel frattempo i principali leader politici si affrettano a commentare le indiscrezioni emerse. Anche loro su twitter. Anche loro rigorosamente in 140 battute. Andranno avanti fino a notte inoltrata. La maggior parte si affretta a prendersi il merito di alcuni interventi. “In un contesto da giudicare carte alla mano – spiega il capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri – è positivo che, come da noi richiesto, non aumenti l’Irpef”. Più diretto il capogruppo del Pd Dario Franceschini. Che cinguetta: “Col nostro impegno migliorata la manovra su evasione e equità: tracciabilità, capitali scudati e indicizzazione pensioni fino a 960 euro”.
“Se confermato il no all’aumento Irpef – si autoincensa il segretario Pdl Alfano – vuol dire che è passata la nostra impostazione per non colpire i soliti noti. Ne sono contento”.
Nel pomeriggio, al termine del Consiglio dei ministri, Twitter si tinge di giallo. Giornali e agenzie di stampa riportano i commenti che il ministro Corrado Passera avrebbe affidato al social network. “Comprendo il disagio di molti cittadini di fronte ai sacrifici da affrontare – quasi si scusa il titolare dello Sviluppo economico – ma la catastrofe incombe e va evitata, anche se costa”. Una frase a effetto, che conquista l’informazione italiana. Dal sito di Repubblica a qualche telegiornale, quasi tutti riportano la notizia. Qualcuno sottolinea compiaciuto una strana coincidenza: Passera debutta proprio oggi su Twitter, il suo account è stato creato solo da poche ore. Il motivo è presto detto. La pagina è un falso. Verso le 20 Passera smentisce la frase: “Non ho nessun profilo su Twitter”.
Massimo rispetto per i giornalisti incappati nell’errore. Alla ricerca disperata di una notizia e alle prese con uno dei governi meno loquaci della storia, speravano di aver trovato un’altra “fonte” all’interno dell’esecutivo. Un po’ come era successo una decina di giorni prima, quando qualcuno si era accorto che il neo titolare degli Esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata, era solito confidare i suoi pensieri a Twitter. La notizia riportò il sorriso nelle redazioni da poco orfane di Silvio Berlusconi. “Il ministro cinguetta”, “La politica a colpid i tweet”, La tweet-diplomazia”. Tanti, troppi, spesso banali, gli articoli che già allora uscirono a decine.