Anno nuovo, videogiochi vecchi. Il 2011 alla console

Anno nuovo, videogiochi vecchi. Il 2011 alla console

1. Deus Ex: Human Revolution

L’anno è il 2027, e gli uomini inseguono l’immortalità trapiantandosi protesi e innesti artificiali. In una Detroit crepuscolare sull’orlo della rivolta, un cyborg, Adam Jensen, cerca di scoprire chi ha assassinato la sua donna. Dovrà fare i conti con multinazionali spietate, fanatici religiosi e mercenari cibernetici. Fantascienza? Solo in parte. Deus Ex: Human Revolution è uno dei videogiochi più profondi degli ultimi anni. E affronta temi scottanti come il rapporto uomo-macchina, il sogno dell’immortalità, l’integralismo religioso, lo strapotere delle grandi corporation. Non offre risposte, ma solo domande. In compenso Adam Jensen, novello Faust post-umano, combatte, si infiltra in basi militari, scioglie enigmi e acquisisce nuove, devastanti abilità. Con gran divertimento del giocatore.

2. The Elder Scrolls V: Skyrim

Il fantasy è tornato, come dimostra il successo della splendida serie tv A Game of Thrones. Skyrim non è da meno. Videogioco tolkieniano profondamente evocativo, attinge a piene mani alle antiche saghe nordiche, così come al fantasy contemporaneo. Il protagonista, a cui il giocatore può dare le fattezze e le caratteristiche che preferisce, è un avventuriero dotato di poteri magici. Vaga per un vastissimo mondo medievale in cerca di draghi da sterminare, per poi rubargli la energie vitali. Come i guerrieri primitivi, che uccidevano l’avversario e si cibavano del suo cuore sperando di acquisirne la forza. E primitivo è il piacere che si prova giocando a Skyrim: si può cacciare, cavalcare, scalare montagne e addirittura sposarsi. Una libertà pressoché totale, per un videogioco immenso. In tutti i sensi.

3. L.A. Noire

Il Los Angeles Times gli ha dedicato un lungo, appassionato articolo. Perché per L.A. Noire i programmatori di Rockstar Games e Team Bondi hanno davvero superato se stessi, ricreando fin nei minimi dettagli la Los Angeles del 1947. Una metropoli ribollente. Crudele ma anche affascinante. Perversa e quasi oscura, se non fosse per il terribile sole californiano. Una Gomorra resa ancora più dissoluta da quella Sodoma con i lustrini che è Hollywood. Data l’ambientazione, L.A. Noire non poteva che essere molto cinematografico: e in effetti il protagonista, il detective Cole Phelps, ha le fattezze digitali di Aaron Staton, tra gli interpreti del premiatissimo serial tv Mad Man. Nel corso del videogioco Phelps è impegnato a risolvere delitti, interrogando testimoni, inseguendo sospettati e facendo spesso uso del suo revolver. Un capolavoro.

4. Batman: Arkham City

Un videogioco forte, duro come un pugno allo stomaco. È ambientato ad Arkham City, un immenso carcere che è una vera cittadella della disperazione. Un bubbone infetto nel cuore di Gotham City, la più corrotta delle metropoli americane. È questo lo scenario hobbesiano del nuovo capitolo videoludico della saga di Batman. Anche qui, come nella trasposizione cinematografica di Christopher Nolan, Batman ripercorre la parabola infernale che lo porta da paladino degli oppressi a cavaliere oscuro, obbligato a scendere a patti con il male per salvare (?) se stesso e la collettività. Un altro eroe faustiano, armato non di una conoscenza assoluta ma di armi sofisticatissime e gadget tecnologici. Indispensabili, per affrontare con successo nemici spietati quali il Joker e il Pinguino. Da non perdere.

5. Call of Duty: Modern Warfare 3

Un gioco brutale, violento e frenetico, apprezzato perfino dal New York Times. E, soprattutto, decine di milioni di videogiocatori. È Modern Warfare 3, ultimo capitolo della saga sparatutto Call of Duty, che ha incassato un miliardo di dollari in poco più di due settimane. Capire la ragione di tanto successo non è difficile: Modern Warfare 3 è un titolo spettacolare, dal respiro epico, che dà al giocatore la sensazione di trovarsi su un vero campo di battaglia. E se tutto questo non basta per giustificare l’acquisto di Modern Warfare 3, la sua modalità online consente di scontrarsi con i nemici praticamente all’infinito. Ai pacifisti potrà anche non piacere. Ma a tutti gli altri sì.

6. The Legend of Zelda: The Skyward Sword

La saga di Zelda sta ai videogiochi come l’Odissea alla letteratura. Perché il primo Zelda apparve nel lontano 1986, quando i videogiochi erano considerati un business di serie B. Alla Casa Bianca c’era Reagan e al Cremlino Gorbaciov (e, a palazzo Chigi, Bettino Craxi). Oggi l’Urss non esiste più, il presidente si chiama Obama e a Roma c’è Mario Monti. Ma la saga di Zelda, inossidabile, continua. Con Skyward Sword. Ritorna dunque Link, il coraggioso eroe vestito di verde, in un mondo suggestivo, onirico, dove non solo si può scorrazzare per foreste e deserti, ma anche svolazzare tra le nuvole, a cavallo di un Solcanubi, enorme pennuto colorato. Tra combattimenti all’arma bianca ed enigmi da risolvere, si respira ancora una volta la magica atmosfera della saga di Zelda. Consigliato ai giocatori di vecchia data, ma anche ai più giovani.

7. Uncharted 3: L’inganno di Drake

A detta del New York Times il protagonista di Uncharted 3, Nathan Drake, è una via di mezzo tra Indiana Jones e James Bond. Difficile dargli torto. Già il nome è tutto un programma, con quel Drake che evoca pirati, antiche maledizioni e isole remote. E i pirati in questo videogioco ci sono davvero. Solo che non ci sono né sciabole né carabine, ma fucili e granate. Nathan Drake, da parte sua, è alla ricerca di un favoloso tesoro, e per trovarlo girerà il mondo: Inghilterra, Francia, Medio Oriente, chi più ne ha più ne metta. Un gioco dal sapore hollywoodiano, adrenalinico e ricco di suspense. Capace di divertire dall’inizio alla fine.

8. Dead Island

Qui bisogna correre e menar fendenti. L’alternativa è essere mangiati da orde di zombie affamati che solo poche ore prima erano gioiosi vacanzieri occidentali. È la trama, per sommi capi, del gioco horror-survivalista Dead Island, vera sorpresa del 2011. Ambientato in un’isola a largo delle coste della Papua Nuova Guinea (dove il cannibalismo un tempo era praticato), Dead Island a tratti sembra, più che un semplice horror, una crudele satira del turismo mordi-e-fuggi contemporaneo. Un apologo alla Zombie di George A. Romero, insomma. Al giocatore, costretto a usare ogni tipo di arnese per difendersi dagli assalti degli zombie, viene quasi il dubbio che nel mondo reale i veri zombie siano proprio i turisti-consumisti. Quelli che, con la loro smania di visitare i luoghi più esotici (e fragili) del pianeta, li distruggono involontariamente. Consigliato agli ecologisti.

9. Rage

L’Apocalisse, si sa, è vicina: i Maya ci hanno avvisato, senza però dirci di che morte moriremo. Sarà un conflitto nucleare a finirci? Un mega-terremoto? Un’epidemia letale? Lo spread BTP-Bund? Rage, sparatutto sviluppato dalla leggendaria software house di Doom e Quake, propende per il canonico meteorite. Che nel 2029 colpisce la Terra, distruggendo quasi del tutto la civiltà umana. Il risultato è un bel mondo post-apocalittico, carico di suggestioni alla Mad Max. All’inizio il giocatore deve limitarsi a sopravvivere, tra predoni armati fino ai denti e mutanti molto poco socievoli. Poi però Rage accelera, in un crescendo che alterna sparatorie all’ultimo sangue e corse al cardiopalma a bordo di dune buggy. Un gioco per chi non bada ai profeti di sventura.

10. From Dust

Il videogioco che davvero non ti aspetti. From Dust è una perla rara, per veri intenditori. Non perché lo si può giocare solo acquistandolo online, ma per la sua ambientazione unica e il suo gameplay lirico. Il giocatore è niente meno che una divinità pagana che plasma gli elementi primordiali. Creando isole da sogno, foreste, laghi, montagne. La sua missione è proteggere il piccolo popolo che lo adora, da tutti i mali del mondo: tsunami, eruzioni vulcaniche, incendi. Altro che giustizia divina: in From Dust il male non è tanto un concetto morale, quanto una mera conseguenza dei fenomeni naturali; e lo stesso dio è un’entità benevola, potente ma non onnipotente, che deve fare i conti con i limiti delle cose. Adatto a chi non vuole distruggere, ma creare. 

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