Dal processo breve alla riforma che avrebbe dovuto dimezzare il numero dei parlamentari. Passando per la legge contro l’omofobia, le intercettazioni, il testamento biologico, il ddl anti-corruzione. Ecco l’eredità del governo Berlusconi. Quei provvedimenti esaminati, discussi e in alcuni casi votati dalle Camere negli ultimi tre anni. Ma che per un motivo o per un altro sono stati dimenticati in qualche cassetto. In attesa del definitivo – in alcuni casi improbabile – via libera.
Una lunga lista cui potrebbe farsi carico il governo Monti. A partire dalla tanto annunciata riforma dell’architettura costituzionale. Silvio Berlusconi l’ha promessa tante volte: riduzione del numero di deputati e senatori, istituzione del Senato federale, rafforzamento dei poteri del premier. Tra la primavera e l’estate dell’anno che sta per finire il centrodestra ne aveva fatto una bandiera. Promettendo una rapida approvazione. Poi non è successo più nulla, o quasi. Dopo tante promesse all’inizio di ottobre il governo è finalmente riuscito a depositare un testo in Senato. Ad oggi il disegno di legge è ancora fermo in commissione Affari Costituzionali.
Diversi i progetti di riforma della giustizia che il governo Berlusconi ha portato avanti senza successo. Esemplari i due provvedimenti che avrebbero dovuto rivoluzionare l’iter processuale. Il primo ddl era nato per ridurre i termini della prescrizione, il secondo per allungare virtualmente all’infinito il numero dei testimoni. Due leggi ad personam, stando a quanto denunciato dalle opposizioni, studiate a Palazzo Chigi per tutelare il Cavaliere nei processi in corso. A conti fatti, una strategia inutile. Il ddl sul processo breve (“Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi”) è stato presentato al Senato due anni fa. Dopo una prima approvazione e un rapido passaggio alla Camera, la scorsa primavera è tornato a Palazzo Madama. Dove è ancora in attesa dell’ok definitivo. Quello sul processo lungo ha avuto un percorso simile. Approvato dalla Camera lo scorso inverno, ha ricevuto il via libera con modifiche anche dal Senato. Da questa estate è tornato a Montecitorio, dove è fermo in commissione Giustizia.
Grande enfasi era stata posta sul disegno di legge anti corruzione presentato nel maggio 2010 dall’allora Guardasigilli Angelino Alfano (“Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella P.A.”). Il provvedimento è stato votato dal Senato e lo scorso giugno è stato trasmesso alla Camera, dove attende l’approvazione finale. Ha percorso ancora meno strada la delega al governo per la separazione delle carriere dei magistrati. La proposta di legge – tanto cara all’ex premier Berlusconi – è stata depositata alla Camera nel marzo 2010 dal deputato Santo Versace. Sono passati quasi due anni e l’iter legislativo non è ancora iniziato. Nel frattempo il firmatario del provvedimento ha fatto in tempo a cambiare partito e passare all’opposizione.
Chi si ricorda il ddl sulle intercettazioni? La stretta sulle pubblicazioni delle telefonate “rubate” era un altro cavallo di battaglia dell’ultimo esecutivo. Ma neppure questo provvedimento è riuscito a raggiungere il traguardo. Montecitorio aveva approvato il testo già nel giugno del 2009. Esattamente dodici mesi dopo è arrivato l’ok del Senato. Lo scorso ottobre – quando il ddl è tornato alla Camera – la relatrice Giulia Bongiorno si è dimessa in polemica con il governo. Complice la crisi economica, il testo sulle intercettazioni è stato messo temporaneamente da parte. E ora attende di essere inserito all’ordine del giorno dell’Aula.
Poi c’è la riforma sul testamento biologico. Il ministro della Salute Renato Balduzzi ha assicurato poche settimane fa che sui temi etici «il governo si rimetterà al Parlamento». Fino a oggi il percorso del provvedimento è stato particolarmente lungo e accidentato. Il ddl che introduce le dichiarazioni anticipate di trattamento (non vincolanti per i medici) è stato approvato dal Senato nel marzo 2009. Dopo un lungo silenzio, la scorsa estate ha ricevuto anche il via libera della Camera. Tornato a Palazzo Madama, è tuttora all’esame della commissione competente.
Non è un progetto dell’ex maggioranza di centrodestra il ddl sull’omofobia. Eppure il provvedimento che “tutela le vittime di reati per motivi di omofobia e transfobia” resta un’eredità del governo Berlusconi. È uno dei temi che ha fatto più discutere nell’attività parlamentare degli ultimi tre anni. E che dopo un lungo esame aspetta ancora il via libera. Presentato nell’ottobre 2009, la scorsa estate è approdato in Aula dopo aver superato la trafila dei lavori in commissione. A bocciare il testo ci ha pensato un fronte politico trasversale, che ha approvato le pregiudiziali di costituzionalità. Risultato: ddl rispedito in commissione e iter legislativo da rifare.