Edison, la trattativa con Edf riparte dal “lodo Zuccoli” ideato dal banchiere Passera

Edison, la trattativa con Edf riparte dal “lodo Zuccoli” ideato dal banchiere Passera

L’incontro di ieri pomeriggio a Roma fra il ministro dello Sviluppo Corrado Passera e il presidente di Edf, Henri Proglio, ha segnato la ripresa della trattative italo-francesi sulla vicenda di Edison. Una ripresa su uno schema finanziario risalente all’estate scorsa e noto come “lodo Zuccoli”, ma che a suo tempo era stato pensato nelle stanze di Intesa Sanpaolo, la banca di cui Passera è stata amminsitratore delegato fino al suo recente ingresso nel governo Monti.

Accantonato infatti, l’accordo di fine ottobre, che prevedeva la spartizione delle centrali di Edipower, il negoziato si svolgerà sulla base della nuova proposta avanzata dai soci italiani raggruppati in Delmi (A2a, Iren, Dolomiti Energia, Sel, Mediobanca, Bpm, Fondazione Crt). Ovvero, il passaggio dell’intera Edipower – partecipata al 50% da Edison, al 20% a testa da A2a e dalla svizzera Alpiq, e al 10% dalla Iren – agli italiani in cambio della cessione ai francesi del 30% di Edison, che Delmi detiene via Transalpina. L’operazione verrebbe fatta dalla stessa cordata italiana presente in Delmi, che poi si fonderebbe con Edipower. E questo sarebbe un primo passo verso uno scenario in cui le grandi ex municipalizzate del Nord potrebbero poi a loro volta fondersi con Edipower. Finanza ad alta gradazione, insomma.

Ma la proposta è “nuova” solo per modo di dire: si tratta, infatti, del vecchio “lodo Zuccoli”, che già quest’estate puntava all’acquisto da parte italiana della totalità di Edipower. Un piano che Giuliano Zuccoli, presidente del consiglio di gestione di A2a, aveva elaborato con il supporto informale dei banchieri di Intesa Sanpaolo, che è stata storicamente vicina all’ex municipalizzata milanese. E l’estate scorsa nasce proprio fra le mura di Banca Imi, la banca d’investimento del gruppo Intesa, l’idea dello scambio fra le quote di Edipower contro quelle che i soci italiani detengono indirettamemente in Edison.

Le piroette di Tabacci. Ancora pochi mesi fa lo schema era stato bocciato sonoramente da Bruno Tabacci, assessore al bilancio del Comune di Milano, da sempre critico con Zuccoli. «Il piano non sta in piedi, non ci sono assolutamente i numeri», aveva detto il 22 settembre, come si può leggere sul sito dell’assessore. E ancora, a proposito della cordata italiana che avrebbe dovuto rilevare Edipower: «Ma quale cordata? Ma per fare cosa? Speriamo che possa essere migliorato in maniera adeguata l’accordo di marzo. Per farlo c’è bisogno di ricostruire un minimo di rapporto con i francesi, invece che mostrare i muscoli e fare la faccia feroce…». Nella stroncatura, insomma, l’assessore al bilancio di Milano non si era risparmiato. Poi, dopo l’incontro fra Passera e i soci milanesi, avvenuto l’altro ieri a Milano, la faccia cambia: i francesi dovranno accettare il lodo Zuccoli in versione aggiornata, «se non vogliono la guerra, diversamente dovremo muoverci sul terreno delle ostilità, ci sono tanti strumenti».

La vera notizia di questi ultimi giorni è perciò che il Passera ministro sta riuscendo dove non era riuscito come banchiere, imponendo lo schema di una nuova operazione di sistema: una cordata patriottica nel nome dell’interesse nazionale, che appena pochi mesi fa era stata bocciata dai Comuni azionisti indiretti delle ex municipalizzate coinvolte, a partire da quelli di Milano e Brescia. 

Concludere l’accordo, però, non è scontato. Le pretese degli italiani sono impegnative per la controparte: 750-1.000 milioni per il 100% di Edipower sulla base di un accordo preliminare concluso fra Edf e Alpiq, che valuta 150-200 milioni il 20% della società. Per gli italiani questo implicherebbe un esborso di 525-700 milioni. Dall’altro lato, per il 30% circa di Edison, detenuto tramite Transalpina e da trasferire ai francesi, Delmi chiederebbe una valutazione di 1 euro per azione, per un controvalore di 1,5 miliardi. Questa cifra permetterebbe di compensare il prezzo del 70% Edipower (max 700 milioni) e coprire anche le minusvalenze sul 30% Edison (600 milioni).

In Borsa, però, le azioni Edison quotano intorno 0,8 euro per azione, senza considerare il fatto che Edipower è ritenuto il “gioiellino” di Foro Buonaparte. Ai francesi, in sostanza, viene proposto di rinunciare alla parte più pregiata del gruppo, di pagare le azioni di Edison a prezzi superiori del 25% alle quotazioni correnti e, infine, di sobbarcarsi il costo dell’Opa residuale. Le posizioni delle parti partono perciò molto distanti. In definitiva, l’elemento più convincente del vecchio lodo Zuccoli tornato a nuova vita è proprio la “moral suasion” del Passera-banchiere di sistema diventato ministro tecnico.

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Twitter: @lorenzo.dilena

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