Stavolta non è un film. Alcuni scienziati di Stati Uniti e Olanda hanno creato, in laboratorio, una variante pericolosissima del virus dell’influenza aviaria. La scoperta, di per sé, non è recente: il team olandese guidato dal professor Ab Osterhaus dell’Erasmus Medical Centre di Rotterdam ha presentato il risultato del lavoro in una conferenza di virologi già lo scorso 19 settembre, a Malta. L’altro team, quello americano, è dell’University of Wisconsin – Madison. Entrambi sono stati finanziati nella ricerca dal National Institutes of Health. Adesso, però, si sono preoccupati: il governo americano si è mosso sulla questione e ha invitato gli scienziati a «non diffondere i dati dell’esperimento».
Come riporta il New York Times, il National Science Advisory Board for Biosecurity, controllato dal National Institute of Health organismo governativo, si è preoccupato. Ha chiesto in modo esplicito a Science e Nature, le due principali riviste scientifiche del mondo, di non pubblicare nei loro articoli sulle ricerche tutti i passaggi degli studi. Meglio lasciar fuori alcuni particolari. Non i risultati, certo, ma «i dettagli dell’esperimento e i dati della mutazione che renderebbero possibile la riproduzione dell’esperimento». Insomma, il governo ha paura che la scoperta finisca nelle mani sbagliate. Terroristi o potenze straniere e ostili, Quelli che, nei film, sono i cattivi.
Il rischio, in teoria ci sarebbe. Come aveva spiegato a Malta Ron Fouchier, dell’Erasmus Medical Centre di Rotterdam, l’intero esperimento è consistito nel mutare (e rendere più pericoloso) il virus H5N1, che provoca l’influenza aviaria e non colpisce, se non di rado, gli uomini. Quando lo fa, però, presenta tassi di mortalità altissimi: quasi del 50%. Dei 600 casi di uomini infetti dall’H5N1, almeno 300 sono stati fatali. Ora alcune condizioni, grazie all’esperimento, sono cambiate.
Il virus si può trasmettere da un essere umano a un altro e con estrema facilità: per via aerea. Uno starnuto o un colpo di tosse sono sufficienti, dal momento che, come ha spiegato il professor Fouchier, «siamo riusciti a renderlo compatibile con le cellule del tratto respiratorio». Per essere precisi, gli scienziati hanno lavorato su cavie e furetti, che però, in questo senso, sono quasi assimilabili agli esseri umani. E ci sono voluti pochi passaggi e qualche mutazione per raggiungere l’obiettivo. Cosa che, nelle parole dello stesso Fouchier, «sembra proprio una brutta notizia».
C’è dell’altro. La ricerca sul virus non è ancora completa. Ancora non è stata chiarita la modalità di trasmissione da un essere umano all’altro. E non è stata studiata ancora fino in fondo la sua maggiore resistenza ai farmaci. Insomma, aver creato una versione del virus H5N1 così rapida e feroce può essere un problema serio: se nelle mani sbagliate, può dare origine a una pandemia, mortale e diffusissima. Sembra comprensibile che il governo americano abbia deciso di intervenire: niente particolari, ha detto. È censura?
In realtà non tanto. Innanzitutto, il National Science Advisory non ha alcun potere proibitivo: le riviste potrebbero, senza problemi, pubblicare tutti i dati degli esperimenti senza incorrere in sanzioni. Inoltre, Bruce Alberts, editor di Science, non pone barricate di fronte alla richiesta del governo. Riconosce che «c’è un motivo di preoccupazione legittimo». E, anche se la comunità scientifica e la rivista hanno sempre difeso la libertà di espressione e lo scambio delle idee, questo sembra il momento di «essere responsabili».
Il governo, però, continua Alberts, «deve fornire un sistema con il quale si possano trasmettere le informazioni mancanti», spiega, «a scienziati legittimati, in tutto il mondo, che ne abbiano bisogno». Con questo patto, sembra che le cose siano al sicuro e, per fortuna, gli scenari da film catastrofico ancora molto lontani.