La fase 2 del governo Monti? Per ora comanda l’uomo di Letta

La fase 2 del governo Monti? Per ora comanda l’uomo di Letta

Doveva essere il governo di Monti e Passera, dei professori e dei tecnici. Ma per il momento a menare le danze, a dettare i tempi, «perfino a convocare i Consigli dei ministri», dice qualcuno piuttosto arrabbiato, è quella vecchia volpe di Antonio Catricalà. Lui che la Roma dei Ministeri e dei dipartimenti, delle authority e di tutto il parastato conosce molto bene la macchina sembra essere il vero artefice dei movimenti mediatici del governo e della sua agenda. Anche il consiglio dei ministri di domani e questa insistenza sul lancio immediato della “fase due” sarebbero frutto del suo attivismo.

Domani dovrebbe essere infatti presentato un pacchetto, o almeno un’agenda, di tutte le cose da fare, a cominciare dalle liberalizzazioni. Ma in diversi ministeri pesanti e vicini, per competenza, al tavolo delle eventuali liberalizzazioni si sta su un diplomatico «le vedremo», oppure non si ha paura di ammettere che «non è arrivato niente».

Liberissimi tutti di cambiare versione se «domani ci troveremo di fronte a una proposta organica e coordinata per riformare il paese», sorride qualcuno, ma certo la sensazione è che dall’incontro di domani uscirà una timeline per il prossimo futuro, forse ancora qualche misura spot (aumento delle tariffe autostradali? Aggiustamenti sulle misure già prese?) ma certo non l’inizio della “fase 2”.

Del resto, riferiscono ambienti governativi, è proprio Catricalà che gestisce la partita, o almeno che ambisce a gestirla senza perdere il controllo e il modello è quello del suo predecessore: quel Gianni Letta di cui ha preso l’incarico dopo una complessa trattativa. Del resto, i legami tra Catricalà e Gianni Letta sono notoriamente solidi: tanto che proprio Catricalà, appena prima delle festività, ebbe a definire con qualche enfasi Gianni Letta un «semi-dio». Ovviamente, la situazione è molto diversa, anche se le figure un po’ si somigliano, e quindi diverso è il risultato dell’azione. Ad esempio, al momento anche all’Antitrust starebbero studiando un pacchetto completo di misure per le liberalizzazione che dovrebbe essere presentato ai primi giorni del 2012. Ma il mandato non arriverebbe dall’ex presidente Catricalà (che non è amatissimo nei corridoi dell’Authority che ha presieduto per sei anni), ma piuttosto direttamente da Monti.

Si ha, insomma, una certa sensazione di confusione che questa accelerazione mediatica di fine anno non aiuta a sciogliere. Allo studio del Ministero dello Sviluppo di Corrado Passera ci sono misure per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese, misure che passerebbero per l’utilizzo di titoli di stato e per un diverso ruolo delle banche. Altre misure potrebbero venire dal ministero del welfare di Elsa Fornero. Ma tutto sembra arrivare da una spinta personale dei singoli ministri, o dai desiderata del Premier, che però non trovano la giusta “misura” in un palazzo romano che non dominano di certo ancora.

Proprio la Roma del parastato, del resto, è in subbuglio. La manovra interviene direttamente su privilegi, compensi e pensioni. E agisce proprio, per l’appunto, in quella Roma di ministeri, di burocrazie che non cambiano mai, di funzionariati che hanno attraversato serenamente due Repubbliche, e con serenità guardano anche alla Terza. La Roma, manco a dirlo, di Antonio Catricalà che guarda con sospetto a questo governo nordista e un po’accademico: e adesso lo aspetta al varco per riempire questo “scatolone vuoto” che, al momento, è ancora la fase due più volte annunciata da Mario Monti.   

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