Post SilvioMonti faccia politica e ci dica che Italia ha in mente

Monti faccia politica e ci dica che Italia ha in mente

Prima Bersani, poi Berlusconi. I due leader dei principali partiti che sostengono il governo, ieri, hanno alzato i toni. Bersani ha detto che “parlare dell’articolo 18 è un’assurdità. Il governo lo capirà, e se non lo capisce…”. Anche Berlusconi, che veniva ritratto come “nuovamente all’attacco dell’esecutivo”, sembra in realtà piuttosto disponibile a tirare avanti e ad aspettare: “Se il governo continua con questa imposizione fiscale le elezioni sono possibili”.

A parte il fatto che in democrazia le elezioni sono sempre possibili, nessuno sembra avere al momento la forza e l’interesse per rompere un percorso appena iniziato e che sta proteggendo tutti da esiti ignoti. Mentre tutti si studiano e si misurano in parlamento e nel paese, e la Lega torna all’antico gridando testualmente “governo ladro”, Mario Monti e il suo governo non cadano nella tentazione di misurarsi sugli stessi soffocanti parametri della politica italiana. Quella politica che, dopo vent’anni di autoproclamata Seconda Repubblica, ha restituito l’Italia a se stessa con lo stesso bisogno di riforme e prospettive.

Non tirino a campare, Monti e i suoi ministri, ma mettano sul tavolo un’agenda di temi di dibattito veri, di problemi reali per la tenuta del paese. Garantiti i conti come certamente sa fare, il Premier dica al Parlamento e al paese quali sono i nodi da sciogliere pensando al domani, perché possa esserci per l’Italia un domani fatto di sviluppo, crescita e credibilità. Alzi il velo fatto di veti e compromessi che copre i tanti soldi che lo stato spende male. Sono quelli che formano una spesa pubblica inefficiente, costruita su un apparato del pubblico impiego troppo grande, ma anche su un sistema di aiuti alle imprese che sembrano non arrivare mai a chi fa impresa davvero. Mostri, Monti, un pensiero e un progetto originale per rispondere a un dato di fatto: con una pressione fiscale complessiva superiore al 50% non si cresceva neanche prima della crisi esplosa del 2007 in nessuna parte del mondo. Figurarsi adesso.

Mostri a tutti la faccia le profonde discriminazioni che dividono il cosiddetto mercato del lavoro in due: e i meno protetti, i meno garantiti, i meno remunerati sono per la maggioranza anche i più giovani. Ponga il tema in modo chiaro, e detti un’agenda di discussione concreta e puntuale, indicando anche senza troppa paura un orizzonte legislativo capace di andare oltre il dibattito simbolico – e spesso ideologico – sull’articolo 18. Obblighi anche il Pd e i sindacati a prendere atto di quanti soggetti fragili esistono, nel mondo di oggi, e di quanto non siano protetti dal sistema normativo attuale, in un contesto di crisi economica che fa molti disoccupati in più di quanti ne possano produrre i licenziamenti senza giusta causa. Forse, in questa lunga congiuntura economica, bisognerà guardare seriamente alla dolorosa prospettiva di un’alta disoccupazione stabile, e pensare che risorse e sforzi di protezione e di incentivo alla propria formazione vanno orientati anzitutto lì.

Non rinunci, questo governo, al rovescio di tutte le medaglie italiane: l’evasione. Una piaga che l’Italia si porta dietro da sempre, una specie di serpe che abbiamo tollerato e alimentato in seno fino a quando è diventata troppo grande, e quasi strutturale per il nostro “modello di sviluppo”. Così non si va lontano, e serve un piano politico e di governo serio per provare a dare all’Italia un fisco più equo e leggero ma meno tollerante con chi evade davvero. Monti e il suo governo di intellettuali ed economisti sanno bene, infine, che senza ricerca e sviluppo non si va da nessuna parte: recuperino risorse alla causa della crescita delle conoscenze, che sono il discrimine tra i paesi che hanno un futuro e quelli che vivono del proprio passato, per quanto glorioso esso sia.

Mario Monti l’abbiamo voluto, ci abbiamo sperato, a tratti l’abbiamo anche invocato. Aveva e ha il compito di “bonificare il sito” della politica italiana, di restituire la società a un dibattito più sincero e meno incentrato sulle personalità logore di chi ha fatto la seconda Repubblica. Aveva e ha la missione di salvare l’Italia. Ma questa missione non sarà completa se, per il dopo-Monti, non sarà lasciata al paese un’agenda vera di grandi questioni, di grandi temi su cui potranno e dovranno formarsi le divisioni tra i diversi interessi rappresentati, e i diversi partiti. Non si curi troppo delle minacce di Berlusconi e Bersani, e metta sul tavolo il paese, i suoi nodi irrisolti, le sue grandi potenzialità. Faccia politica nel senso più alto del termine, lui che non ha bisogno di guardare i sondaggi, e porti davanti al parlamento l’Italia che ha in mente.
E poi vada come deve andare.
 

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