Scrive il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, sul suo account Twitter. «40 years has passed since the Fontana Square massacre. Failure to identify those responsible is a dark void that needs to be filled». Bene.
Forse non lo sanno tutti, ma Formigoni ama twittare in inglese: cosa che lo rende di sicuro più internazionale, più moderno, meno provinciale. Ogni tanto sembrerebbe commettere qualche errore, come ad esempio il fatto che i 40 years sono plurale, cioè più di 1 year, e quindi non has ci vorrebbe, ma have. Sottigliezze da puristi. Per uno come lui è senz’altro un uso disinvolto dello slang, dove, si sa, le regole grammaticali saltano un po’ e smettono di essere regole.
Altre cose, però, sono meno sottili. Prima di tutto, il fatto che non 40, ma 42 years have passed. Era il 1969, oggi siamo nel 2011. Niente di grave, suvvia. Formigoni non intendeva, come è possibile, dare il computo esatto. Quarant’anni e passa, va bene lo stesso.
Però poi si spinge a dire che «l’incapacità di identificare i responsabili è un vuoto oscuro che deve essere colmato». Ecco, ancora la solita storia. Perfino il presidente della Regione ignora, o finge di ignorare che si sa chi è stato. Che i nomi (di alcuni di sicuro) sono stati identificati. Che il vuoto è stato quasi del tutto riempito, anche se sgombre restano le galere.
Lo scrive, in un articolo apparso sul Corriere della Sera del 12 dicembre di due anni fa, Luigi Ferrarella: «Nei confronti delle vittime è infatti immorale, prima ancora che falso nella ricostruzione storico-giudiziaria, coltivare il luogo comune di una verità ignota, di una strage senza paternità, di misteri totalmente mai diradati».
Il titolo, eloquente, recita: «”Una strage senza colpevoli”, l’ultimo falso di Piazza Fontana». E, poi, dentro, è ancora più chiaro: «Non è vero ce non siano stati identificati responsabili della strage». Ad esempio, Carlo Digilio, «neofascista di Ordine Nuovo, ha confessato il proprio ruolo nella preparazione dell’attentato e ottenuto nel 2000 la prescrizione per il prevalere delle attenuanti riconosciutegli appunto per il suo contributo», e poi la Cassazione del 2005, che pur assolvendo Zorzi, Rognoni e Maggi, specifica nella sentenza che con le nuove prove emerse, «gli ordinovisti veneti Franco Freda e Giovanni Ventura» sarebbero stati condannati.
Se si vuole, si può anche tenere conto della testimonianza resa dallo stesso Digilio, quando afferma che Delfo Zorzi uno giorno gli avrebbe raccontato che, a mettere la bomba, era stato lui in persona. Insomma: mancano i puniti, certo. Non mancano i colpevoli. Sono queste le cose che un politico importante come Roberto Formigoni dovrebbe sapere bene. Non tanto – e non è comunque il suo caso – l’inglese.