Creare posti di lavoro e sopratutto “spunti di lavoro”, rilanciare le eccellenze creative dando nuova linfa all’artigianato locale e offire ai giovani opportunità formative e di aggregazione. È questo l’ambizioso progetto portato avanti dalla contrada del Nicchio e dalla onlus “Arte dei Vasai”, nata per iniziativa del priore Paolo Neri. L’associazione punta a portare una ventata d’aria fresca nel mercato del lavoro cittadino che, al momento, offre pochissime opportunità.
L’idea portata avanti da Neri poggia le sue fondamenta sull’esperienza storica delle Corporazioni delle arti e dei mestieri, le prime associazioni sindacali nate in molte città italiane nel milletrecento. A Siena queste associazioni, create per regolamentare e tutelare le attività degli appartenenti ad una stessa categoria professionale, avevano due funzioni: supportare il lavoro locale e sviluppare forme di solidarietà tra i membri. «Delle Arti vogliamo riproporre quello spirito di reciproco sostegno e di cooperazione che oggi sembra essere venuto meno», spiega Neri. «Per noi è quasi un dovere civico, in una situazione difficile come quella attuale, cercare di dare un mano alla città».
L’associazione svilupperà progetti culturali dislocati in vari ambiti: l’artigianato, il sociale, l’istruzione, l’arte. Ovviamente, senza limiti di contrada. «Mi piacerebbe avviare una riscoperta delle attività artigianali che per tanti anni hanno fatto la storia di Siena», racconta il priore del Nicchio. «In città ci sono alcune eccellenze che potrebbero essere sfruttate molto meglio. Basti pensare a chi realizza i costumi, le bandiere e i tamburi per il Palio: si tratta di prodotti di altissima qualità che si trovano soltanto qui. Pensate se Siena diventasse il fornitore ufficiale di tutti i Palii d’Italia. Ci sarebbe molto lavoro in più e valorizzeremmo il “Made in Siena” che per tanto tempo ha contraddistinto questa città».
Nel capoluogo di provincia toscano la crisi si sente. «C’è una depressione generale: la città è come in catalessi ed è una situazione che coinvolge in primo luogo i giovani», spiega Neri, secondo cui il problema è legato anche alla mancanza di alternative lavorative a Monte dei Paschi, il colosso bancario che rappresenta la principale fonte di occupazione in città. «Si dice che i lavoratori di Siena si dividano in tre categorie: quelli che lavorano per Monte dei Paschi, quelli che ci hanno lavorato e quelli che ci lavoreranno. Il punto è che viviamo in una città-banca: oltre a Monte dei Paschi non c’è nulla o quasi. Del resto, la città non ha mai avuto una vocazione industriale».
Per questi motivi, il Nicchio ha deciso di mettersi in prima linea per cercare di dare un’alternativa a chi non ce l’ha. «I giovani che vivono qui si trovano davanti a un vicolo cieco. Li si può compatire, oppure gli si può offrire un’alternativa: noi preferiamo questa seconda opzione. Nelle contrade, non solo la nostra, ci sono delle reti di volontari molto motivati. Convogliando queste forze attive nella stessa direzione si può cercare di costruire qualcosa di importante anche in una prospettiva a lungo termine».
Tra le iniziative in fase di studio, c’è l’istituzione di una scuola estiva che insegni ai ragazzi a lavorare la ceramica: «Ogni anno organizziamo la Festa all’Abbadia Nuova, appuntamento nato per celebrare l’arte dei vasai che da sempre hanno contraddistinto la contrada del Nicchio. Grazie a questa grande festa abbiamo stretto contatti con tutti i più grandi maestri dell’artigianato della ceramica come Caruso, Babel, Carlé, Tasca e Staccioli. Vogliamo sfruttarli per imbastire una sorta di “scuola” estiva della ceramica con un parco docenti d’eccezione: si tratterebbe di un corso altamente specializzato, della durata di una o due settimane, che crediamo potrà attrarre numerosi artigiani italiani e stranieri».
Uno dei problemi da risolvere riguarda gli spazi dove attuare le attività. «La sede associativa corrisponde alla sede della contrada, è un appartamento che ci è stato dato in prestito gratuito. La nostra speranza è quella di sfruttare gli spazi della caserma Santa Chiara. Lì ci sono spazi bellissimi e molto grandi che sarebbero perfetti come laboratori, o per costruirci una palestra o delle aule. C’è un ragazzo della contrada, laureato in architettura, che sta lavorando a un progetto di riallocazione low cost, senza grossi lavori di ristrutturazione, da presentare alle autorità».
Da settimana prossima il progetto si metterà ufficialmente in moto. «Ci aspetta un duro lavoro e sappiamo che non sarà facile. Stiamo cercando di scrivere il libro dei sogni e di conseguenza corriamo il rischio di un brusco risveglio. Ma confido in una risposta entusiasta della cittadinanza e nella possibilità di riuscire a recuperare alcuni finanziamenti, sia a livello locale che a livello comunitario. Non è impossibile: noi ce la metteremo tutta».
(si ringrazia Laura Valdesi)