Dietro la proposta di accorpare la città della Salute e il Cerba sui terreni del parco sud di Milano si cela l’ennesima guerra senza esclusioni di colpi nella sanità lombarda. Tra due big come il presidente di regione Lombardia Roberto Formigoni (in scadenza di mandato e verso l’addio al Pirellone ndr) e il presidente dello Ieo (Istituto Europeo di Oncologia) Umberto Veronesi. Per uno scontro che rischia di far rallentare, o peggio ancora naufragare, due progetti chiave, uno pubblico e l’altro privato, in vista dell’Expo 2015 a Milano. Perché c’è una battaglia tutta politica e finanziaria, dove potrebbe rientrare pure il comune con l’assessore alla Cultura e architetto Stefano Boeri (progettista del Cerba ndr), dietro alla sponda del presidente della provincia Guido Podestà a Veronesi sulla nascita di un gigantesco polo per la ricerca medica sui terreni dell’immobiliarista Ligresti. Di mezzo c’è anche il futuro della sanità in Lombardia, che dopo Formigoni dovrà interrogarsi su 17 anni di potere economico e politico targato Compagnia delle Opere.
Quando fu presentato nell’aprile del 2009 il Cerba, doveva essere «un progetto che univa centrodestra e centrosinistra». Dopo la creazione di un fondo etico a cui hanno partecipato anche Mediobanca, Telecom, Unicredit, Generali, Intesa San Paolo, Rcs e Fondiaria Sai, qualcosa sembra essersi bloccato. «Cavilli burocratici», li ha definiti tra gli altri lo stesso Podestà. Intoppi amministrativi, insomma, che avrebbero rallentato i lavori. La data prevista per l’inaugurazione era il 2013, come aveva previsto lo stesso Formigoni, ma tutto è rimasto fermo al palo. I maligni sostengono che «quei terreni» abbiano bisogno di una bonifica. E una fonte molto vicina all’oncologo accusa: «In regione hanno bloccato tutto». Cosa è successo quindi a questo progetto da un miliardo e 226 milioni di euro che dovrebbe sorgere su terreni costati «appena» dieci milioni che doveva essere un punto di riferimento della sanità non solo italiana ma europea ?
La proposta del numero uno di palazzo Isimbardi di concentrare nell’area del Parco Sud, sui terreni di Ligresti, i progetti dell’oncologo quasi novantenne e quelli di regione Lombardia, può innescare questioni che vanno ben oltre la salute dei lombardi. «Podestà ha scoperchiato una pentola dalle mille incognite», chiosa un’altra fonte che vuole mantenere l’anonimato. D’altra parte, proprio il Pirellone aveva alla fine dello scorso anno fatto retromarcia sulla cittadella della Salute nella zona originaria a nord ovest del capoluogo lombardo. Lì si sarebbero dovuti unire l’Istituto dei Tumori, il Besta e il Sacco. Ma i costi troppo elevati (680 milioni di euro) hanno fatto cambiare idea all’amministrazione regionale, che da un mese e mezzo ha iniziato a ragionare sull’area di Porto di Mare, vicino al quartiere Santa Giulia, per un breve periodo zona di un possibile approdo di un’altra cittadella, quella della giustizia. Gli studi proseguono, ma secondo quanto apprende Linkiesta, l’idea di un super polo oncologico vicino al Cerba non è nei piani di regione Lombardia. Anzi.
L’obiettivo di creare una «Nih (National Istitutes of Health) europea», per dirla alla Veronesi, nello stile dei grandi centri polifunzionali americani, non piace agli addetti ai lavori dell’amministrazione regionale. Da un lato perché si concentrerebbe tutto in una sola zona, quella a sud di Milano, lasciando di fatto nel nord est solo l’ospedale Niguarda. Dall’altro perché la questione è politica. La domanda che circola tra i corridoi del Pirellone è questa: «E chi andrà a dirigire questo enorme polo della salute? Lo stesso Veronesi magari….». Il professore è un pezzo da novanta che potrebbe creare non pochi malumori tra le maglie della politica locale. Ma nei palazzi del potere lombardo c’è pure chi invita a riflettere sul perchè in questi anni non siano stati sbloccati quei fondi che sarebbero serviti per portare avanti i lavori del Cerba. Nel senso: dove sono finiti i grandi protagonisti del capitalismo milanese? La crisi economica ha di certo avuto un suo ruolo, ma «fosse stato realizzato dieci anni fa sarebbe costato venti volte di meno», ricorda un attento conoscitore del progetto Cerba. «Non è che qualcuno ha sentito puzza di bruciato ?».
Del resto, bastava decifrare la conferenza stampa di lunedì 30 gennaio, dove Podestà e Veronesi hanno presentato il nuovo centro di radioterapia dello Ieo per capire che la strada indicata da Podestà potrebbe non avere un respiro molto ampio. Il presidente pidiellino ha dato la spinta al «sogno» dell’ex senatore del Partito Democratico, confidando che la cittadella della Salute non finisca a Porto di Mare, «il porto delle nebbie». Ma dall’altra parte c’è da segnalare il silenzio del Pirellone, con Formigoni, assente all’inaugurazione, che si è limitato a inviare un messaggio dove ha evidenziato che si troveranno gli incentivi «giusti in termini di tariffe di rimborso delle prestazioni e degli obiettivi di spesa». È un punto, quest’ultimo molto spinoso per i rapporti tra il Celeste e il medico vegetariano. Lo ha sottolineato l’amministratore delegato dello Ieo Carlo Ciani, presentando i conti in rosso dell’azienda ospedaliera: per il 2011 è previsto un buco di 10 milioni di euro. «I tariffari regionali lombardi, ovvero i Drg dell’oncologia, sono fra i più scadenti» – ha detto fuori dai denti Ciani -. «Per la chemioterapia il rimborso è di 9,50 euro contro un costo reale di 100 euro».
Tenendo ben presente, quindi, i conti e i costi di tutta l’operazione, resta da capire l’avanzamento dei cantieri di queste due realtà della sanità lombarda che dovrebbero insediarsi entro il 2015, data dell’Expo. Dalle parti dello Ieo ricordano come prima delle elezioni regionali fosse stato proprio Formigoni a presentare durante una conferenza stampa il progetto «rivoluzionario» del Cerba. Poi però tutto è rimasto sulla carta. Proprio come per la città della Salute. E nel frattempo sono capitate diverse cose sul territorio lombardo. Soprattutto a livello di intrecci tra sanità, politica e finanza. Ligresti sta vivendo un grave dissesto finanziario dopo l’operazione di salvataggio di Fonsai da parte di Unipol. La regione è finita in una spirale di inchieste giudiziarie che stanno facendo traballare la poltrona del Celeste, con il rischio che il tessuto economico politico vicino alla Compagnia delle Opere possa saltare. A finire nell’occhio del ciclone è stato soprattutto il San Raffaele fondato dall’ormai defunto Don Luigi Verzè. E qui a molti non è sfuggita durante la conferenza stampa una frase dello stesso Veronesi. «Il San Raffaele ha avuto dei problemi. La città della Salute si è dissolta. Qui siamo tutti pronti a raccogliere i frammenti». Sempre che Formigoni sia d’accordo.