Letizia Moratti si è dimessa dal consiglio comunale di Milano. Dopo la sconfitta contro Giuliano Pisapia aveva promesso al suo elettorato che sarebbe rimasta per fare opposizione, ma alla fine del 2011 si era ritagliata la maglia nera delle presenze tra i banchi di palazzo Marino. La motivazione sta nella lettera inviata al presidente del consiglio comunale Basilio Rizzo: «Abbandono per intensa attività nel sociale in una realtà che la mia famiglia segue ininterrottamente da oltre 30 anni». Negli ultimi mesi aveva incontrato anche Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini, che avrebbero voluto coinvolgerla nel Terzo Polo. Udc e Fli, infatti, non hanno esponenti di punta nel nord Italia, ma Letizia ha seguito gli ordini del marito Giammarco che le ha chiesto di occuparsi dei problemi di San Patrignano.
Andrea Muccioli, figlio di Vincenzo, fondatore di quella che è divenuta la più grande comunità di recupero per tossicodipendenti in Europa, ha rassegnato nei giorni scorsi le dimissioni da ogni incarico. Si apre dunque una fase nuova per San Patrignano, non priva di incognite soprattutto da un punto di vista della tenuta economico-finanziaria. I conti, in effetti, negli ultimi anni sono andati peggiorando. Basti pensare che nel periodo 2004-2009 le perdite accumulate dalla comunità ammontano ufficialmente a più di 13 milioni di euro. L’esercizio 2006 è l’unico nel quale la comunità non ha chiuso il bilancio in rosso: 1,78 milioni di euro di utili, ma solo grazie a partite straordinarie dovute a dismissioni pari a 1,4 milioni di euro.
Nell’ambiente si mormora che sia stata proprio una certa disinvoltura, da parte di Muccioli Jr, nel gestire i numerosi affari della comunità, ad originare il divorzio da Letizia e Gianmarco Moratti, da più di 30 anni sostenitori e generosi finanziatori delle attività intraprese da Vincenzo Muccioli e proseguite dai suoi familiari. Una realtà, quella di San Patrignano, che ospita circa 1.500 ragazzi e che in 33 anni di vita, pur mantenendo inalterate le ferree regole del gioco volute da Vincenzo Muccioli sul fronte del recupero dei tossicodipendenti, si è andata trasformando radicalmente, fino a divenire una sorta di holding, attiva in svariati settori.
La scuderia di pochi cavalli nata nei primi anni ’80 dalla passione di Vincenzo Muccioli è diventato un prestigioso allevamento che conta 80 esemplari, alcuni dei quali partecipano a concorsi ippici internazionali. A ciò si sono aggiunti gli allevamenti di Labrador Retrivier e 400 capi di bovini di razza chianina, un’attività di ovicoltura sviluppata su 6,5 ettari di terreno, 100 ettari di vigne da cui vengono ricavate 350mila bottiglie di vini di grande qualità, una produzione annua di oltre 60 tonnellate di pane, un ristorante da 100 posti, un circolo ippico, 2 ettari di campagna dove si pratica la floricoltura e si coltivano ortaggi ed erbe aromatiche, un laboratorio artigianale che fabbrica artigianato artistico, mobili, oggettistica, cornici e che confeziona capi di abbigliamento, biancheria venduti, assieme alle produzioni agroalimentari, in un moderno concept store di recente realizzazione.
Numerosi sono stati gli investimenti immobiliari, messi in atto da Andrea Muccioli negli ultimi 15 anni, sempre naturalmente con l’avvallo dei Moratti: un ippodromo di 6.450 metri quadrati con 3mila posti a sedere, un maneggio coperto di 400 mq con 2mila posti, un teatro da 380 posti, uno spazio polifunzionale che misura più di 2.000 mq di superficie, una sala dibattiti da 200 posti, un centro medico di 4mila metri quadrati, che si sviluppa su 4 piani, una sala da pranzo con una superficie di quasi 2mila metri quadrati, 60 villette mono e bifamiliari oltre a 228 camere da 6-8 posti per complessivi 130mila metri quadrati, una struttura residenziale per minorenni capace di accogliere fino a 100 ragazzi, un moderno edificio a due piani che ospita asilo nido, scuole materna, elementare e media.
Non tutto però è filato liscio, perché risulta ancora incompiuto il faraonico progetto di costruzione di un campo di calcio in erba sintetica con tribuna da 5mila persone – per il quale è in corso dal 2005 una raccolta fondi – e pare sia stato definitivamente abbandonato il cantiere con cui avrebbe dovuto nascere un piccolo quartiere con una decina di ville multifamiliari destinate agli operatori. Una comunità in movimento, insomma, quella di San Patrignano. Che è diventata quello che è non solo grazie ai lauti finanziamenti dei coniugi Moratti e di qualche altro benefattore, ma anche in virtù di una ragnatela di relazioni importanti, costruita soprattutto da Andrea Muccioli. Con la Curia e con gli ambienti economici e finanziari che contano, nonché col mondo della politica. In quest’ultimo ambito è numerosa la schiera di rappresentati del popolo in particolare di centrodestra, che hanno fatto a gara per tirare la volata a San Patrignano, per partecipare ad uno dei prestigiosi eventi organizzati da Muccioli junior o semplicemente per compiervi una comparsata o un pellegrinaggio.
Nel 2005, quando Ministro dell’Istruzione era Letizia Moratti, San Patrignano, capofila di un raggruppamento temporaneo di scopo, si aggiudicò un bando per l’affidamento, per ben cinque anni, di un servizio sperimentale di organizzazione e gestione di 20 centri di aggregazione giovanile: fino al 2010 la comunità ha così incassato circa 2,5 milioni all’anno. Il neosegretario del Pdl, Angelino Alfano, è un altro amico di San Patrignano, così come il capogruppo del Pdl al Senato Gasparri: entrambi sono stati anche recentemente ospiti di incontri pubblici. Poi come dimenticare la partecipazione, nel 2001, di mezzo Governo Berlusconi ad un meeting internazionale sulle tossicodipendenze: oltre alla Moratti, intervennero l’allora vicepremier Fini, il ministro della Salute Girolamo Sirchia, quello del Welfare Maroni, il ministro delle Telecomunicazioni Gasparri. Quest’ultimo, regolarmente ospite di San Patrignano, non perde occasione per pontificare sulla lotta alla droga citando ad esempio la comunità fondata da Vincenzo Muccioli, definito tempo addietro dallo stesso Gasparri un eroe nazionale.
Manifestò pubblicamente stima nei confronti di San Patrignano Raffaele Costa, al tempo in cui fu ministro della Sanità. In tempi più recenti si è vista spesso a Coriano, il paesino in provincia di Rimini sede della comunità, il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini. La scorsa estate fece notizia la visita di Mara Carfagna, ministro delle Pari Opportunità, che mangiò democraticamente in mensa con i ragazzi ospiti della struttura. Quest’estate, invece, hanno fatto tappa a San Patrignano il ciellino Mario Mantovani, senatore ed attuale coordinatore del Pdl Lombardo e il sottosegretario al Lavoro Nello Musumeci. Pare sia stato in buoni rapporti con San Patrignano anche Rocco Buttiglione, già ministro della Cultura quando, nel 2005, Arcus Spa, società controllata dal ministero, erogò un generoso contributo a Muccioli jr.
Le relazioni della comunità e di chi per tanti anni l’ha condotta, affondano pure negli ambienti clericali, ai massimi livelli, a quanto pare. Si spiega così il fatto che la Cei è da anni tra gli stabili sostenitori di San Patrignano, per promuovere, tra i ragazzi strappati alla tossicodipendenza, progetti formativi e di reinserimento sociale e lavorativo. Tra i finanziatori più affezionati vi sono poi società del parastato, come l’Eni di Scaroni e l’Enel del sempreverde boiardo di Stato Fulvio Conti (800mila euro dal 2004 al 2009 attraverso la onlus “Enel nel Cuore”), un po’ di finanza e assicurazione con Intesa Sanpaolo, Ubs e Ras, nonché l’Associazione delle fondazioni delle casse di risparmio (Acri), guidata dall’inossidabile Giuseppe Guzzetti, già senatore della Dc, da ben 14 anni presidente della Fondazione Cariplo.
Ora, però, “Sanpa”, come la chiamano gli ospiti ed i quasi 350 collaboratori che vi lavorano, pare destinata a voltare pagina. Ai Moratti devono aver fatto paura alcune cifre del bilancio 2010, che avrebbe già dovuto essere reso pubblico, ma di cui ad oggi non c’è traccia. Cifre che, a quanto si dice negli ambienti vicini alla Comunità, rischiano di far lievitare ulteriormente le perdite accumulate negli ultimi anni. In realtà già il bilancio 2009 avrebbe dovuto suonare la sveglia ai coniugi Moratti: donazioni in calo di ben 3 milioni di euro sul 2008, fatturato che passa da 33,2 milioni e 30,5 milioni di euro, contributi da enti pubblici in calo di un milione di euro sempre rispetto all’esercizio precedente, incremento dei debiti da 12 milioni a 14 milioni di euro.
L’orientamento dei Moratti pare essere quello di scindere la direzione manageriale da quella rieducativa: cosa mai accaduta in 33 anni di vita della comunità di San Patrignano. Ma la dimensione imprenditoriale assunta da quello che fu inizialmente un capannone di polli nel lontano 1978, deve aver convinto definitivamente i coniugi Moratti che San Patrignano non può finire come il San Raffaele di don Verzè.
Pubblicato originariamente il 30 agosto 2011.