Noi licenziati, sul tetto di Trenitalia. L’azienda invece assume in Francia

Noi licenziati, sul tetto di Trenitalia. L’azienda invece assume in Francia

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Roma, via Prenestina 135: a due passi dalla stazione Termini, accanto a scalo San Lorenzo. È il regno delle ferrovie e dei treni, questo, in uno scenario perennemente in bilico tra il grigio del cemento e i colori del quartiere ancora popolare. Il cenone di Natale, quello di San Silvestro, Capodanno, e ora la Befana. A Roma i lavoratori che forniscono i servizi per i treni notturni delle Fs sono ancora qui, sul tetto dell’edificio di Trenitalia che hanno occupato il 24 novembre scorso.

Sui tetti del “loro” quartiere prenestino. Sono i lavoratori dei treni notturni Fs per i quali sono partite a dicembre le procedure di licenziamento. I dipendenti Servirail Italia (ex Wagon Lits) e Rail Services International (Rsi), le ditte che svolgevano i servizi in appalto, assicurano che scenderanno solo quando verrà trovata una soluzione. Per tutti gli 800 lavoratori licenziati.

«E quindi credo proprio che ci troverete ancora qui nei prossimi giorni», sorride Alessio Marabello. Faccia allegra, accento indiscutibilmente del sud, aveva da poco cominciato questo mestiere: accompagnamento servizio notte per la New Rest, l’ex Wagon Lits. Dalla sua Messina aveva cominciato a fare su e giù per tutto lo Stivale, su quei treni che hanno visto crescere e viaggiare, piangere e sognare questo Paese.

Ce l’hanno con Mauro Moretti, qui sul tetto. «Ci ha detto che non è un istituto di beneficenza», dice Roberto Scarabotti. Da 25 anni si occupa di manutenzione delle vetture letto per l’Rsi. «Vetture che stanno continuando ad andare in giro, e chissà chi ne sta curando la manutenzione». Li vedono e li sentono, qui dal tetto, quei treni che passano e sbuffano tra Termini e Tiburtina. E sentono i fantasmi di tutti quei convogli notturni che non ci sono più.

Sanno, in qualche modo, tra rabbia e timidezza, di rappresentare l’epilogo di un paese che cambia. Di portare nelle loro storie un secolo di emigrazioni dal sud al nord, di addii e di ritorni. Viaggi infiniti, fatti di sudore, odori, chiasso, cartoni stracolmi di provviste, legati con lo spago che taglia le mani. Fatti di storie, semplicemente. «Questa vertenza ha toccato tante cose», racconta Giuseppe Maggiolino. Anche lui, originario di Torino, lavorava sui treni notturni. «Tante cose che ora ci mancano: il rapporto con le persone, la possibilità di scoprire le meraviglie e i sapori di terre come la Sicilia e la Puglia». E la scoperta che, dopo dieci anni, «dopo che fai questo mestiere da quando ne avevi 18», l’azienda ha deciso che “non esiste più”.

Hanno una loro visione chiara di colpe e responsabilità, questi lavoratori sul tetto. Sanno, dicono, di essere al centro di una guerra che non è, naturalmente, la loro. «È la guerra tra Moretti e Ntv», la guerra del “monopolista” di fronte ai nuovi treni di Montezemolo e quella liberalizzazione che verrà. «Trenitalia ha deciso di abbandonare le tratte e i servizi meno remunerativi – come i treni notturni – per andare a occupare pienamente quelli più convenienti come l’alta velocità e le fasce diurne prima dell’arrivo dei treni Ntv». In quello che viene descritto come un conflitto di interessi macroscopico: «Rfi è la rete, Trenitalia e Ntv dovrebbero essere due gestori che in concorrenza offriranno i servizi», commentano ancora i lavoratori in protesta. «Peccato che Rfi e Trenitalia siano la stessa cosa».

Da Roma a Milano, dove dall’8 dicembre in tre sono saliti su una torre alla Stazione Centrale. Lì, a 30 metri d’altezza, stessa storia, stesse feste natalizie amare: cenone e nuovo anno sulla torre, con famiglie e figli giù a festeggiare con loro in collegamento telefonico. Ancora, per chiedere una soluzione per gli 800 licenziamenti. E in Lombardia qualcosa è successo: negli ultimi giorni dell’anno è stato firmato un accordo in Regione per ricollocare i 152 lavoratori in esubero nel servizio treni notte. Ma l’accordo non è bastato a convincere i tre lavoratori sulla torre a scendere: Cisl e Uil hanno firmato, la Cgil no, spiegando che quella trovata in Lombardia “non sarà una soluzione ripetibile”, e che quindi questo costituirebbe “una pesante ipoteca sul destino degli altri 700 lavoratori in Italia”.

Nel frattempo “Trenitalia sta assumendo”, denunciano i lavoratori sul tetto “Invece di ricollocarci”. Questo perché «non ci vogliono più», dice Roberto Scarabotti. «Eppure faccio da 25 anni questo mestiere e formare un giovane al posto mio ha i suoi costi: il nostro lavoro si impara con il tempo e l’esperienza – spiega –. Il punto è che se reintegrano ad esempio me, si apre poi un precedente con gli altri 799 lavoratori licenziati».

Mentre la politica, per una volta, viene salutata con speranza da questi lavoratori («sono saliti qui in molti», spiega Maggiolino, «e per una volta mi sembra possibile dire che la politica è al servizio dei cittadini»), Trenitalia ha ufficializzato la costituzione di una società partecipata al 50% con Veolia Trasport dedita allo svolgimento di servizi ferroviari. A Tvt verranno affidati i treni notturni Venezia-Parigi e Roma-Parigi. Una delle ipotesi è anticipare già in questi primi sei mesi dell’anno il Roma-Parigi e lì reintegrare in parte i lavoratori «Ma è uno specchietto per le allodole con il quale si sono illusi che saremmo scesi da questo tetto», denuncia Maggiolino. In realtà «la nuova società sta già assumendo. E non in Italia, ma in Francia». Quindi personale francese? «Algerino. Costa meno».  

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