Partito Democratico ambiguo sulle liberalizzazioni volute dal governo Monti. Se a Roma il partito di Pierluigi Bersani sostiene l’esecutivo sulle nuove norme che daranno ai negozi la possibilità di avere orari di esercizio più flessibili, in Lombardia i democrat lombardi la pensano in maniera differente. Il gruppo consigliare piddino ha deciso così di votare una mozione della Lega Nord che dà la possibilità alla giunta regionale di Roberto Formigoni di presentare ricorso alla Corte Costituzionale (e contro l’esecutivo), proprio in materia di orari di esercizio: il governatore aveva spiegato nelle scorse settimane che la competenza era comunque statale. Gli unici a non votare tra i democratici sono stati Giuseppe Civati e Franco Mirabelli, già soprannominati nell’aula come i Monti Boys. A votare a favore anche Filippo Penati, ex presidente della provincia di Milano ora nel gruppo misto, fino a qualche anno fa capo della segreteria politica di Bersani. L’obiettivo della mozione è quello di proteggere l’autonomia degli enti locali sulla materia, una questione che sta interessando anche il comune di Milano che ha già avviato un incontro con le associazioni di categoria sull’argomento insieme con l’assessore al Commercio Franco D’Alfonso che auspica un percorso condiviso con le altre istituzioni per regolamentare il settore.
Ma intanto esulta il Carroccio, con il capogruppo Stefano Galli che evidenzia come l’approvazione della mozione da parte anche di Pd e Pdl certifica che le due forze politiche «si stanno comportando in maniera diametralmente opposta a livello di governo». La mozione è stata emendata delle sue parti più pesanti contro il governo Monti. A chiederlo è stato proprio il Pd che ha fatto stralciare tre punti. Tra questi l’accusa alla «Banca Centrale Europea di aver espropriato e sovvertito la volontà popolare». Oppure quello dove le liberalizzazioni vengono definite «selvagge» rischiando «di affossare il commercio di vicinato a vantaggio della Grande Distribuzione Organizzata, aprendo la strada ai gruppi franco-tedeschi che, di fatto, saranno agevolati nel colonizzare dal punto di vista economico il nostro paese».
Tolti questi punti, però, la questione rimane. Critico anche l’assessore al Commercio Stefano Maullu, che si è astenuto durante il voto, spiegando che i tempi del ricorso saranno lunghi e «la grande distribuzione vincerà ogni ricorso al Tar». Festeggiano i sindacati. Il consiglio regionale della Lombardia incassa infatti «l’apprezzamento» di Cgil, Cisl e Uil per aver approvato una mozione che chiede di impugnare davanti alla Corte Costituzionale il provvedimento del governo sulla liberalizzazione degli orari dei negozi. In un comunicato congiunto Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil si sono detti «confortati» della decisione dell’aula consigliare dopo che «la giunta regionale ha perseverato nell’esprimere un’interpretazione ideologica sui temi collegati alle liberalizzazioni». La preoccupazione dei sindacati è che il calo degli acquisti non dipenda dagli orari ma dai meno soldi da spendere che hanno le famiglie: i negozi sempre aperti favorirebbero quindi la grande distribuzione a scapito dei piccoli commercianti.