È un grido di aiuto quello che Sergio Pennati, imprenditore brianzolo e “fiduciario personale” dell’ex assessore all’Ambiente Massimo Ponzoni, ha scritto nella lettera testamento agli atti del tribunale di Monza. Nell’ordinanza che ha portato in carcere l’esponente del Popolo della Libertà lunedì 16 gennaio, gli inquirenti hanno inserito questo manoscritto datato 4 marzo 2009, dove Pennati esordisce così: «Chi leggerà queste parole è perché purtroppo a me sarà successo qualche incidente». Del resto era Pennati l’amministratore della Pellicano Srl la società in fallimento su cui i pm brianzoli hanno voluto accendere un faro per capire i movimenti di denaro di Ponzoni. La fotografia che Pennati fa dell’ex socio è inquietante. Oltre a un vita tra «donne, droga e motori», con casa a Montecarlo da «2milioni e 500mila euro» , l’ex consigliere regionale del Pdl aveva creato – secondo Pennati – un vero e proprio centro di potere in Brianza. Pennati spiega i finanziamenti per le campagne elettorali del consigliere regionale del Pdl. Si pente di averlo fatto votare: «Non sono nessuno io per fare la predica, però dopo aver visto queste cose, se la classe politica è questa siamo ridotti male. In questo paese non vi è futuro per i miei figli anzi spero che dopo aver letto queste cose, e non le ho dette tutte, se ne vadano alla ricerca di una Nazione migliore». Pennati fa persino nomi dei giornalisti di Libero, il Giornale e l’Esagono che, a suo dire, sarebbero stati a “libro paga” di Ponzoni. Racconta di come Ponzoni avesse persino bidonato la famiglia del faraone Giancarlo Abelli, pezzo da novanta della sanità lombarda ed ex assessore alla Famiglia in regione Lombardia. E infine si congeda dai suoi figli come se fosse già morto. «Non preoccuparti io vedo lo stesso quello che fai».
17 Gennaio 2012