L’effetto della Banca centrale europea inizia a sentirsi. L’appuntamento di oggi con le aste di titoli di Stato di Spagna e Italia era importante per capire se la Bce ha colto nel segno o no. Tramite l’operazione di rifinanziamento a tre anni ha fornito una finestra di liquidità per gli istituti di credito europei, strozzati fino a dicembre. Il risultato è che i tassi d’interesse italiani e spagnoli sono calati, e di molto, rispetto alle ultime aste. Tuttavia, guardando soprattutto al mercato obbligazionario italiano, il merito non è solo della Bce. Diverse banche europee, sicuramente una spagnola, hanno comprato grandi quantitativi di Btp italiani per utilizzarli come collaterale a garanzia della liquidità dell’Eurotower. Intanto, Goldman Sachs invita gli investitori a tornare a comprare bond italiani, mentre consiglia di vendere quelli francesi.
La mattinata sembrava iniziata bene. Lo spread, cioè il differenziale fra i tassi d’interesse sui bond decennali italiani e quelli tedeschi, era tornato sotto i 500 punti base. Analogamente, il rendimenti dei Btp a 10 anni è calato fino al 6,5%, salvo poi riprendere la corsa al rialzo. L’importante è però che il Tesoro sia riuscito ad andare in asta con oneri minori rispetto al recente passato. I titoli di Stato italiani hanno infatti registrato un notevole miglioramento nel confronto con novembre, quando i rendimenti toccarono il massimo dall’introduzione dell’euro. I Buoni ordinari del Tesoro (Bot) a tre mesi, 3,5 miliardi di euro, sono stati collocati a un tasso dell’1,664%, in netto declino rispetto al 3,251% dell’asta precedente. In aumento anche il bid-to-cover, passato dall’1,69 al 1,853, sintomo di una rinnovata domanda di titoli italiani a breve termine. È andata bene anche per i Bot a 12 mesi, 8,5 miliardi di euro, che sono stati collocati con un rendimento del 2,735%, anch’esso in netto declino rispetto a quello dell’asta precedente, fissato al 5,952 per cento. In calo, però, anche il bid-to-cover, sceso dall’1,92 al 1,473. Il Tesoro ha iniziato bene il 2012, anno in cui dovrà scendere sui mercati per oltre 440 miliardi di euro, la maggior parte dei quali spalmati nel primo trimestre dell’anno.
A calmierare l’ottimismo ci sono due fattori che non vanno dimenticati. Sebbene a una prima impressione il calo dei rendimenti sui titoli di Stato odierni si poteva ricondurre agli acquisti sul mercato secondario da parte della Bce, tramite il Securities markets programme (Smp), la realtà è diversa. Oggi l’Eurotower non ha utilizzato il Smp, mentre grossi volumi di Btp con diverse scadenze a lungo termine (5 e 10 anni) sono stati comprati da una grossa banca spagnola. L’utilizzo, probabilmente, è quello di utilizzare i Btp italiani come collaterale per il Long term refinancing operation (Ltro) della Bce. Così facendo, l’istituto di credito iberico avrebbe una finestra di liquidità adeguata presso la Bce, piuttosto che gravare sul fondo di ristrutturazione bancaria spagnolo, il Fondo de Reestructuración Ordenada Bancaria (Frob). «Tutti si stanno attrezzando per la prossima tornata del Ltro da parte della Bce, prevista per febbraio», spiega a Linkiesta un trader londinese. Infatti, dopo i quasi 490 miliardi di euro messi a disposizione dall’istituzione di Mario Draghi poco prima di Natale, fra poche settimane ci sarà il nuovo round di finanziamento a lungo termine. Se la prima tornata era servita per frenare la crisi di liquidità del sistema interbancario europeo, mentre le seconda avrà, nelle intenzioni della Bce, un riscontro diretto sul’economia europea. L’obiettivo è quello di evitare un peggioramento della congiuntura economica.
Il secondo fattore che ha influito sui rendimenti dei titoli italiani arriva da un report. Due giorni fa, Goldman Sachs ha consigliato un interessante trade. Sfruttando lo spread fra titoli di Stato francesi e quelli italiani, la banca statunitense ha spiegato che sarebbe vantaggioso vendere i primi e comprare i secondi. Lo scopo è quello di raggiungere uno spread fra i Btp e gli Oat pari a 250 punti base, cercando quindi di sfruttare le variazioni negative di Parigi. La raccomandazione di Goldman Sachs deriva dal fatto che le aspettative dei mercati sono per un peggioramento della situazione francese. Più va avanti il tempo, più si avvicina un downgrade del rating sovrano transalpino. La tripla A di Parigi, infatti, è data per spacciata dalla maggior parte degli analisti. Più volte il presidente francese Nicolas Sarkozy ha ricordato che la perdita del rating AAA potrebbe avere effetti negativi sulla tornata elettorale per il rinnovo dell’Eliseo, il cui primo turno si terrà il 22 aprile. L’agenzia di rating Standard & Poor’s ha ribadito che il giudizio su Parigi rimane sotto stretta osservazione, dopo la messa in CreditWatch negativo lo scorso 5 dicembre. E non è detto che si debba attendere molto per sapere cosa accadrà.