Con la crisi la disoccupazione cresce e a pagare sono soprattutto i giovani. Non solo in Italia, ma in tutto il mondo, Paesi in via di sviluppo compresi. Lo rivela un rapporto diffuso dall’International Labour Organization (Ilo), istituto gestito dalle Nazioni Unite che si occupa di monitorare lo stato di salute del mercato del lavoro globale e dei diritti ad esso connessi.
“Il 2012 comincia con un’importante sfida sul lavoro”, si legge nel Rapporto Annuale sulle Tendenze dell’Occupazione Globale appena pubblicato dall’Ilo. “A tre anni dall’inizio della crisi, mentre persiste la prospettiva di un ulteriore deterioramento dell’attività economica, i disoccupati sono diventati 200 millioni – 27 milioni in più rispetto all’inizio della crisi”.
Il problema è che il tasso di disoccupazione tenderà ad aumentare ancora, a meno che “vengano creati 600 milioni di posti di lavoro entro i prossimi dieci anni”. Vincere questa sfida, che l’Ilo definisce “urgente”, potrebbe anche non bastare: ad oggi ci sono oltre 900 milioni lavoratori che vivono sotto la soglia di povertà, con meno di 2 dollari al giorno. E il numero è destinato ad aumentare.
Ad essere particolarmente colpiti dalla crisi, comunque, sono stati i giovani. Nel 2011, 74,8 milioni di ragazzi tra i 15 e i 24 anni sono rimasti senza lavoro, 4 milioni in più rispetto al 2007. Il tasso globale di disoccupazione giovanile è salito al 12,7%; quasi un terzo rispetto all’Italia, l’ultimo drammatico dato parla di un 30,1% di ragazzi disoccupati. A livello globale, i giovani sono circa tre volte più colpiti degli adulti. Aumenta anche la rassegnazione: sempre secondo il rapporto dell’Ilo, infatti, 6,4 milioni di giovani in più hanno smesso di cercare un’occupazione.
Che la crisi avesse portato sul baratro la situatione occupazionale lo si sapeva. La novità è che la ripresa è ancora lontana. “La proiezione non mostra alcun cambiamento sostanziale tra adesso e il 2016”, prosegue il rapporto. “Resterà circa al 6% della forza lavoro globale. Questo porterà a 3 milioni di nuovi disoccupati in tutto il mondo entro la fine dell’anno.
In Europa, il tasso di disoccupazione ha raggiunto l’8,8% e, almeno secondo le proiezioni, non scenderà sotto la soglia dell’8% almeno fino al 2015. Analizzando i dati per le singole categorie di persone, appare evidente come i giovani siano stati i più penalizzati dalla crisi, con una diminuzione dei posti di lavoro del 7,4% nel solo 2009, del 4% nel 2010 e dello 0,1% nel 2011. L’Italia è stata tra le nazioni più colpite, ma non la peggiore. In Spagna, Irlanda e Grecia, i tassi di disoccupazione sono raddoppiati, superando il 40% a Madrid, dove tutte le tendenze positive registrate dal 2000 in poi sono state vanificate.
«Nonostante gli sforzi dei governi», afferma il direttore generale dell’Ilo Juan Somavia, «la crisi dell’occupazione continua senza tregua: nel mondo un lavoratore su tre è disoccupato o vive al di sotto della soglia di povertà». Per Somavia «è necessario che la creazione di nuovi posti di lavoro diventi la priorità assoulta dell’economia reale. Le misure saranno veramente efficaci se avranno un impatto positivo sulla vita delle persone», conclude.