Nebbia fitta in Lombardia sui rapporti tra l’amministrazione regionale e l’Ospedale San Raffaele. La commissione d’inchiesta insediata in consiglio il 17 gennaio è già ferma al palo. Era nata con l’obiettivo di approfondire i controlli e gli accreditamenti concessi dal Pirellone all’azienda ospedaliera di Don Verzè salvata sull’orlo del fallimento dall’imprenditore Giuseppe Rotelli, ma il centrodestra ha deciso di mettersi di traverso. Ha vinto in sostanza la linea del governatore Roberto Formigoni che settimane fa aveva ripetuto come «un consigliere regionale non ha da mettere il naso sulle vicende di una società privata. I rapporti invece tra Regione e San Raffaele sono testimoniati in tutti i nostri bilanci da dieci anni a questa parte, i controlli sono costanti, i finanziamenti sono verificabili al centesimo, non serve una commissione d’indagine».
Il Popolo della Libertà e la Lega Nord hanno deciso così di imporre il presidente di commissione che secondo statuto dovrebbe essere invece «espressione di minoranza». I lavori sono quindi «fermi», fanno sapere dall’opposizione. «La commissione è priva di un presidente e delle condizioni di poter operare perchè la maggioranza ha fatto mancare il numero legale». Del resto, il Pd insieme con Italia dei Valori e Sinistra e Libertà aveva indicato come possibile presidente il consigliere democratico Franco Mirabelli. Ma i pidiellini hanno fatto muro facendo saltare il numero legale e proponendo Enrico Marcora dell’Udc. «È evidente che Formigoni e la sua maggioranza sono preoccupati da ciò che la commissione potrebbe accertare», dicono i democratici. Marcora ha già rassegnato le dimissioni, ma dal Pdl accusano invece il Pd, reo di non aver votato compatto per il nome di Mirabelli.
Eppure, chiarezza sui finanziamenti a parte, la magistratura ha da mesi puntato un faro sui rapporti tra la regione Lombardia e la Fondazione San Raffaele Monte Tabor, cassaforte dell’impero di Don Verzè morto il 31 dicembre scorso. Non solo perchè l’ospedale di via Olgettina, sommerso da quasi un miliardo di euro di debiti nei confronti dei fornitori, è accreditato presso la regione dal 1999. Ma perchè a novembre è stato arrestato per concorso in bancarotta Pierangelo Daccò l’imprenditore vicino a Formigoni che avrebbe contribuito al dissesto finanziario della struttura ospedaliera. Sarebbe stato proprio Daccò, secondo i magistrati, a creare quegli schermi societari utili per la gestione dei fondi neri del San Raffaele. Ma oltre ai presunti contatti tra il governatore e l’uomo cerniera della politica lombarda, già smentiti dallo stesso Formigoni («Nessunissimo rapporto tra regione Lombardia e Daccò»), resta da capire come la regione non si sia mai accorta del dissesto in cui versavano le casse di uno degli ospedali portati da esempio per il virtuosismo della sanità lombarda.