Cooperare Spa, il fondo di private equity partecipato da Legacoop, è pronto a fare la sua parte per sottoscrivere l’aumento di capitale di Finsoe, scatola che controlla il gruppo Unipol. Dei 300 milioni che dovrà sborsare la holding per partecipare all’aumento di capitale del gruppo di via Stalingrado, 25,2 milioni – pari all’8,4% di Finsoe in mano a Cooperare – ci sono. Soldi che si vanno a sommare agli altri 50 milioni messi a disposizione dalle Coop di Reggio Emilia (Coop Nordest, Ccpl, Unieco, Coopsette e Parco). All’assemblea di Finsoe, che come spiega una fonte a Linkiesta non ha ancora stabilito quando riunirsi e attende direttive da Unipol, i soci si presenteranno dunque con un quarto del capitale pronto per essere sottoscritto.
La finanziaria bolognese presieduta da Milo Pacchioni, recentemente inserito dal Corriere nel novero degli uomini che contano davvero nell’operazione Unipol-Premafin, è controllata al 48,6% da Coopfond, fondo mutualistico di Legacoop che reinveste il 3% degli utili degli aderenti alla lega (oltre ai patrimoni residui delle Coop in liquidazione e dagli utili di gestione), e che stando al bilancio 2010-2011 ha investito 245 milioni di euro. Tra i soci minori ci sono anche la Bper, con una quota del 4%, il Banco popolare e Cariparma, entrambi con lo 0,4 per cento del capitale. La galassia delle società partecipate è variegata e va dalle energie rinnovabili all’immobiliare, dalla finanza all’alimentare. Qualche esempio: Unibon, società che controlla Grandi Salumifici Italiani, Manutencoop – altro grande azionista di Finsoe – e la concessionaria autostradale Holcoa.
Stando all’ultimo bilancio disponibile, relativo al 30 giugno 2011, Cooperare deteneva una partecipazione in Holmo dal valore di 129,2 milioni di euro, corrispondenti a 9,7 milioni di azioni a un prezzo di 13,5 euro l’una. Da ottobre 2011, in seguito alla scissione parziale di Holmo, la finanziaria entra direttamente nel capitale di Finsoe, accollandosi 46,5 milioni di euro di debito dell’ex partecipata in cambio di 175mila azioni Finsoe dal valore di poco superiore a un euro, equivalenti a 176 milioni di euro (a novembre 2011). Per la cronaca, i conti al 30 giugno scorso evidenziavano un patrimonio netto di 244,8 milioni di euro, un utile di poco inferiore a 3,5 milioni, e un debito di 16,6 milioni, di cui 14 sotto forma di bond convertibili, di cui il 30% sottoscritto dalla Bper.
Secondo i calcoli de Linkiesta, nonostante Unipol in Piazza Affari abbia recuperato il 55% del suo valore – oggi ha chiuso a 0,28 euro (-2,3%) – portare al prezzo di mercato la maggioranza di Unipol comporterebbe una svalutazione pari al patrimonio netto della holding – 1,6 miliardi – che ha in carico le azioni della società guidata da Carlo Cimbri a 1,69 euro. Detta in altre parole: oggi il titolo passa di mano al 16% del valore con cui Finsoe l’ha iscritto a bilancio. Ergo: sull’8,4% di Finsoe di sua proprietà, attualizzando la partecipazione a prezzi correnti, per Cooperare l’impatto di una svalutazione sarebbe piuttosto pesante. Azzerandola virtualmente, il patrimonio netto passerebbe infatti da 244,8 a 68,8 milioni di euro. Ma si tratta soltanto di un esercizio contabile. Da Cooperare hanno infatti preferito non rispondere alle domande de Linkiesta circa l’opportunità di partecipare al polo assicurativo post fusione – Arpe e Meneguzzo permettendo – e nemmeno all’ipotesi di aiutare le Coop rimaste in Holmo a non diluirsi nell’aumento di capitale. Nondimeno, loro ci sono. E gli altri?
Twitter: @antoniovanuzzo