Portineria MilanoIl Mullah del Pdl (condannato) appoggia la preferita di Berlusconi a Varese

Il Mullah del Pdl (condannato) appoggia la preferita di Berlusconi a Varese

C’è il Mullah, c’è il Cavaliere e c’è la bella damigella sostenuta dagli altri cavalieri del regno di Lombardia che aspira al ducato di Varese. Contro di lei, però, si oppone un manipolo di dissidenti, capaci a tutto pur di spodestarla. Sembra un racconto dei fratelli Grimm, ma è solo la metafora fiabesca del congresso provinciale del Popolo della Libertà a Varese previsto per domenica 4 marzo.

È una vicenda che sta disturbando i sonni dell’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Come pure quelli dell’ex coordinatore provinciale Nino Caianiello, ancora nel direttivo del partito, da queste parti chiamato il Mullah, condannato martedì a cinque anni di carcere per estorsione. Ma è soprattutto una storia che non sta facendo riposare Lara Comi, europarlamentare del Pdl, che fino alla scorsa settimana pareva sicura di conquistare la segreteria provinciale varesina, perché forte dell’appoggio sia di Berlusconi sia di Caianiello.

A quanto pare, negli ultimi giorni la giovane politica (classe 1983) ha chiesto espressamente all’ex premier che la sua fosse una candidatura unitaria. Invece un gruppo di dissidenti della prima Forza Italia, insieme con una buona componente di ex di Alleanza Nazionale, delusi dalla gestione dell’ex coordinatore, ha deciso di metterle i bastoni tra le ruote, candidando Giuseppe Taldone. Ecco allora iniziare una guerra senza quartiere. Il secondo, vicesindaco di Luino, ha chiesto un dibattito in televisione. Non solo. Accusa la Comi di essere appoggiata dalle «oligarchie». Taldone dice: «Non ha tempo di fare il segretario, ha troppi impegni a Bruxelles. La stimo, ma la sua è una candidatura decisa al Pirellone». La seconda, invece, appoggiata anche dal governatore lombardo Roberto Formigoni e dall’ex ministro della Difesa Ignazio La Russa, lamenta «che Taldone ha la sindrome da mancanza di visibilità mediatica» e non è disposta a confronti televisivi di alcun genere.

La situazione è spinosa soprattutto per Berlusconi. Come raccontano gli spifferi di palazzo Grazioli da un paio di settimane il Cavaliere è bersagliato delle telefonate della Comi, che lo scorso 14 febbraio, come Dagospia ha raccontato, aveva chiesto la presidenza della Commissione Industria di Bruxelles. Risultato? L’europarlamentare ha perso anche la vicepresidenza di quella commissione che occupava da due anni. Ora c’è la questione Varese, con il rischio che una delle giovani pidielline più promettenti possa perdere la corsa a un altro incarico di spessore.

Nelle ultime 24 ore, infatti, tra i sostenitori della Comi si è diffuso il timore che la vicenda Caianiello inizi a farsi sentire tra le leve della militanza. Del resto, il Mullah, già osteggiato dalla Lega Nord che fece saltare l’alleanza alle comunali di Gallarate nel 2011 proprio per i suoi guai giudiziari, è stato ieri condannato a cinque anni di carcere in primo grado. La vicenda è quella relativa all’area ex Maino di Gallarate, oggi sede di un supermercato Esselunga. A puntare il dito contro Caianiello fu nel 2005 un imprenditore gallaratese, che su quell’area avrebbe dovuto realizzare l’ipermercato. Poi lo fecero i famigliari estromenttendolo. Questo è quello che ha dichiarato Paggiaro ai magistrati: «Miano mi disse che per veder completato l’iter relativo al progetto avrei dovuto versare del denaro a Cainiello. Mi disse: a Gallarate non si muove foglia che lui non voglia, o paghi o non se fa niente».  

La battaglia sul congresso varesino interna al partito dove segretario è Angelino Alfano ha però già raggiunto il suo obiettivo. Un pezzo da novanta del Pdl, che sostiene Taldone, lo dice senza mezzi termini, ma a microfoni spenti. «La Comi sperava di essere eletta con il 100% dei voti, ma le è andata male. Non credo riusciremo a farcela domenica, ma raggiungendo già un 30% le avremo fatto capire che non comanda solo lei….Sono troppe le persone deluse a Varese dalla gestione Caianiello».

In un modo o nell’altro la vicenda va a toccare pure la Lega Nord di Umberto Bossi, che qui comanda in provincia e in città. La Comi ha lanciato la sua candidatura sperando che l’alleanza regga, ma dal Carroccio hanno subito risposto. «Il caso Caianiello – ha affermato Cesare Bossetti – è la dimostrazione che a Gallarate è stata giusta la scelta della Lega Nord di correre da soli senza il Pdl.  Si tratta dell’ennesimo episodio che dimostra quanto la politica a Gallarate si sia intrecciata troppo spesso e in maniera sospetta con gli affari».

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club