Documentari, film, libri, dischi, mostre, spettacoli teatrali. E ora, anche articoli di giornale. Se avete una buona idea nel cassetto ma vi mancano i finanziamenti, la soluzione al vostro problema si chiama crowdfunding. Il termine, che deriva dall’unione dei termini inglesi “crowd” (folla) e “funding” (finanziamento), indica il processo di finanziamento dal basso di progetti culturali che avviene attraverso la partecipazione di molti piccoli investitori, che si uniscono attraverso il web.
Uno dei primi esperimenti di crowdfunding risale al 1997, quando i fan americani della rock band inglese Marillion raccolsero, a insaputa del gruppo musicale, oltre 60mila dollari, cifra che permise alla band di organizzare un lungo tour oltreoceano. Gli stessi Mariliion, dopo quell’episodio, utilizzarono lo strumento del crowdfunding per finanziare la registrazione e la distribuzione dei successivi tre album. Il primo film prodotto “dal basso” fu un film francese, Demain la Veille, che nel 2004 raccolse 50mila dollari in tre settimane grazie ad una campagna di raccolta lanciata via internet.
Da allora, il crowdfunding ha perfezionato i propri strumenti, trovando nel web il terreno ideale per estendere il proprio raggio d’azione. Grazie anche all’azione di un italiano: Alberto Falossi, che nel 2009 fonda Kapipal, la prima piattaforma aperta anche a progetti personali. Oggi i siti dedicati sono diventati sempre di più: Indiegogo e Kickstarter sono i più famosi, ma ne sono nati a centinaia.A chiedere finanziamenti sono sia i privati che le società – in particolar modo le startup – ma anche molte iniziative no profit, che spesso usufruiscono di portali appositi.
Anche in Italia il fenomeno è fiorente: agli apripista Eppela e Produzioni dal basso si sono aggiunti, nel tempo, molti altri siti, come Boomstarter, Fund For Culture, Shinynote e l’ultimo Starteed, che dovrebbe aprire i battenti ad aprile. A Produzioni dal Basso, che vanta attualmente 113 progetti finanziati e 131 progetti attivi, si è rivolta Claudia Vago, giornalista freelance con la passione di Twitter (ha 10.500 followers), che ha chiesto finanziamenti per pagare un viaggio a Chicago dove, a maggio, seguirà le manifestazioni di protesta di OccupyChicago. L’idea si è rivelata vincente da subito: dopo pochi giorni, il progetto ha raccolto quasi tutti i 2600 euro inizialmente richiesti.
A sorpresa, il crowdfunding è stato scelto come mezzo di finanziamento autonomo anche dal Louvre. Il museo parigino, messo alle strette dal dimezzamento dei fondi statali, ha coinvolto nel 2011 7000 finanziatori comuni nell’acquisto di un quadro di Lucas Cranach, “Le tre grazie“, che oggi fa parte della collezione del museo più celebre al mondo. Adesso, a un anno di distanza, il museo ci riprova. È partita infatti una nuova campagna (scadenza a fine mese) con l’obiettivo di raccogliere 500.000 euro, che serviranno a restaurare due opere di architettura egizia che verranno esposte nelle sale dedicate all’arte islamica, la cui apertura è prevista per il prossimo anno.