«Pensate che un ex ministro dell’Interno non sappia chi sta dietro la Velina Verde?». Lo avrebbe confessato Roberto Maroni parlando con alcuni leghisti nei mesi scorsi, nel pieno dello scontro tra barbari sognanti pro Bobo e il cerchio magico del leader leghista Umberto Bossi. Succedeva a poche settimane di distanza dalla comparsa su internet della Velina Verde, nel settembre del 2011, quando il sito web antimaroniano per eccellenza iniziava a colpire a destra e manca. Mercoledì è tornato alla carica, pubblicando sulla sua pagina Facebook la foto di uno striscione comparso a Gemonio, quartier generale del cerchio magico di Umberto Bossi. «La Lega di Maroni fuori dai cojoni», questa la scritta, affissa a pochi metri di distanza dalla casa del Senatùr e da quella di Rosi Mauro, la vicepresidente del Senato, punta di diamante dei cerchisti.
La presa di posizione di Bobo sugli attacchi che gli arrivano qua e là sul web, secondo alcuni maroniani di ferro, starebbe a significare solo una cosa: «Bobo con queste cose non vuole neanche perdere il suo tempo». Forse perchè sa già chi si cela dietro? Del resto gli scontri tra fazioni in Padania sono all’ordine del giorno. Non solo sul candidato sindaco di Verona Flavio Tosi, la cui lista civica viene sempre osteggiata dal Senatùr e che l’ex capo del Viminale continua a difendere con i denti, ma pure tra i militanti che continuano a darsele di santa ragione sulla rete.
Nelle scorse settimana Gianluca Pini, leghista romagnolo, è finito in un paio di articoli del Fatto Quotidiano. Sarebbe indagato per millantato credito. Chi ha pubblicato su Facebook gli articoli? La prima volta è stata Monica Rizzi, assessore leghista di regione Lombardia e sponsor del Trota Renzo Bossi. E lo ha «postato» proprio sulla pagina personale del figlio del Senatùr. La cosa ha fatto andare su tutte le furie Pini che le ha replicato a stretto giro di posta su twitter. «Pantegana bionda finta laureata con tendenze esoteriche che posta su Facebook le menzogne del Fatto. Non sapevo fosse passata all’Italia dei Valori (Idv)». Il richiamo è alle indagini a carico della Rizzi, indagata per una finta laurea in psicologia e per una presunta campagna di dossieraggio tra gli stessi padani.
Ma la questione non si ferma qui. Gli scontri divampano sul web, tra profili anonimi di leghisti, come la Vera Lega Onesta o Bionda Padana. E non è difficile capire chi si celi dietro a questi profili, anche perché sono tutti riconducibili all’ex capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni o a un altro pezzo da novanta dei pretoriani, come il deputato Marco Desiderati. C’è persino chi avrebbe passato al quotidiano il Giornale la «bufala» che la foto di Maroni insieme a Bossi sul profilo di Bobo era stata taroccata: lo stesso ex capo del Viminale aveva annunciato che avrebbe aggiunto la scritta barbari sognanti. Insomma veleni su veleni, che non sembrano fermarsi di fronte a nulla. Sulla Velina Verde continuano. Vengono pubblicate persino le foto della portavoce di Maroni, Isabella Votino, da qualche tempo entrata a far parte della comunicazione della squadra di calcio Milan.
Dall’altro lato, i «maroniti», antitesi dei «marroniti» vicini invece alla moglie del Capo Manuela Marrone, rispondono sulla pagina dell’ex capo del Viminale. Gli chiedono spiegazioni. Si lamentano dei cerchisti. Lo incalzano di fare pulizia dentro al movimento. Bobo spesso non prende posizione. Mantiene la calma con i suoi e, a quanto pare, tiene tutto sotto controllo. Oppure replica indirettamente, chiedendo chiarezza sul fronte degli investimenti di Francesco Belsito in Tanzania o difendendo appunto i suoi dagli attacchi.
«Il cerchio magico è in totale difficoltà, per questo cerca con questi sotterfugi di infangarci», spiega un altro fedelissimo del Capo del Viminale, che mostra come alcuni articoli segnalino che proprio Maroni stia sorvegliando il web per evitare brutte sorprese. Già poche settimane fa la Provincia di Varese, quotidiano da sempre orientato su posizione maroniane, aveva scritto un presunto profilo degli autori della Velina Verde. Il dominio internet è stato registrato tra le Bahamas e l’Islanda, ma il braccio «tecnico» sarebbe tra Bergamo e Brescia. Non solo. Gli autori si sarebbero appoggiati a esperti del web di sinistra per confezionarla. Eppure, secondo gli spifferi di via Bellerio, dietro alla Velina ci sarebbero dei varesini. Del resto, proprio nella Nazareth del Carroccio è in questi mesi divampato lo scontro più acceso, dopo la caduta di Reguzzoni dalla presidenza del gruppo alla Camera e l’imposizione di Maurilio Canton a segretario provinciale. Due questioni che hanno dilaniato il movimento per diversi mesi e su cui tutti pensavano di aver ormai messo la parola fine.
Lo scontro, insomma, continua. «Abbiamo altri problemi in questi tempi che pensare a questi qua», dice un altro dirigente leghista «ci sono i congressi nazionali da organizzare in Lombardia e Veneto. C’è da difendere Tosi a Verona». Finito questo capitolo, forse, per Maroni e i suoi sarà tempo di fare per davvero pulizia.