«Il 2012 sarà un anno di transizione», aveva detto solo un mese fa l’amministratore delegato di Nokia, Stephan Elop. In realtà, dalle parti di Espoo, sobborgo di Helsinki, quello appena cominciato verrà ricordato come un anno di rottura nella storia della marca di telefonini più famosa al mondo. Proprio ieri, infatti, Nokia ha annunciato che tra pochi mesi cesserà di produrre i propri smartphone in Europa. La produzione, infatti, si trasferirà in Asia «per ragioni di mercato». Questa rivoluzione porterà in dote un taglio consistente al personale della società finlandese: 4000 dipendenti perderanno il lavoro entro fine anno.
In Finlandia resteranno operativi i centri specializzati in ricerca e design, mentre il grande polo produttivo di Salo perderà 1000 dei suoi 1700 dipendenti. Sorte simile capiterà all’altra grande struttura europea in cui nascono i cellulari Nokia: quella di Komarom, in Ungheria, che vedrà i suoi lavoratori diminuire da 4400 a 2300. A questi tagli, si aggiunge quello che riguarda l’azienda di Reynosa, in Messico, dove 700 dipendenti (su 1000) perderanno il lavoro. I lavoratori che resteranno nelle tre sedi si limiteranno ad introdurre modifiche ai telefonini asiatici seguendo le varie esigenze dei mercati regionali, ma il cuore dei prodotti verrà realizzato interamente a Pechino e a Masan, in Corea del Sud.
Per i dirigenti, lo spostamento della produzione in Asia non è altro che un semplice passaggio intermedio nel processo di riqualifica dell’azienda. «Serverà a migliorare il nostro time to market», ha dichiarato Niklas Savander, vice presidente esecutivo e responsabile del settore smartphone. «Lavorando a stretto contatto con i fornitori, riusciremo a introdurre più velocemente sul mercato le nostre innovazioni e questo ci renderà maggiormente competitivi».
I nuovi licenziamenti – che corrispondono al 7% della forza-lavoro globale di Nokia – portano a 14000 il totale dei lavoratori lasciati a casa dall’azienda nell’ultimo anno e mezzo. È la “cura” Elop, dal nome dell’amministratore delegato assunto nel 2010 con il compito specifico di tirare fuori la società dalla palude della crisi economica. L’ad, che prima era a capo della Business Division di Microsoft, ha rivoluzionato la società, cambiando le strategie di mercato ed effettuando scelte drastiche in tema di decentramento produttivo e “riorganizzazione” del personale. Basti pensare che, al momento dell’assunzione di Elop, Nokia aveva 66000 dipendenti: oggi, ne sono rimasti 52000.
Nonostante il cambio di direzione, Nokia ha segnato un ulteriore record di perdite nell’arco dell’ultimo anno. L’ultimo quarto del 2011 è stato particolarmente negativo: la società finlandese ha dichiarato un rosso di 1,1 milioni di euro, con una decrescita delle vendite del 21% rispetto all’anno precedente. La crisi di Nokia, che pone le sue radici in un terreno vecchio di qualche anno, è letteralmente esplosa in tempi recenti. Mentre la “cura” tarda ancora a mostrare i propri effetti, il successo ottenuto dal lancio di alcuni telefonini, bastati sul sistema operativo Windows Lumia, non è bastato a colmare la voragine di perdite creata dal flop di Symbian, il software che non è riuscito a tenere il passo della concorrenza nel momento del passaggio alla tecnologia touch.