Angelo Rovati, ex braccio destro e consigliere economico dell’ex leader del centrosinistra Romano Prodi, lo dice senza mezzi termini a Linkiesta: «E’ il momento che il Partito Democratico si faccia promotore di una legge in parlamento per sospendere i rimborsi elettorali ai partiti. E’ un meccanismo che non ha senso. Ci sono i rimborsi per le politiche, poi per le regionali, quindi per le europee…. Poi s’interrompe la legislatura, ma continuano a sommarsi e vengono dilazionati nel tempo. Il Pd è il primo partito in Italia, è tempo che faccia pulizie delle scorie del passato».
Parole di fuoco. Perché proprio Rovati nel 2005 aveva avuto un duro scontro con gli allora tesorieri di Ds e Margherita Ugo Sposetti, e appunto Luigi Lusi, rispetto ai contributi per la campagna elettorale di Prodi del 2006. Questione di soldi anche lì, con i due che attaccarono a muso duro Rovati sostenendo che l’Ulivo non era il “partito di Prodi”, ma quello “dei partiti”. “Io volevo solo che l’apporto che il professore aveva dato alle campagne elettorali venisse premiato”, spiega Rovati. “Si opposero in tutti i modi”. Anche perchè proprio quello che allora i quotidiani definirono il “tesoriere di Prodi” decise di rendere pubblica la questione dei fondi all’Ulivo, all’epoca spezzettato tra Ds e Margherita con candidato il professore di Bologna.
Insomma l’ennesimo caso di mala gestione di soldi pubblici ai partiti.
Bisogna partire dal presupposto che in Italia c’è una legge che non funziona. E’ quella sui rimborsi elettorali, il Pd deve farsi promotore di modificarla in parlamento. Non ha senso.
Perché?
Sarà la magistratura a stabilire se ci sono state delle irregolarità sul caso Lusi, ma i soldi di cui si parla in questi giorni al centro dell’inchiesta dovevano essere già stati spesi dalla Margherita. E’ evidente che questo meccanismo dove si sommano soldi su soldi, dilazionati anche negli anni, rischia di innescare dei comportamenti talvolta sbagliati.
Lei si scontrò duramente con Lusi e Sposetti prima della campagna elettorale del 2006. Era l’autunno del 2005, nel pieno delle primarie.
Sposetti è un uomo tutto d’un pezzo. Uno che le cose te le dice in faccia e in modo molto franco e onesto.
Lusi invece?
C’era un rapporto più formale. Non eravamo molto in confidenza.
Non crede che i problemi del Partito Democratico, di natura economica e politica, derivino sempre da quella fusione a freddo tra i due partiti?
Il Pd resta il primo partito in Italia in questo momento. Ha bisogno di radicarsi sul territorio e trovare più unità al suo interno. Deve ancora fare molta strada e dovrebbe partire dallo smaltimento delle scorie del passato.
Lei ha fatto parte dei 45 membri del comitato nazionale di promozione del Partito Democratico. Qualche rammarico per i fatti di questi giorni?
Ma io sono solo un parvenue della politica, devono essere i responsabili del partito adesso a capire cosa non funziona.
Si sente la mancanza di una figura come quella di Romano Prodi nel centrosinistra?
Ma sono l’ultimo a doverlo dire. Prodi era una figura abbastanza unica e inimitabile.