A Verona ricordano spesso quando Flavio Tosi arrivò nel consiglio comunale di palazzo Barberi con un cucciolo di tigre al guinzaglio. All’epoca il sindaco della Lega Nord era un semplice capogruppo, ma aveva fatto capire ai partiti, compreso il suo, che di strada ne avrebbe fatta tanta a forza di sbranamenti. A meno di tre mesi dalle amministrazioni comunali, infatti, Tosi è riuscito a piombare come una bestia feroce sia tra le fila del Popolo della Libertà di Silvio Berlusconi sia tra quelle della Lega Nord di Umberto Bossi, svuotandoli. Così, nel Pdl dopo i congressi provinciali e cittadini è iniziato il tutti contro tutti, con ex aennini che accusano i pidiellini di tradimento e viceversa. Mentre tra le fila leghiste la componente bossiana del movimento, nella persona del coordinatore regionale Giampaolo Gobbo, continua a opporsi a una lista civica Tosi, soprattutto in vista del congresso nazionale di giugno: l’obiettivo è allontare il più possibile il primo cittadino dalla Lega perché avrebbe terreno facile a prendersi il partito. E proprio in questi giorni il segretario veneto della Lega Nord, Gianpaolo Gobbo, ha definito «pura invenzione» l’ipotesi che il partito possa dare il via libera alla ‘lista Tosì se il sindaco di Verona rinuncerà a concorrere alla segreteria regionale. Ma sembra muoversi in quella direzione. Del resto, una lista Tosi rischia di scompaginare gli attuali assetti della politica italiana, ancora impegnata a metabolizzare il governo Monti e sempre più indecifrabile per gli scandali che stanno destabilizzando Pdl e Pd.
Allo stesso tempo, però, a furia di sbranamenti, il primo cittadino ha diviso il fronte cattolico in città, con il vescovo veronese Giuseppe Zinti che ha aperto al dialogo con il Carroccio («Qui la Lega è moderata») creando non pochi malumori tra le parrocchie. «Tosi», è il discorso che alcuni moderati fanno nel capoluogo scaligero, «resta un esponente con un passato politico vicino a Forza Nuova». Conta sulle sue spalle una condanna «per odio razziale» e la maggior parte degli uomini che candiderà alle prossime comunali arrivano tutti da Alleanza Nazionale, in particolare della destra sociale vicino a Gianni Alemanno.
Sui brandelli lasciati qua e là da Tosi sta provando così a costruire una candidatura credibile il Terzo Polo di Pieferdinando Casini e Gianfranco Fini. L’idea è quella di puntare a un accordo con il Pdl, scegliendo come candidato un esponente di spicco dell’imprenditoria locale. Un nome che è stato fatto è quello di Michele Bauli, figlio della dinastia proprietaria dell’azienda dolciaria veronese, che però, a quanto pare, non avrebbe intenzione di scendere in politica.
D’altra parte, i sondaggi che circolano in questi giorni hanno fatto capire ai terzopolisti che ci sarebbe spazio per arrivare almeno a un ballottaggio. Le ultime proiezioni interne danno il Pdl in una preoccupante forbice tra il 10 e il 14 %. La Lega è al 23, mentre una possibile Lista Tosi sarebbe più o meno sulla stessa cifra, dato in controtendenza con quello delle scorse settimane. Udc e Fli sarebbero intorno al 3%. Forte il movimento Grillo al 5%, contro una coalizione di centrosinistra con Michele Bertucco sindaco ferma sul 27%. In sostanza, i prossimi mesi saranno decisivi per capire il peso delle varie posizioni in campo.
Tosi, dal canto suo, va avanti per la sua strada. La lista civica è quasi pronta. Dentro ci sono il vicesindaco Vito Giacino e altri ex aennini di peso che già lo seguirono alle precedenti elezioni comunali. Dalla sua ha i sondaggi come l’ultimo di Ipr Marketing che lo ha piazzato primo per gradimento tra i sindaci delle città italiane. E soprattutto ha iniziato a collaborare con tutti. Parla con il Terzo Polo appunto, come accaduto a gennaio. Discute anche con sindaci di centrosinistra. Ha un canale con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che lo ha ringraziato dopo le celebrazioni del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Vanta una buona rete di rapporti anche nel mondo delle banche, dato il suo ruolo in Unicredito con la Fondazione Cariverona. Fattore quest’ultimo che gli inimicò l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, ma che gli ha permesso di instaurare buoni rapporti con quel mondo di ex Dc veneti che conta ancora nel tessuto economico politico della regione.
In sostanza, in questa fase politica, Tosi ha da temere soprattutto i nemici interni. Il fronte del cerchio magico bossiano, con quel Gobbo che non tradì Bossi alla fine degli anni ’90 cacciando gli scissionisti di Fabrizio Comencini, continua a mettergli i bastoni tra le ruote. Prima di arrivare al congresso nazionale di giugno, si devono svolgere i congressi provinciali di Treviso e Padova. In queste due città però sia il capogruppo al Senato Federico Bricolo sia Gobbo, continuano «a fare melina», provando a rimandare il più possibile le date congressuali. Del resto, c’è ancora da trovare la quadra sulla Lista Civica. E dalle parti di Gemonio, quartiere generale del cerchio, i vari Marco Reguzzoni e Rosi Mauro continuano a fare la voce grossa con il Capo sull’eccesso di attivismo di Tosi. La paura dei pretoriani del Senatùr è che l’asse tra il sindaco di Verona e Roberto Maroni possa farli fuori dalle liste per le prossime elezioni nazionali.