La seconda tappa del “viaggio” nei bilanci delle principali formazioni politiche tocca l’UdC. Un partito, quello guidato da Lorenzo Cesa, i cui conti non risultano pubblicati sul sito web e che dunque conferma in pieno la tradizione tutta italiana di scarsa accessibilità ai numeri che compongono il bilancio delle diverse formazioni politiche.
Va preliminarmente detto che il rendiconto 2010 dell’UdC, pubblicato sul supplemento straordinario numero 18 della Gazzetta Ufficiale del 31 ottobre 2011, non è particolarmente approfondito. La sua revisione è affidata uomini di fiducia del partito, come nel caso del messinese Filippo Spadaro, componente del collegio dei revisori dell’A.T.O. Idrico in quota UdC e di Silvio Salini, già capogruppo in Consiglio Comunale a Roma, revisore dei conti dell’Ente nazionale per il microcredito presieduto da Mario Baccini, dell’Agenzia del Demanio e del Coni.
Forse anche a causa di questa gestione “in house”, sia la relazione sulla gestione che la nota integrativa non offrono significativi elementi di analisi sui dati esposti nello stato patrimoniale e nel conto economico. L’impressione che si ricava dalla lettura della documentazione è che il partito di Casini abbia essenzialmente inteso assolvere ad un compito previsto dalla legge, più che voluto mettere a disposizione degli elettori uno strumento con cui dimostrare la propria tensione alla gestione trasparente delle risorse. Le quali, come accade per gli altri partiti, sono peraltro prevalentemente pubbliche. Nel complesso l’UdC, come mostra la tabella elaborata da Linkiesta, ha incassato nel periodo 2008-2011, circa 66,3 milioni di euro, a fronte di circa 35 milioni di spese elettorali sostenute.
Rimborsi elettorali dell’Udc (elaborazione Linkiesta)
Su un bilancio 2010 di 24,3 milioni ben 19 (di cui 11,8 incassati), derivano da rimborsi elettorali: 4,8 milioni costituiscono la rata per le elezioni politiche del 2008, 6,8 milioni riguardano l’appuntamento elettorale per il rinnovo del Parlamento del 2006, 3,5 milioni sono il rimborso per le elezioni europee del 2009 ed i restanti 4 milioni di euro rappresentano contributi per una serie di elezioni regionali.
Scorrendo le cifre del conto economico non stupisce la perdita pari a 3,2 milioni di euro, mentre desta curiosità il dato delle elargizioni liberali, che sono pari a ben 1,7 milioni di euro: 1 milione sono contributi di persone fisiche e 663 mila euro di imprese. Circa 500 mila provengono dai parlamentari, come ci ha spiegato l’onorevole Naro, il tesoriere dell’Udc finito recentemente sotto inchiesta perchè accusato da Tommaso Di Lernia, indagato nell’ambito dell’indagine giudiziaria sugli appalti Finmeccanica, di aver ricevuto 200 mila euro destinati al finanziamento del partito; ben 600 mila euro sono invece arrivati nelle casse nell’Udc grazie alla generosità di diversi componenti della famiglia Caltagirone e di un paio di società ascrivibili alla medesima famiglia. In particolare Francesco Gaetano Caltagirone ha contribuito alle cause politiche di Casini, suo genero, per 100mila euro, 100mila euro sono arrivati rispettivamente da Francesco Alessandro e Gaetano Caltagirone, 100mila euro dalla WXIII/E e altri 100mila dalla Porto Torre Spa. Va però detto che i Caltagirone, proprietari dell’omonimo gruppo, attivo nei settori del cemento, dei grandi lavori e dell’editoria, hanno espresso il meglio della filantropia nei confronti del partito centrista nel 2008. Il 2008 è l’anno delle elezioni politiche ed ai Caltagirone, su ben 4,4 milioni di euro di contributi ricevuti dall’UdC, vanno ascritti 2,15 milioni di euro. Di questi una parte arrivano direttamente dalla famiglia romana, altri da una serie di società nell’orbita del Gruppo.
L’elenco è piuttosto lungo e comprende realtà societarie che operano in diversi settori, da quello finanziario (San Marco Finanziaria SpA), a quello immobiliare (Compagnia Gestione Immobiliare Srl) al settore delle costruzioni (Porto Torre SpA). Altri 60 mila euro, sempre nel 2008, risultano giunti nelle casse del partito dalla Donati SpA, società edile molto presente nelle gare pubbliche e che nel 2009, tra gli altri, si aggiudica, come si legge nel sito web della società, “i lavori per la progettazione e costruzione su piastre sismicamente isolate di 12 edifici ad uso residenziale atte a contenere la popolazione sfollata a seguito del sisma del 6 Aprile 2009”.
Nel complesso l’UdC, nel periodo 2008-2010 ha collezionato poco più di 3 milioni di contributi privati e addirittura 4,2 milioni di elargizioni da parte di imprese. Un altro dato che balza agli occhi è quello relativo ai proventi dalle quote associative annuali, scemati alla modesta cifra di 15mila 916 euro, dopo che nel 2009 erano stati pari a 163mila euro e che nel 2007, anno coincidente con il congresso nazionale, avevano raggiunto l’incredibile quota di 4 milioni di euro. Stando ai numero del tesseramento, considerando che ogni quota costa 25 euro, l’UdC sarebbe dunque scesa nel 2010 a poco più di 600 iscritti. Singolare è il crollo dei proventi da attività editoriali, manifestazioni e da altre attività, passati da 4 milioni del 2009 a 7mila 500 euro del 2010; a tale proposito l’onorevole Naro non ci ha saputo dare spiegazioni precise sul fenomeno, ma anche sull’origine di tali proventi.
Spunti interessanti vengono offerti dal capitolo dedicato alle società partecipate. L’UdC detiene, attraverso il suo tesoriere, una partecipazione del valore complessivo pari a 200 mila euro nella Occidente SpA. ; quest’ultima è la “scatola”, controllata dalla Fondazione Liberal del neocentrista Ferdinando Adornato, con cui venne acquisito nel 2007 il quotidiano L’Indipendente e il 12,4% della “Edizioni de L’Indipendente Srl”, che dal 2008, dopo la chiusura de L’Indipendente, edita Liberal. Quotidiano, quest’ultimo, che, a giudicare dai ricavi dalle vendite dichiarati nel bilancio 2010 della “Edizioni de L’Indipendente Srl”, dovrebbe vendere circa 2000 copie al giorno. Una quantità irrisoria, per giunta non compensata dai bassissimi dati di traffico del sito web del quotidiano stesso, ma che è sufficiente per riuscire a fruire annualmente di svariati milioni di euro di contributo pubblico – sono stati 2,8 nel 2010 – previsto per gli organi di informazione dei partiti, come è considerato Liberal. Va poi ricordato che la Occidente SpA, nell’offrire una sponda politica al quotidiano di Ferdinando Adornato, si è particolarmente esposta: sono 2 milioni di euro i crediti 2010 verso la società editrice di Liberal , di cui 1,5 milioni per finanziamento infruttifero ed altri 500 mila per finanziamento all’1% di interesse: un tasso da sogno per i comuni mortali con il cappio dello spread al collo!
È infine interessante notare come la compagine sociale della Occidente SpA offra una fotografia indiretta del baricentro territoriale dell’UdC, che risulta decisamente spostato nel centro sud italia; ciò considerando che l’unica partecipazione nell’Italia del Nord è quella della Parfin Srl, con sede a Milano. È degna di nota la presenza, tra i soci, di Gerardo Degennaro, consigliere regionale del Pd in Puglia, di Antonio Giuizio, Presidente dell’Ance della Basilicata, ma soprattutto di Raimondo Lagostena, patron di Odeon Tv, più volte definitosi amico di Licio Gelli e che nel 2010 patteggiò la pena di 2 anni e 10 mesi di reclusione con un risarcimento di 150 mila euro per via di un giro di mazzette legate alla promozione televisiva del turismo della regione Lombardia.
Tra i 5-6 soci di punta della Occidente SpA, vi è inoltre la Fm Finanziaria di Partecipazioni SpA, con sede a Roma, che stranamente, nel proprio sito web, dimentica di indicare, tra le società partecipate, proprio la Occidente SpA. Lo stesso sito web ricorda invece la partecipazione nella Gruppo Moccia – società di proprietà degli stessi titolari della Fm Finanziaria di Partecipazioni SpA! – che tra i suoi clienti annovera in misura nettamente prevalente enti pubblici o soggetti in qualche modo riconducibili all’alveo della politica.
Dopo aver tentato di comprendere come girano i conti dell’UdC pur in assenza di un quadro analitico, il pensiero va alle dichiarazioni che si è affrettato a fare Pier Ferdinando Casini l’indomani dello scoppio del caso Lusi e condensate nella seguente frase, ancora presente sulla sua bacheca di Facebook: «Legge subito per rendere trasparente la vita dei partiti». Ebbene, Casini sia coerente e cominci a dare l’esempio, senza aspettare che il Parlamento approvi le legge invocata.