La domanda che da venerdì si fanno amici e nemici di Leoluca Orlando, candidato sindaco di Palermo per la quarta volta, è solo una: qual’è il peso specifico elettorale di Orlando nel 2012? Si parte da un dato incontrovertibile: quando Orlando scende in campo ottiene più voti della sua coalizione. L’ultima volta, in occasione delle amministrative del 2007, con Berlusconi che raccoglieva molti consensi nell’isola e nel capoluogo siciliano, Orlando, sostenuto dal centrosinistra compatto, prese 40mila voti in più delle sue liste. Un numero enorme se si pensa al contesto storico, e alla forza del centrodestra siciliano e palermitano. Ma il punto è un altro: sono già passati cinque anni dal 2007, all’incirca dieci anni dall’ultima volta che “u sinnacollando” si insediò a Palazzo delle Aquile (sede del Comune) dalla porta principale, e all’incirca trenta dalla prima vittoria a sindaco di Palermo, targata 1985.
È vero: gli anni passano ma lo zoccolo duro di Orlando è sempre lì a sostenerlo. È bastato partecipare alla conferenza stampa di venerdì, quella del «forse avete capito, mi candido a sindaco» , e guardare i volti dei partecipanti. I compagni della prima ora c’erano tutti: il coordinatore regionale de La Rete dal 1992 al 1995 Pippo Russo, il Vicepresidente del Gruppo dell’Italia dei Valori al Senato della Repubblica ed ex capo della segreteria politica e delle relazioni istituzionali del primo governo cittadino di Orlando Fabio Giambrone e il coordinatore cittadino Idv a Palermo Fausto Torta. Ma anche gli assessori delle sue giunte, Alberto Mangano, Franco Miceli, Giuseppe Ferrante e Giuseppe Cappellani. E erano tutti entusiasti.
Alberto Mangano, ex assessore e consigliere comunale uscente fra le fila dei Verdi, dice a Linkiesta: «Sì, io sono schierato con Orlando. A maggior ragione in questa situazione. È un po’ la situazione del 1992, nel bel mezzo dello stragi. Oggi siamo in uno scenario simile con il fallimento della giunta Cammarata. Ci aspettiamo che ci sia una reattività, e che un personaggio come Orlando per la sua storia personale e per la sua cultura possa rappresentare una svolta. In questo panorama al di la delle polemiche generazionali una persona come Orlando rappresenta una certezza». Mangano è convinto che l’elettorato del Pd sia disorientato rispetto al suo stesso partito. E, secondo l’ex assessore, «su 100 elettori del Pd 50 voteranno in assoluta autonomia rispetto al Pd. Ci sarà una parte dell’elettorato che voterà secondo le proprie idee. E convergerà su Orlando».
Sulla stessa linea Franco Miceli, ex assessore ai lavori pubblici ai tempi di Orlando, e oggi in prima linea più di prima: «Non ho dubbi. Ritengo che Orlando possa uscire vincente tra i candidati del centrosinistra. Ed è chiaro che se andrà al ballottaggio è l’unico che potrebbe vincere perché riuscirebbe a conquistare anche elettori di centrodestra. La città non può aspettare, ha bisogno di gente all’altezza che conosce Palermo. Lui ha lasciato in ampi settori della società palermitana segnali positivi. Il riconoscimento nei suoi confronti c’è sempre ed è grande». C’è anche chi, come Emilio Arcuri, ex vice sindaco, eletto più volte con Idv, a Linkiesta fa sapere che la sua non è una posizione «fideistica. I rapporti con Orlando sono ottimi, ma io ho fatto un ragionamento di tipo politico. Oggi a Palermo ci sono due linee: una che guarda all’alleanza siciliana, che vede il Pd con Lombardo e Fli, l’altra di centrosinistra puro non aperturista al Terzo Polo. Io sono disponibile a spendermi per questa seconda linea». Tuttavia, continua Arcuri, «dobbiamo considerare che è cambiata la legge elettorale e non ci sarà più l’effetto traino delle liste. Poi, «Orlando, avendo avuto un rapporto vero con la città ha una forte capacità di penetrazione».
Ma il fronte degli orlandiani non si ferma agli ex assessori delle molteplici giunte in cui è stato sindaco. Con Orlando ci sono anche i consiglieri Idv uscenti, Aurelio Scavone e Salvatore Orlando, ex Pd. Al suo appello ha risposto l’ex vendoliana Nadia Spallitta, che a Linkiesta ha spiegato la scelta di sostenere Orlando e di lasciare SeL: «Intanto perché io non mi riconosco in processi partecipativi originati da brogli. La vera democrazia è disconoscere processi partecipativi viziati. Non ha vinto nessuno alle primarie di Palermo. I garanti non sono un organo né politico né giuridico. La candidatura di Orlando è coraggiosa, e, sopratutto, Orlando ci mette la faccia. Mentre Cracolici e Lumia (il primo capogruppo all’Ars del Pd, il secondo senatore del Pd, entrambi sponsor del vincitore delle primarie Fabrizio Ferrandelli) non ci mettono la faccia».
E tra gli altri c’è anche il movimento degli indignados di Sicilia, le cosiddette forchette rotte, da sempre vicine a Davide Faraone, ma oggi più che mai schierate con “u sinnacollando”. E Davide Faraone, il rottamatore di Sicilia, cosa farà? Una fonte autorevole dice a Linkiesta: «Faraone è sempre stato culo e camicia con Orlando». Ma cosa farà Faraone si saprà soltanto domani, quando il renziano durante una conferenza stampa romperà gli indugi. Nel frattempo Orlando raccoglie anche il sostegno di Renato Costa della Cgil medici che nel 2012 è diventato orlandiano: «Io non sono mai stato un sostenitore di Orlando, ma adesso sono tra i primi a sostenerlo, solo lui può rimarcare un segno netto in questa città tra chi l’etica la predica e chi la pratica».