Si tinge di giallo la cessione di Sea, società che gestisce gli aereoporti di Linate e Malpensa a Milano. E rischia di diventare la prima vera grana «giudiziaria» e «amministrativa» della giunta comunale a trazione arancione del sindaco Giuliano Pisapia, spaccando per la prima volta la maggioranza di centrosinistra. Ma la vicenda crea imbarazzi persino tra le mura della procura milanese di Edmondo Bruti Liberati, che aveva aperto una luce sulla vendita della municipalizzata già lo scorso dicembre, ma senza ipotesi «di reato nè indagati». Ora invece ci sarebbe la prova in un’intercettazione pubblicata oggi dal settimanale Espresso, che fa intendere che quel bando potrebbe essere stato cucito su misura a Vito Gamberale, amministratore delegato di F21. Il tutto mentre oggi una delegazione di lavoratori dell’azienda ha incontrato il primo cittadino, preoccupati per l’evolversi degli eventi.
Ma la presunta indagine in procura potrebbe avere un effetto domino sulla nuova ipotesi di cessione di altre quote di Sea, con il presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo che inizia a fare le barricate. «Io sono contrario. Il bando era regolare, ma dovrà dircelo la magistratura se non ci sono stati delle irregolarità». E poi aggiunge, con una battuta: «Non vorrei che a Gamberale piacesse vincere facile». Per Rizzo «quello che bisogna evitare è di creare una disparità fra chi possiede già il 30% e gli altri. Bisogna mettere moltissima attenzione sulla vendita di un’altra quota, perchè sarebbe profondamente squilibrata: qualunque quota si aggiudicasse, F2i avrebbe la quota di controllo, diventa un azionista insuperabile. Nessun altro sarebbe in queste condizioni»
Ha avuto in sostanza un effetto devastante l’articolo pubblicato oggi dal giornale di Carlo De Benedetti dove si dà conto di una conversazione tra lo stesso Gamberale, titolare del fondo che il 16 dicembre si aggiudicò il 30% della partecipata per 385 milioni di euro, e una persona «in ottimi rapporti con il vertice nazionale del Partito Democratico». Il settimanale sostiene anche che gli atti di quell’intercettazione, che sarebbe stata effettuata lo scorso ottobre quando la gara era ancora «in fase embrionale», siano stati trasmessi dai magistrati toscani alla Procura di Milano che ha aperto un fascicolo, senza appunto ipotesi di reato nè indagati.
È la goccia che fa traboccare un vaso di misteri su cui le opposizioni di centrodestra avevano acceso i riflettori ormai da diversi mesi. In particolare quando il giorno della presentazione delle offerte il fondo indiano Srei, fu esclusa perché portata materialmente in ragioneria dieci minuti dopo il tempo massimo. Altro giallo che fece insorgere il Popolo della Libertà e la Lega. Ma che spacca pure il centrosinistra, con Rizzo che chiede di bloccare eventuali nuovi bandi di cessione e persino alcune fette del Pd che iniziano a storcere il naso. «Non mi stupisce l’articolo dell’Espresso», spiega il capogruppo del Popolo della Libertà a Palazzo Marino Carlo Masseroli. «Quante volte avevamo detto in aula che c’era qualcosa che non andava in quella vendita. Ora non lo diciamo solo noi».
Ma i gialli sembrano moltiplicarsi. Non solo in piazza della Scala, ma pure a palazzo di Giustizia dove il procuratore Edmondo Bruti Liberati ha ammesso che esiste «un modello 45 (senza ipotesi di reato nè indagati, ndr) e che non c’è stata archiviazione». Ma anche qui, secondo le informazioni che arrivano dal palazzaccio, si rischia di incappare in una girandola di fraintendimenti. Il pool reati economici di Francesco Greco avrebbe poi girato il fascicolo del 2 novembre del 2011 in arrivo dalla procura di Firenze, a Bruti valutandolo di competenza del dipartimento pubblica amministrazione, guidato Alfredo Robledo, che sostiene però di non averlo mai ricevuto. Ora il fascicolo sarebbe nelle mani del pm Eugenio Fusco, ma tra notizie frammentarie e sospetti si rischia solo di aggiungere interrogativi a interrogativi.
Bruno Tabacci, assessore al Bilancio, mostra sicurezza. «Nel caso della vendita di Sea ricordo che l’offerta non vincolante di F2I riguardava la vendita congiunta del 18,6% di Serravalle e del 20% di Sea. Tale offerta fu modificata per iniziativa della Giunta, aggiungendo l’alternativa della cessione a pari valore del 29,75% di Sea. Il Consiglio comunale approvò con modifica dopo 27 ore di lavoro d’Aula». E quindi, sostiene Tabacacci «altro non c’è, di questo resto assolutamente tranquillo. Il Comune di Milano fu costretto a quella operazione sulla base del bilancio ereditato dalla precedente Amministrazione e indirizzato alla rottura del patto di stabilità».
Ma intanto inizia a formarsi un asse trasversale che va dal Pdl alla Lega, fino ai sindacati e a Sinistra e Libertà, che potrebbe opporsi a eventuali nuove cessioni di Sea. Il capogruppo della Lega a palazzo Marino Matteo Salvini, alla luce di quanto pubblicato oggi da L’Espresso fa una richiesta: «O lunedì in consiglio comunale si affronterà questa vicenda» ha detto Salvini – o la Lega bloccherà I lavori d’aula. Se ci sono di mezzo migliaia di lavoratori e centinaia di milioni di euro, è un insulto ai cittadini, ai lavoratori e per primi agli elettori del centrosinistra leggere sui giornali quello che il duo Pisapia-Tabacci ‘avrebbe intenzionè di fare. Se alla faccia del bla bla bla che si fa sulla partecipazione, si vuole fare un’offerta generosa a qualcuno, se si vogliono svendere pezzi di città, ditelo. Siamo stufi di restare in aula ore a parlare di totem e del nulla».